L’ombra verticale sono io, quella orizzontale è il mio vecchio cane. Però, converrete che sembra l’ombra di un lupo. Siamo a Cala Sarraina, in Gallura, in un’alba di agosto.
Il cane si chiama Rommel, ma, preciso sempre, non perché io sia una nostalgica del Terzo Reich. L’ho trovato tanti anni fa nella piazza di San Giovanni Rotondo, deserta all’alba, cucciolo pulcioso e randagio. Mi sembrò una piccola volpe. «Ma tu sei la volpe del deserto, sei Rommel!», gli dissi, come riconoscendolo. Lui continuava a seguirmi.
Dopo mezz’ora mi arresi all’evidenza: avevo a Milano tre bambini, un marito, tre gatti, un lavoro da inviato e un sacco di grane. Ma mi ero innamorata di un bastardo, e dovevo portarmelo a casa.
Lo scaricai da un veterinario, perché gli facesse il bagno e lo liberasse dalle pulci. Il mattino dopo, annullato l’aereo e noleggiata un’auto, siamo partiti per Milano. Mia madre era morta da un mese, e quando ero arrivata in quella piazza ero triste come la morte. Ora ero al...