Il numero degli anziani è in aumento – e in Italia più che altrove (vedi Tabella 3) – nonostante, secondo l’Ilo (International labour office), tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta si sia registrata una diminuzione del 15,5% del loro numero (con 65 anni e oltre) tra la forza lavoro attiva. Un effetto delle politiche sociali e dell’estensione su vasta scala del pensionamento. Eppure, sottolineano al Censis, numerose indagini confermano che è largamente diffusa tra gli anziani la voglia di non passare all’inattività full-time, una potenzialità che rimane inespressa per la mancanza di politiche pubbliche che favoriscano il pensionamento graduale, con lavoro flessibile e part-time. Anche sul fronte della natalità – ai minimi storici – manca una adeguata incentivazione della famiglia, per cui nessuno vede più nei figli un investimento. E lo squilibrio sociale cresce. Qualcuno, per esempio Pierluigi Porta, professore di Economia politica alla Statale di Milano e marito di Pia Saraceno, esperta governativa e direttrice dell’Istituto di Ricerca sociale (IRS), propone di unire i due problemi, studiando un sistema previdenziale che distribuisca importi crescenti in proporzione al numero dei figli. In fondo, come dicevano una volta, “i figli sono il bastone della nostra vecchiaia”. Più che mai oggi, non fosse altro che per il semplice fatto di rappresentare nuova forza lavoro e allargare la base tassabile.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241
Direttore responsabile
Emanuele Boffi