
Picche agli abortisti e corbezzoli a D’Alema
I medici che abbiano letto le recenti interviste al cardinal Carlo Maria Martini sui temi di bioetica credo siano rimasti con l’amaro in bocca. I dibattiti dei medici oggi non hanno quasi più a tema la moralità di certi interventi quali aborto, fecondazione in vitro, che vengono accettati spesso in modo tragicamente acritico; perciò suppongo che le “aperture” morali su certe pratiche lascino quasi indifferente la gran parte di loro, che si aspettava ben altro. Credo infatti che fossero in attesa di un aiuto. In primo luogo perché iniziano a vedersi rischi per la salute dovuti alle pratiche di cui sopra; in secondo luogo, per una disillusione verso un lavoro che ha implicazioni esistenziali grandiose, ma che nessuno insegna più a giudicare e dunque a gustare. I medici oggi sono infelici, come titolava recentemente il Journal of the American Medical Association, forse proprio perché in una professione in cui le domande sull’uomo emergono prepotenti non è proprio possibile limitarsi a “fornire un servizio”. Il medico è l’essere più sfortunato nel secolo delle censure, perché mentre chiunque può trincerarsi dietro lo studio affannoso, dietro un’attività frenetica, lui non può: è costretto a rendersi conto che tutti i pazienti hanno la stessa dignità e che non può certo far differenza se il malato si trova dentro o fuori da un utero o magari in una provetta; e a rendersi conto che dare la morte poco ha a che fare col curare. E, ovviamente, questa realtà è imbarazzante e insostenibile per molti medici. Ecco perché queste interviste, al di là dei giudizi che danno, ci lasciano molto insoddisfatti: ai medici del nuovo millennio, preda del sentimentalismo o dell’onnipotenza, figli del pragmatismo, non interessa una “buona mediazione”; piacerebbe loro che venisse lanciata un’àncora per resistere contro la riduzione del proprio lavoro: una riduzione che subisce chi vuol stare da uomo vicino all’uomo che soffre, mentre tutto insegna che dalla sofferenza, una volta somministrato il farmaco, si può solo fuggire; una riduzione come quella che subisce chi vuole una torta ed è costretto a mangiare una caramella all’anice.
Carlo Valerio Bellieni, Siena
Il che, cari lettori, detto da un medico neonatologo come il professor Bellieni, fresco di nomina alla Pontificia Accademia Pro Vita, dovrebbe far fischiare un po’ le orecchie ai pregiatissimi cardinali dell’editoriale L’espresso-Famiglia Cristiana.
Gentili direttore e Fred Perri, tengo alla Juve, non sono fanatico, ma mi piace vedere belle partite, soprattutto senza arbitri “sbilanciati”. Ho fatto il test del palloncino su Tempi. Risultato: 18. Vabbè. Sono contento di avere indovinato il soprannome di Toni, “Giandone”. Solo così potevano chiamarlo. E di avere indovinato la squadra estera allenata da Zeman: bastava scegliere l’unica sconosciuta! Però c’è una cosa che non mi va proprio giù. Ora io potrei accettare di essere chiamato coccodrillo o alligatore (caimano sarebbe troppo onore), squalo, ecc. Tutto quello che volete, ma dalemiano no. Non fatelo più! Corbezzoli!
Paolo Tamborini, via internet
“Baffino d’acciaio” val bene i corbezzoli, arbusti tipici della macchia mediterranea e il cui frutto è molto apprezzato dagli apicoltori. Per dirla con la pregiata gastronomia Peck, «il profumo ricorda l’edera e il caffé, preludio di un sapore inizialmente dolce che lascia però posto a toni particolarmente amari con il procedere della degustazione».
Caro direttore, i media spesso peccano di insensibilità. Ultimo esempio: aver dato la notizia della morte di Al Zarqawi prima che gli intimi di costui (Gruber, Vauro, Giulietto Chiesa, Strada, le due Mone, Pecoraro, Diliberto eccetera) ne fossero stati personalmente avvisati.
Natalino Russo Seminara
Caro direttore, sto imparando a prendere con le pinze le dichiarazioni che si leggono sul Corriere della Sera. Sa, il quotidiano di via Solferino ultimamente ha incassato in tre giorni due smentite dal ministro Rosy Bindi, una dall’onorevole Dario Franceschini e un’altra dal senatore Antonio Polito. O sono solo incidenti da eccesso di adrenalina montezemoliana?
Gianfranco Tocci, via internet
Hanno la glicemia alta, in via Solferino. Ma non se ne curano. Sa, il mielismo piace alla gente che piace.
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