Per rieducare un carcerato ci vuole un villaggio

Di Redazione
23 Aprile 2015
Incontro a Roma col ministro della Giustizia Andrea Orlando su come la riforma del sistema penitenziario potrà favorire il recupero dei detenuti

carcereL’abbattimento della recidiva porterebbe a un risparmio di 210 milioni di euro. Il recupero dei detenuti è di per sé un fatto umano, sociale di inestimabile valore che ha, anche, un risvolto economico per la collettività. È quanto emerso dal dialogo confronto “Per rieducare un carcerato ci vuole un villaggio” svolto a Roma, al Palazzo della Cooperazione e promosso da Alleanza delle Cooperative Sociali, Cdo Opere Sociali e Forma su come la riforma del sistema penitenziario potrà favorire il recupero umano e sociale delle persone detenute.

«Siamo pronti a dare il nostro contributo agli “Stati generali sul carcere”. Il nostro impegno è rinforzare l’alleanza con le istituzioni per realizzare in ogni carcere d’Italia esperienze lavorative finalizzate al recupero del detenuto. I dati sulla recidiva parlano chiaro: tra i detenuti che non svolgono programmi di reinserimento la recidiva sfiora il 90%, mentre tra i detenuti che seguono questo percorso la recidiva si riduce alla soglia del 10%». Lo ha detto Giuseppe Guerini, presidente Alleanza Cooperative Sociali, che ha introdotto e concluso i lavori.

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ha dichiarato «le cooperative sono l’attore più idoneo a realizzare gli interventi per il lavoro nelle carceri e a creare il ponte con il dopo carcere per l’inserimento lavorativo».

Riprendendo le parole del ministro Orlando, Monica Poletto, presidente CDO Opere Sociali ha osservato che «per essere sussidiaria nel suo esito, la riforma del sistema penitenziario dovrà esserlo anche nella sua genesi. Nella sua predisposizione occorre dunque coinvolgere tutti i soggetti che stanno facendo esperienze positive di rieducazione all’interno delle carceri. Affinché si realizzi un sistema più giusto, che tenga più conto della centralità della persona, bisogna sempre partire da ciò che già c’è ed opera e collaborare per capire come possa essere sviluppato».

Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, Luigi Bobba – Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Gabriele Toccafondi – Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca; Edoardo Patriarca – Parlamentare e presidente Centro Nazionale per il Volontariato – Lucca.

Nella mattinata il “villaggio carcere” si è raccontato attraverso le testimonianze di persone recluse che lavorano inSicilia, a Padova e presso le cooperative sociali Men at Work di Roma e Il Germoglio di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino). Altre esperienze significative sono state quelle di don Claudio Burgio dell’associazione Kayròs del carcere minorile Beccaria di Milano, di un ex detenuto della cooperativa Homo Faber di Como e dei volontari dell’associazioneIncontro e Presenza di Milano. Altre voci interessanti sono venute dal mondo della formazione professionale in carcere e dall’esperienza di volontariato Vic, nel carcere di Rebibbia.

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1 commento

  1. dodi

    Belle parole,nel mio paese esisteva un carcere per pene minori,i carcerati lavoravano nelle serre e producevano fiori che vendevano,producevano miele,zafferano e i detenuti fine pena lavoravano anche fuori infatti 3 di loro sono inseriti nel paese.Il ministro Orlando aveva promesso che non l’avrebbero chiuso,ma potenziato perche’funzionava benissimo….ora è chiuso e sicuramente sarà venduto o dato in gestione a qualcuno ben ammanicato aspettiamo e vi faremo vedere il risultato finale…con tutte queste privatizzazioni che lo “stato”di turno concede si crea solo voti e il resto va alla malora,vedi strade,scuole,ecc..ecc…

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