Promemoria per la sinistra che parla di sussidiarietà

Il neo presidente del Senato Franco Marini nel suo discorso di insediamento ha parlato della necessità di attuare la sussidiarietà orizzontale e verticale. è affermazione coraggiosa, dato il clima politico e data la presenza, soprattutto nella maggioranza ma anche nell’opposizione, di feroci nemici del passaggio dal Welfare State a una moderna Welfare Society. Per dare seguito alla solenne proposizione occorre una seria riflessione perché nulla è scontato in questo campo.
Una prima questione riguarda i principali diritti che occorre tutelare in una visione di sussidiarietà, di sguardo reale ai desideri della persona, delle famiglie, delle realtà associative, economiche e sociali, mosse da ideali non corporativi. I professori Musu dell’Università di Venezia e Antonini dell’Università di Padova in un loro intervento sul prossimo numero di Atlantide ci suggeriscono alcuni primi importanti suggerimenti in questa direzione: «Oggi, di fronte alle nuove, forti esigenze di ridimensionamento della spesa pubblica si apre la necessità di un ripensamento del catalogo stesso dei diritti sociali. Il traguardo di una maggiore equità può discendere dall’enucleazione di un catalogo di nuovi diritti sociali costruiti sulla base del principio di sussidiarietà e strutturati in modo da recuperare equità e libertà al sistema: a) diritto all’esenzione fiscale delle famiglie; b) diritto alla completa esenzione fiscale delle spese che attengono ai bisogni primari dell’esistenza; c) diritto alla diretta destinazione di una parte delle imposte (es. Più dai meno versi, 8 %, 5 %); d) diritto alla libertà di scelta tra servizio pubblico e servizio privato; e) diritto ad un “quasi mercato” dove agenti pubblici e privati non profit possano concorrere in condizione di parità, sotto il controllo pubblico sulle prestazioni erogate. Si tratta di un catalogo di diritti sociali fondati sulla sussidiarietà, il cui riconoscimento potrebbe corrispondere all’esigenza, evidenziata da Anthony Giddens, professore della London School of Economics teorico del blairismo, di “democratizzare la democrazia” considerando la complessità delle metamorfosi intervenute e le prospettive di una maggiore equità del sistema di protezione sociale». Se ne può cominciare a parlare, uscendo dalle stereotipate affermazioni ideologiche in questo campo, proprie in particolare di parte degli esponenti culturali e politici dell’attuale maggioranza, che nella teoria, nella prassi, nelle case editrici di riferimento, si pongono agli antipodi delle affermazioni del neo presidente del Senato Marini (e di un certo mondo “riformista” dello stesso schieramento)?
* presidente Fondazione per la Sussidiarietà

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