
Più finanzieri e comunicatori con cuore e testa cristiani. Ecco come si esce dal tunnel della crisi
Non passa giorno che non mi arrivi una richiesta d’aiuto per trovare un posto di lavoro. Provo una sensazione di soffocamento nel veder persone soffrire senza che appaia all’orizzonte la luce che annuncia la fine del tunnel. Si sta calmando l’ondata illusoria di protesta contro gli untori che affamano il paese, ormai è chiaro che la situazione è talmente seria che occorre tacere e lavorare. Solo Papa Francesco ha parole di speranza e non teme di dare indicazioni per uscire dalla crisi. «Il denaro deve servire, non governare» dice il Papa, e questo è il punto.
Appare chiaro che la vera esigenza è che i cattolici escano dallo stato d’intimidazione in cui sono stati messi dalla cultura dominante. Solo i cristiani hanno il bandolo della matassa: partono dalla persona e tutto il resto è una conseguenza. Occorrono pensatori, finanzieri, operatori che abbiano un cuore e una testa cristiani. In Italia abbiamo il conforto di un’esperienza positiva che nel Dopoguerra ha portato il nostro paese alla prosperità. Sono stati i cattolici che, assieme a tutti gli italiani, hanno lavorato bene. Ora è il momento di ricominciare. Occorrono professionisti che siano uomini di fede, persone con un rapporto vivo con Dio, che leggono il Vangelo, e che siano preparati, abbiano studiato i meccanismi della finanza e della comunicazione che oggi reggono il mondo. Fede e scienza aiuteranno i laici cristiani a edificare una società più giusta e l’incontro del Papa con i movimenti indica la via della speranza.
Articoli correlati
1 commento
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
venerdì 24 maggio 2013, grazie al Centro Culturale Neapolis che lo ha organizzato, ho avuto la fortuna di assistere a “Viene prima la crisi o prima l’educazione?”.
Dialogo fra Antonio Polito, autore del libro “Contro i papà”, e Mario Dupuis, fondatore e presidente di Opera Edimar.
E credo di potere riassumenere che l’educazione è un trarre fuori dalla persona ciò che ha di buono. In piena sintonia, se ho ben capito, con codesto articolo di Pippo Corigliano.