
Il primo Premio Luigi Amicone a Monica Ricci Sargentini e Matteo Matzuzzi

Sono la giornalista del Corriere della Sera Monica Ricci Sargentini e il vaticanista del Foglio Matteo Matzuzzi i premiati della prima edizione del Premio Luigi Amicone, che sarà consegnato a Caorle (Ve) al termine dell’evento “Chiamare le cose con il loro nome”, la tre giorni di incontri e dibattiti organizzata da Tempi dal 15 al 17 luglio prossimi nella città della cultura veneta 2022. Tre giorni pensati per mettere a fuoco una questione fondamentale per il mondo dell’informazione e l’intera società: senza il riconoscimento di una evidenza, di una “verità”, non c’è possibilità di comunicazione e di dialogo.
Il Comitato per l’assegnazione del premio, presieduto da Giuliano Ferrara e composto da Antonia Arslan, Daniele Bellasio, Ubaldo Casotto, Marina Corradi, Mattia Ferraresi, Annalena Valenti e la redazione di Tempi, ha scelto i due giornalisti per la libertà che hanno di “chiamare le cose con il loro nome” nel proprio mestiere. Monica Ricci Sargentini e Matteo Matzuzzi saranno intervistati sul numero di luglio di Tempi (qui per abbonarsi e non perderlo).
Pubblichiamo di i seguito le motivazioni ufficiali per i due premi, che saranno consegnati domenica 17 luglio mattina, alle 11.30, presso la Sala di rappresentanza del Comune di Caorle.
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Monica Ricci Sargentini è giornalista del Corriere della Sera dal 2004, già caporedattore dell’Unità. A lei il premio per il suo coraggio e ardore nel raccontare e sostenere le ragioni di chi s’ostina a non chiamare progresso il lato oscuro e disumano del cosiddetto Mondo Nuovo. Il premio Luigi Amicone va a una giornalista che sa andare controcorrente rispetto alla narrazione dominante, spesso stucchevole e banalizzante, di fenomeni drammatici e complessi come l’utero in affitto, la prostituzione, il transfemminismo, l’identità di genere. Oggi il corpo femminile è suo malgrado un campo di battaglia e c’è chi, in nome della riproducibilità tecnica della vita umana, vuole trasformarlo in contenitore a pagamento, cancellando le donne, la loro “differenza” e persino la loro anima. Monica Ricci Sargentini non s’arrende a questa deriva, ma, da posizioni laiche e femministe, si oppone alla violazione di quel tabernacolo in cui tutti noi siamo stati accolti.
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Matteo Matzuzzi è caporedattore del Foglio, dove lavora dal 2011 occupandosi soprattutto di Chiesa cattolica. Luigi Amicone ripeteva spesso questa frase di Charles Péguy: «Ci muoviamo continuamente tra due bande di preti: i preti laici e i preti ecclesiastici, i preti clericali anticlericali e i preti clericali clericali. I preti laici che negano l’eterno del temporale, che vogliono disfare, smontare l’eterno del temporale, quello che sta dentro il temporale; e i preti ecclesiastici che negano il temporale dell’eterno, che vogliono disfare, smontare il temporale dell’eterno, quello che sta dentro l’eterno, e gli uni e gli altri non sono affatto cristiani». Il premio va a Matteo Matzuzzi perché sa raccontare le vicende della Chiesa con puntualità e precisione, sempre cercando di comunicare il riflesso che l’eterno getta nel temporale marasma quotidiano di tutti noi.
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