Ancora una privatizzazione, ancora una campagna. Questa volta è toccato a Enel che per l’occasione nelle case degli italiani vi entra attraverso l’etere. L’ente nazionale per l’energia elettrica si affida alla bacchetta magica di uno stuolo di fatine elettrizzanti per convincere milioni di risparmiatori a puntare tutto sulla luce. E lo fa con grande dispendio di energia (ça va sans dire): sette spot sette, affissioni, radiocomunicati, pagine intere sulla stampa nazionale. Chiama D’Alatri (regista di “Senza pelle”), Jennifer German e David Crawford (fra i più grandi talenti mondiali degli effetti speciali) per dirigere il set allestito a Cinecittà per quasi due settimane. E tre fate, anche nella vita, che non hanno nulla da invidiare alla Julia Roberts di Campanellino: Alessia Merz, Flavia Vento e Stefania Rocca, la capofata, che in uno spot si lamenta perché la sua energia non sembra affatto magica in confronto a quella stupefacente di Enel. Un po’ un delirio questi dialoghi, con tutto il rispetto per il copy: d’accordo il registro immaginifico, ma favole e operazioni finanziarie vanno in corto circuito. Questo a nostro avviso è un po’ il limite della campagna, così leggera, volatile, da risultare un tantino frivola. E perciò poco affidabile, poco credibile, nonostante la scintillante confezione. Oltre la forma il pubblico chiede il contenuto, al quale qualche volta è meglio dedicare più energia.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241
Direttore responsabile
Emanuele Boffi