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Pauline Nyiramasuhuko, madre, ministro e mostro

Di Fabrice Hadjadj
17 Ottobre 2021
Farla finita col male in questo mondo, risolvere definitivamente il conflitto, ecco l’origine di un piano di sterminio. Storia della prima donna condannata per il genocidio in Ruanda
Pauline Nyiramasuhuko
Pauline Nyiramasuhuko durante un'udienza del processo per genocidio


Quel venerdì 24 giugno 2011 è una donna africana di 65 anni, ancora piuttosto bella, che si alza e guarda lontano, molto al di sopra delle teste del pubblico, molto al di là delle mura della stanza. Indossa un abito azzurro che le sale fino al collo e che fa risaltare il crocefisso d’oro che pende sul suo petto. Coi capelli stirati all’indietro e i suoi occhiali spessi posati sul tavolo, fa pensare spontaneamente a una maestra. Ma ciò che dovrebbe risaltare attraverso la sua rotondità elegante è l’evidenza della sua maternità alla seconda o alla terza potenza. Questa ex assistente sociale è madre di quattro figli ed è stata ministro della Famiglia e della Promozione femminile. Il suo avvocato, Nicolas Cournoyer, la descrive come «una persona molto gradevole, una vera mamma chioccia».
Per molto tempo ha percorso le campagne del suo paese per prestare assistenza e per tenere conferenze su «l’emancipazione femminile, l’educazione dei figli e la...

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