
Psicodramma a Repubblica, «le donne hanno votato la Meloni»

Niente, non ce la fanno a fare la pace con le donne. Scrive Repubblica: «Sembra un paradosso, dopo una campagna elettorale in cui si è discusso se l’ascesa a Palazzo Chigi delle destre e di Giorgia Meloni avrebbero messo in discussione il diritto all’aborto, ma il voto femminile ha premiato Fratelli d’Italia». Secondo l’analisi dei flussi di voto elaborata da Swg «le donne hanno votato Giorgia Meloni. E il Pd». Guardando l’elettorato femminile «a scegliere FdI e il suo “voglio dare alle donne il diritto di non abortire” è il 27% di chi si è recato alle urne. Il 21% il Partito Democratico: si dividono nei due blocchi progressisti e nazional-populisti». Ma «c’è un altro dato sconfortante: ancora una volta le donne che vanno a votare sono meno degli uomini».
Ma per Rep. le donne votano con l’utero?
È vero che il 41 per cento delle donne infatti ha scelto l’astensione, ma in che senso «un altro dato sconfortante»? Quale sarebbe il primo? Che il 27 per cento delle donne ha votato una donna? Che non hanno votato a sinistra? Che non hanno votato come dice Repubblica? Ma soprattutto: quanto sono ossessionati a Repubblica dall’aborto tanto da ritenerlo l’unica ragione di voto delle donne?
Il sottinteso di Repubblica sembra essere che le donne ragionino solo con l’utero: non c’è nessuna possibilità che a muovere il loro voto sia una agenda politica diversa da quella dettata dai giornali (stesso errore fatto con i giovani, designati da fior fior di scrittori ed editorialisti portabandiera della sinistra ecologista e gender fluid, e poi chi li ha visti alle urne?), o l’esempio di una donna che si è fatta da sé carriera e partito senza chiedere permessi e posti ai colleghi (maschi).
Il voto delle donne e le prediche alle Meloni
Non c’è nessuna possibilità – a voler proprio ragionare di aborto nel 2022 – che esistano in Italia donne costrette a scegliere di interrompere la gravidanza per motivi economici e sociali, ma che invece un figlio lo vorrebbero eccome. Il loro voto varrebbe meno di quello delle donne del Pd o di sinistre varie per le quali conta più offrire alle più povere in gravidanza la scelta di interromperla?
Il paradosso non è che al termine di una campagna elettorale incentrata sull’aborto la maggioranza delle donne abbia dato il proprio voto alla Meloni che difende “il diritto a non abortire”, il paradosso è semmai che l’unico leader di partito di sesso femminile in Italia si sia dovuta sorbire un giorno sì e l’altro pure le lezioni dei giornali su cosa significhi essere donna, e continui a sorbirsi quelle sul perché la sua elezione dovrebbe essere «una cattiva notizia per le donne».
Quando le donne votavano Lega e Cinquestelle
Quanto allo sconforto di Repubblica, ricordiamo che alle elezioni europee 2019 – dati Swg -, il 50 per cento circa delle donne si è astenuto, ma il 37 per cento (certo, in relazione alla conta dei seggi che sarebbero stati assegnati al Parlamento Europeo) ha votato Lega, l’11 per cento il Pd. La Lega, cioè quel partito additato come “ostentatamente maschilista”, quello delle polemiche sul ddl Pillon, la retorica sulla riapertura delle case chiuse, la sospensione di insegnanti, la penalizzazione delle donne con la Quota 100, e ancora la messa in discussione della legge 194, ma che della “sicurezza” aveva fatto il suo core business.
E che prima, elezioni politiche 2018 – dati Ixè – il 31,7 per cento delle donne si era astenuto, il 29,1 per cento aveva votato Movimento 5stelle, il 20 per cento il Pd. Il M5s, il partito antisistema tutto tasse e manette, spesa pubblica e avvisi di garanzia, quello dei dilettanti allo sbaraglio, cresciuti a Fatto quotidiano e Vaffaday, ma soprattutto quello degli 80 euro moltiplicati per dieci.
Non si vive di Repubblica e aborto
È sconfortante che a trainare il voto delle donne negli anni dell’allarme democratico, dell'”arrivano i populisti, i sovranisti, gli sfascisti, i fascisti”, sia stata robaccia quale “l’ossessione securitaria” e i buchi nel portafoglio? L’unica cosa che conferma il voto del 25 settembre è che a muovere le donne è sempre qualcosa di concreto, fosse anche il diritto a non abortire, non certo i refrain e le colonnine di Repubblica tanto buone per farci i messaggi Twitter, ma non per tirare a campare.
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