Politica da tartine di burro

Di Lodovico Festa
14 Giugno 2001
«Se D’Alema fosse quel cinico che si dice, non avrebbe preso sulle sue spalle la responsabilità del governo nel 1998»

«Se D’Alema fosse quel cinico che si dice, non avrebbe preso sulle sue spalle la responsabilità del governo nel 1998», dice Livia Turco al Corriere della Sera. Da vent’anni c’è chi si chiede se la Turco “ci è” o “ci fa”. Certo che “esserci” fino al punto a cui l’ex ministro riesce a “esserci” è veramente difficile. Ma anche “farci”… *** «Se permetti sono anche un po’ stufo, perché facendo il proprio dovere alla fine uno si trova esposto più di quanto vorrebbe», così dice Gian Carlo Caselli a Gad Lerner in un dialogo a due su Sette. Ben detto, per trascinarlo in tv, per farlo scrivere sui giornali, per fargli presentare un libro o presenziare a un convegno, Caselli andava pregato per mesi e mesi. Lui non si sarebbe mai voluto esporre. *** «Vorrei intrufolarmi in incognito nel movimento antiglobalizzazione», dice Giovanna Melandri a Liberazione, ben contenta che il popolo bue le consenta, con il voto, di non fare più il ministro e di evitare quegli incontracci al vertice. Nei cortei, con un foularino e degli occhialetti neri, sarà la Greta Garbo di Seattle. Ahimé, nella sua fase “parlata”. *** «La flessibilità è questione che pervade il nostro dibattito da anni e anni», dice Piero Fassino all’Unità. Facile per lui essere flessibile: noi grassi ogni volta che ci spostiamo, dobbiamo faticare un casino e, così, stiamo poi fermi per lunghi periodi. Lui così magro, oscilla perfettamente anche nel giro di pochi istanti. *** «La vita politica è fatta di scontri, mica di tartine al burro», dice Lucio Colletti al Giorno. E «la rivoluzione non è una festa di gala», mentre «le frittate non si possono fare senza rompere le uova». Una bella cultura rivoluzionaria uno se la porta dietro per sempre. Dovunque vada. *** «Ci ricoprono di lettere, e-mail, telefonate per chiederci di non procedere al presunto (ma mai effettivamente proposto) scioglimento dei Verdi», scrive Grazia Francescato sul Manifesto, parlando dei suoi fan politici. Lettere, e-mail, telefonate. E i voti? Perché in quell’occasione i tanti appassionati fan sono stati così avari?

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