Pisapia lancia le “stanze del buco” per i drogati. Cattarina: «Si cerca di rendere bello il male»

Di Leone Grotti
03 Luglio 2012
La giunta vuole tre stanze a Milano dove i tossicodipendenti possano drogarsi. Intervista a Silvio Cattarina, presidente della Comunità di recupero "L'Imprevisto": «Non servono a niente, sminuiscono le persone».

«L’utilità delle “stanze del buco” è poca, se non nulla. Non servono, è solo l’ennesimo esempio della resa nei confronti del problema della droga e della riduzione del desiderio dei drogati, che avrebbero bisogno di ben altro». La giunta Pisapia sta raccogliendo cinquemila firme per cinque proposte, all’interno dell’iniziativa popolare MilanoRadicalmenteNuova, tra cui il registro delle unioni civili, per poi votarle in Consiglio comunale. Su una di queste proposte, l’apertura di tre “sale da iniezione” per drogati a Milano, Silvio Cattarina (nella foto) a tempi.it si esprime in modo molto netto. Psicologo e sociologo, fondatore e presidente della comunità di recupero di Pesaro per tossicodipendenti “L’Imprevisto”, Cattarina negli ultimi trent’anni ha avuto a che fare con oltre 800 ragazzi «pericolanti», come ama definirli.

Pisapia vuole dare una «rete di protezione sanitaria» ai tossicodipendenti, da una parte, e salvaguardare «gli altri cittadini» dall’altra. Perché le “sale da iniezione” non servono?
Perché il problema della droga è educativo, esistenziale, di significato. I risvolti sanitari esistono, ma non sono il problema principale. Queste sale servono solo a nascondere il problema e a tranquillizzare la propria coscienza.

Di che cosa avrebbero bisogno i tossicodipendenti?
La prima cosa di cui hanno bisogno sono persone, amici, educatori che stiano loro vicino, di comunità e di famiglie che li aiutino e che li responsabilizzino per tirarli fuori dal guaio in cui sono caduti. Perché è possibile uscire dal tunnel della droga ed è questo l’obiettivo.

Non è quello che persegue il Comune di Milano.
Dietro iniziative come quella delle sale da iniezione c’è sempre della buona fede, però c’è dentro anche poca ricerca, speranza e aspettativa. I tossicodipendenti sono sfortunati, alcuni hanno un passato terribile, ma non è vero che sono per forza perduti e sconfitti. Ribelliamoci a questa logica deterministica. Si fanno le sale del buco perché si pensa che nella realtà non ci sia una chiamata, un invito, una vocazione per ciascuno. Di conseguenza, si cerca di risolvere tutto con delle tecniche, degli artifici.

Che messaggio veicolano iniziative di questo tipo?
Sanciscono pubblicamente, ufficialmente ed esteticamente la sconfitta, che la droga non si può vincere, che il male è inesorabile. Così cerchiamo di rendere bello il male, rinunciamo a risolvere il problema, giochiamo al ribasso con le persone. Invece noi dovremmo santificare il bene e non il male.

Esiste un’alternativa?
Certo, ci sono le comunità di recupero, un vanto italiano nel mondo. È una forma bellissima di recupero della persona e di ritorno alla vita.

Come lavorate all’Imprevisto?
Prima di tutto responsabilizziamo la persona, partiamo dal presupposto che chi ha sofferto di più deve dare di più e noi gli chiediamo di più. Non di meno, come pensa il mondo oggi, che aggiunge al danno, la beffa. Chiedere di meno a queste persone significa dare loro poco valore. Le stanze del buco sminuiscono le persone nel loro valore. Invece si può uscire, si può guarire.

Come?
Noi cerchiamo con i tossicodipendenti di capire che c’è qualcuno che ci ha voluto. Nella vita c’è una promessa di bene infinito, di bellezza, di coraggio che è possibile vivere. La promessa è che Dio ti vuole bene così come sei, tutti possiamo cambiare, il miracolo esiste. Le sale da iniezione tagliano tutto questo all’origine, nascondono il vero desiderio dell’uomo, quindi anche dei drogati, invece bisogna lavorare sulla speranza e la vita.

@LeoneGrotti

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5 commenti

  1. giorgio

    tristezza infinita,il bello che ci sono gesuiti che plaudono a pisapia,se non ci avessi conzionato per oltre un ora con sto bertoncelli,stenterei a crederci,ma le è insci,misericordia

  2. Franco

    Il problema non è Pisapia (soltanto), ma l’ideologia radicale diffusa nella nostra società (forse anche in noi stessi) per cui tutto è lecito, il bene è soggettivo, il male non esiste. E’ male solo la regola e l’attenzione al vero valore della persona.
    Mala tempora currunt. Anche per noi. Abbiamo bisogno di testimoni positivi. Cerchiamoli.

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