
Per Alemanno non era “Mafia capitale”. Archiviato l’ex sindaco di Roma

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È stata accolta dal gip Flavia Costantini la richiesta di archiviazione per l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che era accusato di associazione di stampo mafioso (416 bis) nell’ambito del processo Mafia capitale. Mafia capitale dunque non era mafia, quanto meno non lo era per Alemanno e per i 112 indagati le cui posizioni sono state archiviate insieme alla sua in mancanza di «elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio» (così il giudice Costantini secondo la cronaca di repubblica.it).
«TONNELLATE DI FANGO». «Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non risultano idonei a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti di Gianni Alemanno con particolare riguardo all’elemento soggettivo del reato (l’articolo 416 bis cp) in merito al ruolo di partecipe nel reato associativo». Queste le parole utilizzate dal gip per motivare il provvedimento nei confronti dell’ex sindaco. Il quale da parte sua ha ringraziato la magistratura: «Finalmente, dopo 26 mesi di attesa, è stata definitivamente archiviata dal giudice per le indagini preliminari l’accusa nei miei confronti per il reato assurdo e infamante di associazione a delinquere di stampo mafioso», ha dichiarato Alemanno. «Ho creduto nella giustizia, attendendo pazientemente questo momento e sopportando tonnellate di fango che sono state lanciate sul mio nome da esponenti politici e giornalisti che non sanno distinguere un avviso di garanzia da una condanna».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«L’ACCUSA PEGGIORE». Nello scorso novembre, in seguito alla richiesta di archiviazione nei suoi confronti da parte della procura (richiesta accolta oggi), Alemanno in una intervista a Tempi aveva spiegato perché proprio il suo coinvolgimento in questo processo lo aveva spinto a restare fuori dai riflettori fino al proscioglimento: «L’accusa a mio carico, la peggiore che possa essere rivolta ad un eletto, era troppo pesante perché potessi partecipare ad iniziative pubbliche». E oggi l’ex sindaco – ricordando che il trattamento infamante da lui subìto a livello politico e mediatico «è stato però evitato al governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti», a sua volta indagato e archiviato – dice di attendersi la restituzione dell’onorabilità anche da «tutti quegli esponenti politici e giornalisti che hanno strumentalizzato queste indagini solo per utilità politica, dimenticando il danno che facevano non solo a me e alla mia famiglia ma a tutta la città di Roma».
UN NUOVO POLO. In tutti questi mesi, comunque, Alemanno ha continuato a fare politica, ancorché solo «da militante», come aveva raccontato a Tempi. Proprio nei giorni scorsi l’esponente della destra sociale ha presentato le tesi congressuali del “Polo sovranista” che la sua “Azione nazionale” lancerà insieme con “La Destra” di Francesco Storace il 17, 18 e 19 febbraio a Roma. Il Polo sovranista, si legge nel documento consegnato alla stampa, intende «riunire i pezzi della diaspora seguita allo scioglimento di Alleanza nazionale» nel nome, appunto, del “sovranismo”, ossia «la convinzione che la sovranità nazionale e popolare sia lo strumento fondamentale per governare la globalizzazione difendendo gli interessi popolari», e quindi «il rifiuto di sottostare a quella interdipendenza europea e internazionale che fino ad adesso è stata presentata come strumento di controllo dei conflitti e dei processi globali». Il modello di ispirazione è «“l’Europa dei popoli e delle nazioni” preconizzata da Charles De Gaulle».
PRESIDENZIALISMO E NEW DEAL. Diverse le proposte avanzate da Alemanno e Storace. In particolare, a livello politico, il rilancio di una riforma delle istituzioni in senso «presidenziale», «con il Capo dello Stato eletto dal popolo». Mentre a livello economico – si legge sempre nell’abstract – «il sovranismo recupera l’idea del “New Deal” rooseveltiano, inteso come un grande piano di investimenti pubblici sul territorio per uscire dalla crisi economica puntando sulla piena occupazione», e avanza l’idea di un «“protezionismo intelligente” che combatta la concorrenza sleale causata dal dumping sociale e ambientale dei paesi emergenti, con dazi finalizzati a proteggere la produzione nazionale».
Foto Ansa
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