Putin riconosce il Donbass indipendente. Ora la guerra è più vicina
Il dado è tratto. Vladimir Putin ha firmato il decreto di riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche separatiste ucraine di Donetsk e Lugansk. Una mossa che potrebbe aprire la strada a un intervento militare della Russia nell’Est dell’Ucraina.
Il discorso di Putin
«L’Ucraina è stata creata dalla Russia, è stata creata da Lenin strappando territori alla Russia: fu un errore», ha detto il leader del Cremlino. «Non ha mai avuto tradizione coerente di vera nazione, ha sempre rifiutato di riconoscere i legami storici con la Russia e non c’è da meravigliarsi quindi per quest’ondata di nazismo e nazionalismo».
«Il Donbass è parte integrante della Russia. Siamo pronti a mostrare cosa significhi la vera liberazione dal comunismo» ha aggiunto nel suo messaggio televisivo. «Kiev deve immediatamente cessare ogni azione militare. Se non lo farà, la completa responsabilità per la possibilità di un protrarsi di spargimenti di sangue ricadrà interamente sulla coscienza del regime che governa il territorio dell’Ucraina».
Putin ha accusato anche la Nato: «Sull’espansione a Est della Nato ci hanno ingannato. Parole vuote, hanno detto che non lo avrebbero fatto e invece è quello che è successo. Le loro infrastrutture militari sono arrivate alle porte della Russia, sui nostri confini. Gli americani dicono che non dobbiamo preoccuparci perché l’Ucraina non entrerà a breve nella Nato, ma arriverà un momento in cui succederà».
L’intervento nel Donbass
Se dal punto di vista pratico il riconoscimento cambia poco, essendo le due Repubbliche di fatto indipendenti già da otto anni, a fronte di una loro richiesta formale di aiuto Mosca avrebbe la scusa per intervenire in Ucraina per proteggere la popolazione russofona. Putin potrebbe così entrare in Ucraina con l’esercito, limitandosi al territorio delle due Repubbliche, e sostenere che non si tratta di una vera e propria invasione. Il problema, nota il New York Times, è che le Repubbliche separatiste reclamano più territorio di quello che attualmente controllano e questo potrebbe portare a sanguinosi scontri con Kiev.
Come scrive Paolo Valentino sul Corriere, «sul piano dei costi e dei rischi, questa opzione militare limitata avrebbe il vantaggio per il Cremlino di essere condotta in territorio non ostile e con un costo economico infinitamente più basso di un’invasione che abbia Kiev come obiettivo». Questa sarebbe dunque una «alternativa allo scenario di invadere e occupare l’intera Ucraina, che in teoria lascia comunque nelle mani di Putin una carta militare».
Le sanzioni di Usa e Ue
Resta da vedere come reagirà l’Occidente. È probabile che un primo pacchetto di sanzioni verrà approvato subito da Stati Uniti e Unione Europea. Non dovrebbero rientrare quelle più pesanti come lo stop all’export di gas russo, che sarebbe fortemente problematico per l’Europa, e l’estromissione dal sistema di pagamento internazionale Swift, che taglierebbe la finanza russa dal circuito del dollaro e dell’euro.
Usa e Ue potrebbero però bloccare le forniture di materiale tecnologico alle imprese russe: componenti per l’intelligenza artificiale, semiconduttori, robotica, informatica quantistica, aviazione. Potrebbe anche essere fermato il gasdotto Nord Stream 2. Per reggere il peso delle sanzioni, Mosca avrà sicuramente bisogno della Cina: non può essere un caso, del resto, che Putin abbia aspettato la fine delle Olimpiadi per muoversi.
Foto Ansa
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