
A quando il fast food di Gualtiero?
Mi pare si chiamasse l’Armando, quella canzone di Enzo Jannacci che raccontava di un tipo che per far ridere gli amici s’era buttato da un ponte. Oggi – più che ilarità – è la smania di fare notizia che fa scompisciare. La scorsa estate, durante un convegno a Cernobbio sulle apparecchiature da cucina Veronelli denunciò una grave mancanza: un utensile per estrarre il fegato delle lumache. Due mesi fa ci si è messo Gualtiero Marchesi che, in barba a tutti e a tutto, ha detto che il modo migliore per assaggiare un piatto è quello di tenere lontano il vino. Per carità, il Marchesi è libero di pensarla come vuole, visto che dall’alto della sua cultura, quindici anni fa, ha cercato persino di venderci i surgelati, ma il gioco di annunciare in mezzo alla folla che “il re è nudo” è vecchio e quantomai riscaldato. A quando un fast food con il marchio «Un’idea di Gualtiero Marchesi?». Il vino che dedico è l’Anthos 2000 (brachetto secco) prodotto a Canale d’Alba da Matteo Correggia, il giovane vignaiolo che è morto dieci giorni fa mentre lavorava sul suo trattore. È un vino straordinario, dal potente sentore fresco di rose, le stesse che vorremmo omaggiare a sua moglie Ornella e ai due figlioletti, perché l’affetto che li circonda li aiuti ad andare avanti.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!