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Più compagni dei “compagni”. Pasolini, Amicone e noi

Di Fabio Cavallari
05 Marzo 2022
Come accadde che tra un cronista ciellino e un collettivo di sinistra non politicamente corretto scoppiò un’amicizia decisiva. Nel nome di PPP e della sua «drammaticamente vera ricerca della felicità»
Pier Paolo Pasolini sul set del film Accattone
Pier Paolo Pasolini sul set del film Accattone alla borgata Gordiani di Roma nel 1960 (foto Ansa)

La celebrazione di un centenario libera tutti dall’imbarazzo con cui bisognerebbe, per umiltà e saggezza, frenare l’eccitazione dello sproloquio con la cautela della modestia. In una sorta di babele, la sicumera ossessiva compulsiva dei maître à penser dei giorni nostri ci regala così un Pier Paolo Pasolini (1922-1975) avverso al potere, un poeta progressista o un intellettuale reazionario vicino alla destra.

Tutti sono legittimati a prender parte, perché il battito e le viscere del poeta di Casarsa sono talmente articolati e compositi che è sufficiente limitarsi a un piccolo particolare per sentirsi rappresentati o ferocemente distanti. Per pudore e rispetto di ciò che non ci appartiene (definizione che è possibile cogliere solo se si conosce il valore universale del sacro) dovremmo tutti usare solo un sostantivo: complessità.

A noi, “compagni” luinesi, riottosi di quella che già allora era la sinistra responsabile e politicamente cor...

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