
Per Prodi «Dini è tornato a casa». E ha fatto pipì nell’apposita cassetta?
´ «Mandano messaggi di appoggio personalità come il regista Ettore Scola, come il parlamentare Ds Giuseppe Giulietti, oltre a intellettuali che collaborano con la nostra testata come Moni Ovadia», dice un redazionale non firmato dell’Unità (15 novembre).
Ovadia, essendo veltroniano “ma anche” rifondarolo, oltre che al giornale a cui collabora, ha mandato un messaggio di solidarietà anche agli Angelucci.
´ «Nella politica italiana non c’è più traccia di etica», dice Piero Sansonetti su Liberazione (15 novembre).
Abbondano invece, quelle di etilica.
´ «E una insufficiente gestione della casualità da parte delle autorità pubbliche», dice Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera (14 novembre).
E sì che la casualità era proprio il pezzo forte di Amato.
´ «A costo di chiudere col calcio», dicono fonti governative alla Repubblica (14 novembre).
Chiudere gli occhi, chiudere la bocca, chiudere tante botteghe, chiudere le case, i campi rom e ora forse anche il calcio. Un bel programma aperto per un governo aperto.
´ «Nasce un ministero per la famiglia e la prima proposta è rivolta alle convivenze, con i Dico», dice don Antonio Sciortino al Corriere della Sera (13 novembre).
Per Sciortino la scelta pro-Dico del ministro della Famiglia è come se il ministero dei Trasporti promuovesse gli incidenti stradali.
´ «Fini ha capito che Berlusconi lo sta accerchiando per motivi di gelosia personale», dice Fabrizio D’Esposito sul Riformista (12 novembre).
Anche Elisabetta Tulliani, prima del pancione, frequentava Villa Certosa?
´ «Parliamo di pericolosità sociale che è indistintamente italiana o straniera», dice Carlo Mosca a Liberazione (11 novembre) .
Il prefetto di Roma dovrebbe sapere che ogni scarrafone è diversamente pericoloso socialmente a mamma sua.
´ «Mi sono spogliata. Molto», dice Edwige Fenech alla Repubblica (11 novembre).
Sin da quando l’abbiamo vista al cinema ci siano detti “Sotto quelle tette c’è una personcina perbene”. E lei non ci ha tradito, non è diventata una sciacquetta veltroniana, una che dice: “Mai stata nuda”.
´ «Ci sono il tedesco, lo spagnolo e l’italiano. Non è l’inizio di una barzelletta: è la formula su cui sta lavorando Walter Veltroni per la riforma elettorale», dice Sebastiano Messina sulla Repubblica (12 novembre).
C’è un errore nell’articolo di Messina, dal contesto si comprende benissimo che il giornalista di Repubblica voleva scrivere così: “è l’inizio di una barzelletta: è la formula su cui sta lavorando Walter Veltroni per la riforma elettorale”.
´ «Anche a tavola, come in letteratura, si tende a essere poligami», dice Claudio Magris sul Corriere della Sera (12 novembre).
Magris scrive un lungo articolo su “il mangiare”, tradendo così la sua vera vocazione: “il bere”.
´ «è tornato a casa», dice Romano Prodi al Manifesto riferendosi a Dini (14 novembre).
E ha fatto la pipì nell’apposita cassetta?
´ «Non sono un dittatore», dice un titolo del Corriere della Sera riferendosi a un’intervista a Pervez Musharraf (14 novembre).
In tutti i paesi democratici il giudizio sul generale che si è imposto sul Pakistan con un colpo di Stato nel 1999, è sempre più severo. Ma in Italia la nuova leadership del Pd giudica con una certa simpatia e attenzione l’affermazione del generale: «Non sono mai stato un dittatore».
´ «L’Unione ormai trema a ogni sbotto di Mastella, palpita di paura a ogni gracidare di Dini», dice Gabriele Polo sul Manifesto (15 novembre).
E non parliamo del panico che generano le scorregge di Antonio Di Pietro.
´ «Ora si può tentare di passare al piano b», dice Marco Follini sul Riformista (15 novembre).
Nonostante il fallimento della spallata, ci sono ancora speranze per il centrodestra. Se Veltroni si affida a Follini, sono spacciati.
´ «Più delle parole conta come si vota», dice Romano Prodi alla Stampa (15 novembre).
No, non parla del popolo sovrano, ma dei senatori a vita.
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