
«Porto ai profughi cristiani di Erbil la lettera di papa Francesco»

Pochi giorni dopo Pasqua, dal 1° al 4 aprile, Aiuto alla Chiesa che Soffre sarà a Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, assieme a monsignor Francesco Cavina, arcivescovo di Carpi. Proprio grazie ad Acs, nel territorio curdo, sono state portate case e scuole prefabbricate, che permettono alle famiglie di profughi cristiani di vivere dignitosamente. Tempi.it ne ha parlato con monsignor Cavina.
Quando è nato il desiderio di recarsi a Erbil?
Tempo fa avevo sentito l’appello di un vescovo iracheno che pregava che i cristiani non fossero abbandonati a loro stessi. I toni sofferenti e accorati di quella richiesta mi hanno toccato sul vivo, non solo come vescovo, ma innanzitutto come persona. Ho pensato che mandargli parole di conforto da qui, dall’Italia, lontano migliaia di chilometri dalla guerra, sarebbe stato troppo facile, perciò mi sono messo in contatto con Acs. Verranno in viaggio con me anche il direttore di Acs Italia, Alessandro Monteduro, il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, e don Massimo Fabbri, amico di sempre, in rappresentanza della Diocesi di Bologna.
Papa Francesco vi ha consegnato dei doni da portare ai profughi.
Quando il Santo Padre ha saputo del viaggio, mi ha telefonato, era molto colpito, e ha scritto una lettera che porterò con me. Inoltre mi ha donato paramenti e testi sacri da consegnare alle personalità ecclesiastiche che incontrerò, e serviranno per celebrare la Messa e i sacramenti. Sono stati proprio loro a chiederci di portarli, per continuare a compiere i sacri riti anche nei campi profughi. Mi ha colpito profondamente che la loro prima richiesta fosse di questo tipo, più ancora che di aiuti economici, al quale comunque papa Francesco ha voluto provvedere, donando centomila euro.
Che tappe prevede il vostro viaggio?
Purtroppo la nostra missione è breve, ma cercheremo di incontrare quante più persone possibile. Vedremo monsignor Bashar Matti Warda, arcivescovo caldeo di Erbil e monsignor Petros Mouche, vescovo siro-cattolico di Mosul. La presenza di Acs sul territorio è molto forte: ha stanziato 15 milioni di euro, accompagnando agli aiuti economici una forte compagnia pastorale. Da qui non riusciamo nemmeno a immaginarci il tipo di sofferenza che sta patendo quel popolo solo per il fatto di essere cristiano. Quel piccolo pezzo di terra che è il Kurdistan iracheno ha visto nascere una delle prime comunità cristiane, e ora vede 130 mila persone accampate, lontane dalle proprie case, in un territorio aspro che le sottopone a temperature rigidissime d’inverno e caldissime d’estate, private di tutto.
Qual è la situazione attuale dei cristiani perseguitati?
Le statistiche dicono che nel mondo 200 milioni di persone vivono una situazione di sofferenza a causa della propria fede. Accade questo in 60 stati, ma se ne parla sempre poco, nonostante quella cristiana sia la comunità più perseguitata a livello mondiale. Un’ultima testimonianza drammatica ci è arrivata dal martirio subito dalle suore nello Yemen. Vittime di una violenza inaudita solo per il fatto di essere cristiane. Si erano messe a servizio degli ultimi, dei poveri, dei malati, indistintamente dalla religione che essi professassero, e sono state uccise. La religione cristiana è l’unica che apre le porte della carità a chiunque. Sono da ammirare le testimonianze di chi cerca di fare del bene nonostante tutto, nonostante conosca il rischio di perdere la vita.
Foto Ansa
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1 commento
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Carissimo Ennio,
Perché criticare chi fa del bene?
Se credi che si possa fate meglio puoi senz’altro darti da fare, i bisogni sono tanti e tutti gli aiuti sono sicuramente ben accetti.
Buona Pasqua di resurrezione!