Perché non è affatto vero che “l’Epifania tutte le feste si è portata via”
Pubblichiamo il testo integrale della predica pronunciata da don Eligio Ciapparella, parroco di San Fruttuoso a Monza, durante la Messa dell’Epifania il 6 gennaio scorso.
Un grande pensatore cristiano ha scritto che riguardo alla fede possiamo distinguere tre categorie. Vi sono quelli che cercano e trovano: sono ragionevoli e felici; vi sono quelli che cercano e non trovano: sono ragionevoli ma infelici; ci sono quelli che né cercano né trovano: sono irragionevoli ed infelici.
«Abbiamo visto la sua stella». Erano astronomi e studiavano il movimento delle stelle. Ma essi non si accontentavano di misurare, scoprire, si chiedevano iI significato delle cose. Per questo si resero conto che una stella aveva qualità singolari: significava “qualcosa” che stava oltre le loro misure.
È così per ciascuno di noi. Il Signore manda i suoi segnali servendosi di cose, situazioni, avvenimenti con cui abbiamo a che fare ogni giorno, di cui è fatta la nostra vita. Può essere una disgrazia, una malattia, ma può essere una gioia, un amore condiviso, un bambino che nasce, un posto di lavoro trovato.
Ma i segnali di Dio per essere colti esigono attenzione, apertura, domanda. Sant’Agostino scrisse: «Temo che il Signore passi ed io non mene accorga».
«Dov’è il re dei Giudei?»… risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo dei profeti».
Immaginate di scavare un pozzo e trovare acqua potabile in abbondanza. Poi qualcuno, per farvi un dispetto, ve lo riempie di terra. La sorgente resta, ma cosi non può essere utilizzata (esempio portato da Origene). Così spesso accade a ciascuno di noi. Dio aveva scavato dentro il cuore di ciascuno un “pozzo profondo”: è il nostro desiderio di infinito, la nostra coscienza morale, la nostra retta ragione. Tutto questo aiuta a farci udire il richiamo di Dio, ci aiuta a farci vedere che in tutto quello che esiste e accade c’è il segno del Mistero, di Dio.
Il racconto evangelico dice che ad un certo punto i Magi sono smarriti, non sanno più dove andare. Anche a noi succede così. Abbiamo cercato il Signore e ci siamo persi. Ecco allora che necessita non stare fermi: occorre metterci in ascolto di Dio, della Sua Parola, del magistero della Chiesa. Non da soli, ma in compagnia della comunità. E ritroveremo la strada.
«Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria Sua Madre, e prostratisi Lo adorarono». Ogni particolare conta. «Entrati nella casa»: la casa è dove abita il Signore Gesù, cioè la Chiesa. «Videro il Bambino con Sua Madre»: l’incontro col Signore non è un’allucinazione. Qualcosa di reale, concreto, carnale. «E prostratisi Lo adorarono»: l’adorazione è come il “rapimento” che ti fa uscire da te stesso e ti fa lodare il Signore.
La liturgia della Messa ci fa dire: «Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa». E ancora, tra poco: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie a te…». Prima di dire «fonte di salvezza», cioè il nostro supremo interesse, la Chiesa ci fa dire: «È di per sé bell0, buono, giusto lodarti…».
Quando incontri finalmente il Signore, la prima cosa da fare è stupirti, inginocchiarti preso dallo stupore. È il contraccolpo che toglie la terra e libera il pozzo, e, finalmente, scorre l’acqua pura del desiderio capace di dissetare completamente. Non solo, il desiderio è come una fonte che zampillo e ti fa desiderare ancora di più, come è successo alla Samaritana.
«Tu scappavi da me; ti ho inseguito, sono corso sulle tue tracce per legarmi a te. Ti ho abbracciato e legato a Me» (Padre della Chiesa).
«Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese». Dopo una ricerca così, dopo un’esperienza d’amore così, dopo un abbraccio così, non puoi ritornare al “paese”, alle cose di prima, come prima. Sei diverso, sei ragionevolmente felice. Hai fatto Natale; e si vede e gli altri vedono.
L’Epifania è la tua vita, perché manifesta che Dio c’è, è vivo. Le celebrazioni del Natale non sono finite, perché è la tua vita che celebra le opere di Dio. Non quindi “Epifania tutte le feste porta via”, ma “Epifania, finalmente la festa è diventata mia”.
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