Perché sono così importanti per l’Italia Eni, Finmeccanica e Ilva? Basta leggere un paio di dati
Eni, Finmeccanica e Ilva. Sono le tre grandi aziende finite, per diversi motivi, nel mirino dei magistrati negli ultimi mesi. Se perdessero terreno, ci rimetteremmo tutti. E parecchio. Per capirlo è sufficiente fare un semplice calcolo, mettendo insieme il fatturato e il numero di dipendenti di queste tre aziende.
ENI. Iniziamo con la più importante: Eni. Il fatturato del cane a sei zampe è di 110 miliardi di euro e a fine 2011 aveva alle proprie dipendenze oltre 78 mila dipendenti, di cui 45 mila all’estero (e di quest’ultimi, molti italiani in trasferta).
FINMECCANICA. Altra azienda a partecipazione pubblica è Finmeccanica, che raccoglie ordinativi per oltre 17 miliardi di euro e dà lavoro a 70 mila persone oltre a essere un punto d’eccellenza di ingegneria italiana stimata in tutto il mondo.
ILVA. Terza e ultima azienda, questa volta non a partecipazione pubblica, è l’Ilva di Taranto che fattura 6 miliardi di euro l’anno e occupa 13 mila dipendenti. Per non complicare le cose, non consideriamo neanche l’indotto, ovvero tutte le aziende fornitrici di prodotti finiti, semilavorati, materie prime e servizi che ruotano a queste realtà.
PIL E LAVORO. La somma dei ricavi di Eni, Finmeccanica e Ilva è di 133 miliardi di euro, l’8,3 per cento del Pil nazionale. Tanto per capire: il gettito derivato dall’Imu sulla prima casa è di 4 miliardi, l’ultimo utile di Eni è di 7,8 miliardi di euro. Gli italiani che lavorano grazie a queste tre aziende sono 162 mila. È come se una regione come la Basilicata vivesse solo ed esclusivamente grazie al lavoro offerto da queste tre aziende.
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