Quanto è bello questo Belgio: giovane, promettente e made in England

Rifilare tre gol a una Serbia dal pacchetto difensivo “di ferro” (Ivanovic, Nastasic e Kolarov non avrebbero dovuto far rimpiangere l’assente Vidic) non è impresa da tutti, specie se si gioca su un suolo quasi sacro per il calcio balcanico, il Marakana di Belgrado, dove la nazionale slava non perdeva da 11 anni: basterebbe questo per far capire l’enorme potenziale di una delle nazionali più promettenti del calcio europeo, il Belgio, uscito appunto vittorioso dalla sfida di venerdì sera 3-0 contro le Aquile Bianche di Sinisa Mihajlovic. Qui dove raramente il calcio ha sorriso con talento e successi (di cui è ricca la bacheca solo dell’Anderlecht, con due Coppe delle Coppe e una Coppa Uefa; l’altro trofeo europeo è del Machelen, vittorioso in Coppa delle Coppe nell’88) sembra che in pochi anni sia arrivata a cottura perfetta una straordinaria infornata di talenti.

GIOVANE E INGLESE. C’è un nome su tutti, paradigma eccelso dell’organico di cui stiamo parlando: è quello di Eden Hazard, il giocatore più pagato nella storia del calcio belga, con quei 40 milioni che il Chelsea ha sborsato la scorsa estate per portarlo via dal Lille. 21 anni, in nazionale maggiore da quando ne ha 17, ha tutte le carte in regola per diventare un vero top player (ammesso che non lo sia già). Inutile prolungarci troppo su di lui: basti pensare alle parole al miele spese per lui da Zinedine Zidane, di cui il giocatore dei Blues è considerato l’erede. Ma Stamford Bridge sta applaudendo Hazard tanto quanto tutta la Premier l’esplosione di questi campioncini belga, che Oltremanica paiono aver trovato il terreno migliore per piantare le loro radici.

DIFESA DA TOP CLUB. Partiamo dalla difesa, che punta fortissimo su tre nomi, tre colossi delle retroguardie più solide della Premier: il primo è Vincent Kompany, capitano del City campione d’Inghilterra, il secondo è il Gunners Thomas “Verminator” Vermaelen, e il terzo è Jan Vertonghen, appena arrivato al Tottenham e già in gol nel bel successo degli Spurs all’Old Trafford. Sempre a White Hart Lane tutti riconoscono il grande valore di Moussa Dembélé, che non sta affatto sfigurando nel ruolo che, mesi fa, era ricoperto da Luka Modric, mentre dall’Aston Villa arriva Christian Benteke: venerdì sera un suo gol ha aperto le marcature al Marakana. E la bella sorpresa di queste prime giornate di Premier, ovvero l’Everton di David Moyes, può vantare tra i suoi protagonisti due ragazzi cresciuti proprio nella Jupiler Pro League: Kevin Mirallas e, soprattutto, Marouane Fellaini, centrocampista capellone con il vizio del gol, quest’anno andato in rete già tre volte. Non è finita, anche tra i pali i Diavoli Rossi parlano inglese: il torinista Gillet ha poco spazio tra gli emergenti Mignolet del Sunderland e soprattutto Courtois, numero dell’Atletico Madrid ma di proprietà, manco a dirlo, del Chelsea. E sempre in mano ad Abramovich ci sono due ’93 di cui si parla solo bene: uno è il fratello di Eden Hazard Thorgan, in prestito in patria, e l’altro è il Romelu Lukaku, tra i migliori del West Bromwich marchiato Steve Clarke.

RESTO D’EUROPA. Non solo Inghilterra però. Qualche campione dei Diavoli Rossi gioca anche in patria, come Mboyo, Vossen e Ciman, o nel campionato dei vicini di casa olandesi (Mertens, Chadli, Alderweireld), sperando di sfruttare la scia dei connazionali esplosi vicino a casa e acquistati nel giro di poco tempo da club stranieri. Tra questi c’è anche Axel Witsel, classe ’89, di cui si è sempre detto bene prima che arrivasse allo Zenit di Spalletti spaccando involontariamente lo spogliatoio per uno stipendio troppo oneroso, o i più stagionati Van Buyten e Simons. Insomma, una rosa ricchissima. Sarà in grado mister Wilmots di farli girare a meraviglia? La risposta è attesa già domani sera: al Re Baldovino di Bruxelles arriva la Scozia.

@LeleMichela

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