
Penna (all’)arrabbiata contro la F1
Sono stato solo a un gran premio in tutta la mia vita: Monza 1987. Avevo anche il mal di denti. Mi avevano detto che dovevo andare presto perché la gente importante è mattiniera, così mi presentai alle 8. Il custode mi guardò con enorme pena. Il giorno dopo arrivai alle 11: c’erano già stati tutti, da Agnelli a Sofia Loren. A mezzogiorno chiesi: dove si mangia? Dagli sponsor. Però gli sponsor ricevevano solo gli amici degli amici. Alla fine agguantai un piatto di penne dal “Charro”, ditta che è rimasta nel mio cuore. Mentre le azzannavo, ma solo dalla parte sinistra della bocca, arrivò un tale: qui non siamo da Fratel Ettore, accattoni. Lo fulminai con uno sguardo alla Tyson e proseguii impavido. A mezzora dall’inizio m’informai su dove si guardasse la gara. Ma alla Tv, caro. Allora stavo a casa. Per fortuna quella volta non è morto nessuno, ma ho capito che l’automobilismo è uno sport (?) da abolire. Non può venire nulla di buono da un posto dove è così difficile procurarsi un piatto di pasta.
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