
Per Ap ora «la strada giusta è questa: prendere le distanze da Renzi». Parla Formigoni

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Il voto per l’approvazione della legge sullo ius soli è stato spostato a settembre su decisione del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, con gran sollievo del ministro degli Affari regionali Enrico Costa che aveva minacciato le dimissioni se il governo avesse imposto la fiducia sul testo. Il ministro aveva già votato contro il governo sulla riforma del processo penale e davanti questa nuova rottura aveva dichiarato che le dimissioni sarebbero state un atto di coerenza. Sullo ius soli il partito Alternativa popolare, di cui Costa fa parte, non è concorde: il leader Angelino Alfano garantisce appoggio a settembre, ma la maggior parte della compagine boccia la proposta di legge. Tra i contrari c’è anche Roberto Formigoni, che si dichiara d’accordo con le affermazioni di Costa, «seppure siano arrivate con qualche settimana di ritardo rispetto alle posizioni già manifestate un mese da noi di Ap al Senato».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]LE RAGIONI DEL NO. Secondo questo schieramento lo ius soli è «invotabile», spiega Formigoni a tempi.it. «Esiste già una legge ben funzionante che, a determinate condizioni, concede la cittadinanza agli stranieri. Lo ius soli invece, per come è scritto oggi, rischia solo di favorire l’immigrazione, cosa che non ci possiamo permettere visti gli attuali livelli allarmanti». Ap aveva inizialmente votato a favore di questa legge alla Camera, ma ha poi cambiato posizione. In un’intervista alla Stampa, Alfano ha detto che saranno necessari dei correttivi al Senato: per esempio va eliminata la concessione della cittadinanza ai figli i cui genitori non l’abbiano chiesta. La cui conseguenza, secondo Formigoni, è «il rischio di rottura dell’unità di una famiglia, perché lo ius soli separa il destino del figlio da quello dei genitori. Si immagini una coppia di cinesi che si trasferisce in Italia e qui abbia un figlio. Questo diventerebbe automaticamente italiano (a differenza dei genitori), ma se poi volesse tornare in Cina dovrebbe chiedere il visto e affrontare complicanze burocratiche». Formigoni e la maggior parte di Ap avevano promesso di votare contro lo ius soli anche nel caso in cui il testo fosse stato sottoposto a fiducia e garantiscono la stessa presa di posizione a settembre.
«COL PD ESPERIENZA TERMINATA». Il ministro Costa, in un’intervista a Repubblica, ha dichiarato di valutare «positivamente l’appello di Berlusconi per la ricostruzione di un centrodestra ampio e inclusivo», tanto che molti hanno letto il suo gesto come un “ritorno del figliol prodigo” a Forza Italia. Formigoni sottolinea che nelle decisioni di Ap «non c’è nulla di strumentale, è tutto frutto di una sincera convinzione. Qui si tratta di deliberare nel merito dei provvedimenti». Altro discorso invece è la collocazione di Ap e le possibili alleanze con altri partiti in vista delle elezioni politiche: «Il dibattito è aperto. Io sono convinto che la nostra esperienza con il Pd sia assolutamente terminata». Le stesse parole del leader Alfano, che nell’intervista alla Stampa dichiara conclusa la collaborazione con il Pd: «Sosteniamo lo stesso governo ma non facciamo parte della stessa coalizione. Diciamo che abbiamo un parente in comune, di nome Gentiloni».
NESSUN RIMORSO. Nonostante la fine di questa collaborazione, Formigoni dichiara di non avere niente di cui pentirsi, si tratta di collaborazioni strategiche e temporanee, della durata di una legislatura. «Come quello che è accaduto in Germania tra Cdu ed Spd, che hanno collaborato per cinque anni per poi tornare alternativi durante le elezioni, confrontandosi da sponde opposte». Piuttosto, sostiene Formigoni, è stato ondivago il comportamento di Berlusconi, che «all’inizio di questa legislatura, di fronte alla mancanza di un vero vincitore, ha giustamente optato per le larghe intese, salvo smentirle due mesi dopo e pentirsi della sua smentita impostando il Patto del Nazareno. Noi abbiamo garantito la governabilità e una serie di riforme importanti».
«LA STRADA GIUSTA». Formigoni sente che oggi il suo partito «ha il dovere di favorire un’aggregazione di forze alternative al renzismo e certamente distanti dalle urla di Salvini. Seguo con grande interesse il tentativo di Stefano Parisi, a cui credo dobbiamo contribuire». Anche Alfano, che non vuole parlare di alleanze in quanto sono «un modo per confondere gli elettori», si dice convinto che «occorra al più presto lanciare una proposta politica che unisca tutti coloro che sono distinti e autonomi dalla sinistra, ma che non vogliono andar dietro a chi, come Salvini, ci vuole portare fuori dall’Europa». A valle delle naturali discussioni interne al partito, Formigoni è sicuro che «la strada giusta è questa: prendere nettamente le nostre distanze da Renzi, anche con l’uscita dal governo in autunno, e costruire uno schieramento con tutte le forze che si ispirano al Partito popolare europeo».
Foto Ansa
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