Pinocchio? Meglio il dvd di Comencini

Di Autieri Antonio
10 Ottobre 2002
Se non lo avessimo visto, penseremmo male delle critiche piovute su Roberto Benigni per Pinocchio

Se non lo avessimo visto, penseremmo male delle critiche piovute su Roberto Benigni per Pinocchio. Che tanti “amici” gli facciano pagare la scelta di far distribuire il film dall’“odiata” Medusa di Silvio Berlusconi? E invece no. Pinocchio, l’evento dell’anno, è un film deludente. E lo diciamo con dispiacere sincero. Forse i suoi detrattori ne saranno contenti, ma da Benigni – dopo il geniale La vita è bella, che ne rivelò tratti sconosciuti – era giusto attendersi una versione del testo collodiano di ben altro spessore, rispetto a questo giocattolone con grandi effetti e bellissime scenografie, buono per un allegro pomeriggio con i bambini. Si dirà: Pinocchio “è” una fiaba per bambini. E il disegno di Benigni è esplicito fin dall’onirico incipit in cui la Fata Turchina (ovvero sua moglie Nicoletta Braschi) spiega: «Dare allegria è la cosa più bella che si possa fare al mondo». Però, senza scomodare il cardinal Biffi, Pinocchio è anche «avventura, dolore, vita, sconforto, crudeltà, eroismo, amore…», come lo stesso Benigni ha ripetuto per mesi. Tutto questo non si vede. Anzi, si cerca di “dirlo” (peccato mortale per un film): troppo didascalici e “spiegati” sono i temi forti di una storia di caduta e redenzione, di creazione e morte, di amore paterno e amore filiale, di peccato e perdono. Ne risulta un racconto esangue e senza “dramma”: un apologo buonista ricco di pistolotti retorici, con goffo tentativo finale di proporre una lettura “ribelle”. Forse a Benigni ha nuociuto l’idea di un Pinocchio per tutti i palati, italiani e americani (negli Usa esce a Natale): si spiegano così l’assenza di sfumature a vantaggio di gag banali (poco comiche), cascatone per aria, risate e pianti troppo finti? Oltretutto, il comico toscano è poco credibile come burattino-bambino “di legno”, e dimostra tutti i suoi 50 anni. E poi i momenti forti (la “creazione” iniziale di Mastro Geppetto o la fuga dalla pancia del Pescecane) liquidati in pochi secondi… Impossibile, a nostro avviso, rimanerne colpiti. Ma forse piacerà ai bambini, che potrebbero divertirsi. Poi, però, agli stessi si dovrà far vedere lo splendido Pinocchio Tv degli anni ’70 di Luigi Comencini (appena pubblicato in Dvd): con Geppetto/Nino Manfredi di una bontà a volte irosa, che amava il “figliolo” di legno e lo perdonava, con umanissima sofferenza; mentre la Fata Turchina (una Lollobrigida un po’ enfatica ma misteriosa) era veramente la prefigurazione della misericordia, che salva e dimentica il male. E soprattutto Andrea Balestri era un Pinocchio capriccioso e cattivo, che perdeva il loro amore ma poi, alla fine, vi si arrendeva. Senza prediche, insegnava qualcosa a grandi e piccini, come le opere migliori.

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