Quebec. Cure palliative proibitive, l’eutanasia invece è gratis

Di Leone Grotti
18 Settembre 2015
Solo un malato su cinque in Quebec ha accesso alle cure palliative. E ora c'è chi vuole ritirare i pochi finanziamenti alle cliniche, perché hanno annunciato che non forniranno la "dolce morte"

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Mancano poco più di due mesi all’entrata in vigore della legge sull’eutanasia in Quebec (10 dicembre), approvata nel giugno del 2014 dalla provincia canadese. Mentre l’Ordine dei medici prepara i «kit dell’eutanasia» da rilasciare ai dottori, alcune cliniche hanno già annunciato che non aiuteranno nessun paziente a morire, scatenando un putiferio.

«NOI NON PROCURIAMO LA MORTE». La direttrice della West Island Palliative Care Residence (Wipcr), Theresa Dellar, ha dichiarato alla stampa: «La filosofia che sta alla base delle cure palliative è non fare niente che procuri la morte, e ovviamente l’eutanasia procura la morte. La nostra filosofia include dare conforto, cura e dignità alle persone durante la fine della loro vita e di permettere alla morte naturale di sopraggiungere». Dellar ha aggiunto che chiunque richieda l’eutanasia sarà ovviamente libero di trasferirsi in un’altra struttura.

ALTRE 28 CLINICHE. La direttrice ha ricevuto molte critiche per le sue dichiarazioni, ma non è l’unica. Altre 28 cliniche che forniscono cure palliative hanno annunciato che non garantiranno il servizio dell’eutanasia, in accordo con la legge che prevede a tutti i medici di fare obiezione di coscienza. «Quando i sintomi delle persone e il dolore vengono gestiti, queste possono morire in modo degno. Abbiamo pazienti che riescono a vivere degnamente», continua Dellar.

LA RABBIA DEL MINISTRO. Anche i dottori del Centro ospedaliero dell’università di Montreal si sono tutti espressi contro l’eutanasia. E il ministro della Salute Gaétan Barrette non ha apprezzato: «Questo ostruzionismo io lo chiamo integralismo amministrativo. Vogliono obbligare i pazienti allettati nelle loro strutture ad andarsene per avere accesso all’aiuto medicale a morire?».

«RITIRIAMO I FINANZIAMENTI». La polemica è andata oltre e Jean-Pierre Ménard, avvocato specializzato nella difesa dei diritti dei malati, ha proposto che il Quebec ritiri il finanziamento pubblico a quelle cliniche che offrono cure palliative e che non vogliono fornire l’eutanasia. «Non era previsto che queste cliniche si comportassero così. Questo compromette il diritto dei cittadini all’accesso alle cure».
Definire l’eutanasia una “cura” è un azzardo, ma l’avvocato continua: «Così non si rispetta lo spirito della legge. Una parte del finanziamento delle cliniche che forniscono cure palliative è pubblico. Mi domando se come società dobbiamo continuare a finanziarle. È accettabile che venga finanziata ad esempio una scuola che non insegna il programma previsto dal Ministero?».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«LIBERTÀ DI SCELTA?». Ancora prima dell’entrata in vigore della legge, Ménard tocca un tasto molto delicato in Quebec. Il governo spende infatti ogni anno 18 milioni di euro per finanziare le cure palliative, ma con questa cifra, sottolinea la direttrice di Wipcr, «si garantisce l’accesso a questo tipo di cure solo per il 16 per cento dei canadesi che ne fanno richiesta. Come si fa a dire che [sul tema del fine vita] esiste la libertà di scelta?».

«È INDECENTE». Già prima dell’approvazione della legge, Paul Saba, della Coalizione dei medici per la giustizia sociale, aveva messo in guardia così i parlamentari: «Il governo ci propone un trattamento da discount per i più vulnerabili, cioè una morte rapida attraverso un’iniezione da una parte, e una morte lenta senza garanzie di trattamenti adeguati [come le cure palliative] dall’altra, in un sistema che cerca in tutti i modi di fare economie. È indecente». Un suo collega, Paul Lefort, aveva aggiunto: «La medicina non è in grado di alleviare le conseguenze di una malattia incurabile. Non per una impossibilità medica, però, ma per il rifiuto dello Stato di finanziare le cure palliative negandole a quattro malati su cinque».

PROBLEMA ECONOMICO. Ecco perché, concludeva Lefort, «l’eutanasia è una procedura che serve solo a risolvere il problema del mancato finanziamento della sanità e della scarsa possibilità di accedere alle cure palliative». Ora, è stato proposto di eliminare anche il piccolo finanziamento che fino ad ora veniva fornito alle cliniche, per lasciare ai ricchi la scelta di come morire e ai poveri l’economico «kit dell’eutanasia».

@LeoneGrotti

Foto siringhe da Shutterstock

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3 commenti

  1. SUSANNA ROLLI

    A Gratis non c’è più niente, nemmeno le sportine al supermercato (tranne in uno, non faccio nomi).
    Mi sa che la pagano ii contribuenti con le tasse…Daranno un contributo per spese funerale? Per essere solidali, fino IN FONDO!!

  2. augusto

    Leggere il tipo di difesa all’eutanasia, intrapresa dall’avvocato, dovrebbe far levare il velo dagli occhi a molte persone. Se la vita diventa parte della malattia non ci saranno confini per definire un limite alla cura, come d’altronde avviene già in Olanda, dove ammazzano anche solo per depressione.

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