Quei sindacalisti un po’ Carc

Di Bottarelli Mauro
13 Novembre 2003
Che i gruppi favorevoli alla lotta armata pratichino l’“entrismo” nei sindacati confederali lo dicono i loro stessi esponenti. L’inchiesta de il Riformista

Stefano Cappellini è un giornalista del quotidiano il Riformista, un bravo collega che ha avuto il coraggio – o la sfrontatezza, dipende dall’angolazione da cui si giudica il suo lavoro – di porre il sindacato italiano di fronte a un dato di fatto tanto grave quanto inoppugnabile: al suo interno girano, con tessera regolarmente rilasciata, personaggi che inneggiano a Mario Galesi e ritengono la lotta armata il naturale approdo dello scontro di classe. Questione di tempismo, non di metodo. Nel giugno scorso Stefano intervistò senza troppi clamori un delegato piemontese della Fillea-Cgil (il sindacato degli edili), Valter Ferrarato: lo stesso personaggio recentemente espulso dal sindacato per aver ripetuto, sei mesi dopo, le stesse tesi al quotidiano La Stampa. Ovvero, onore a Galesi.
Stefano, ma chi te lo ha fatto fare?
In generale posso dirti che la scelta deriva dal fatto che di questi problemi ci siamo sempre occupati, siamo sempre stati vigili verso ciò che succede nei movimenti. Concretamente lo abbiamo fatto perché il delegato Fiom espulso per l’intervista rilasciata a La Stampa aveva parlato con me, dicendo le stesse cose, il 25 giugno scorso. Perché all’epoca non successe nulla? Abbiamo scoperto, lavorandoci sopra, che non era passata inosservata nemmeno la prima intervista, la Cgil se n’era accorta e aveva fatto partire una sorta di procedimento interno. Tutto bene, però ci siamo chiesti il perché di questa cautela, perché così poca energia nell’intervenire su un tema simile? A questo punto ho realizzato l’intervista con il segretario nazionale dei Carc, Pietro Vangeli, che dice candidamente come il loro gruppo semiclandestino non disdegni di utilizzare il sindacato, pur ritenuto “neocorporativo” e colluso con il potere borghese, come strumento di lotta. Di più, non si fanno nessun tipo di problema nell’applicazione della strategia di “entrismo” in settori formalmente più moderati come la Cisl. Certamente ad oggi ci sono altri militanti dei Carc nei sindacati, tant’è che la Cgil ha fatto partire un’operazione di setaccio.
Come ha reagito la sinistra istituzionale ai tuoi articoli?
Ne ha discusso, hanno commentato ma è indubbio che i partiti della sinistra abbiano paura di prestare il fianco a eventuali strumentalizzazioni, c’è timidezza nel commentare questi fatti ma il dato c’è, incontrovertibile: ci sono persone con la tessera che inneggiano a Galesi e alla lotta armata. Ora, partendo dal presupposto che senz’altro c’è uno scarto incolmabile tra la posizione dei Carc e quella del sindacato, va detto che è stato sottovalutato il fatto che all’interno della Cgil ci siano personaggi che gravitano all’interno dell’estremismo anche armato. Non mi sembra eccessivo parlare di mancanza di prontezza da parte del sindacato nel reagire. D’altronde un precedente c’era, vecchio di un anno. Si tratta del caso di un militante dei Carc di Reggio Emilia espulso dalla Fiom per incompatibilità tra le due istituzioni. Questa incompatibilità quindi era già sancita, ma sono quasi certo che senza la seconda intervista a La Stampa Ferrarato oggi sarebbe ancora interno alla Cgil. Questo non lo dico io, sono proprio alcuni sindacalisti ad ammettere che il problema è stato sottovalutato. Checché ne dica la Rossanda, secondo la quale il mio articolo denunciava la presenza di migliaia di sparatori nella Cgil, il sindacato non può permettersi di ammettere al suo interno posizioni simili.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.