
Quale tangentopoli.
Prendete la prima pagina del Corriere della Sera di domenica scorsa. E quel titolo, “Rischiamo di essere travolti come la Prima Repubblica”. Ecco, cosa c’è dietro l’intervista a Massimo D’Alema strillata di fianco al titolo principale, con fotina del ministro sopra l’editoriale? Un’altra tangentopoli? Impossibile. Il fondo del barile è già stato grattato. Certo, rimane il problema del tormentone estivo. Ma come si fa adesso che il puzzle bancario è ok, e abbiamo non una ma due banche, e molto solide? C’era Antonio Fazio. E
l’han fatto fuori. C’erano quelli che volevano comprarsi il Corriere. E li han fatti fuori. C’era un campionato di calcio. E l’hanno regalato a Guido Rossi & C. C’era Telecom, e idem. Avevamo una rete di Servizi italiani e americani che ci proteggeva, e ce l’hanno bruciata per quella cipolla d’Egitto di Abu Omar. Avevamo qualche bella mora e ce l’hanno depressa con Vallettopoli. Adesso che fanno un’intervista di politica interna al ministro di politica estera, a quale campagna antipolitica staranno pensando al giornale più dipendente dalla politica? D’accordo, sono così appiattiti sul governo che un po’ di sapore di scandalo ci vuole. Ma si può continuare a perdere copie per la fissa di fare un giornale che si inventa un partito, fa la campagna di tesseramento e poi tira scemi i lettori con la mappazza di chi sarà il capo? Che palle. Chiedetelo a Klaus Davi. O fatevi fare i tarocchi da Rondolino. Ma per favore, non permettete che Paolo Mieli ci rovini un’altra estate per non raccontarci, con la scusa della leadership del Partito democratico, lo scandalo del suo Dico con Walter Veltroni.
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