Far sopravvivere la memoria per forzare l’impossibile. “Il passeggero” di McCarthy

Di Francesco Valenti
02 Maggio 2023
Esce oggi in Italia il nuovo romanzo dello scrittore americano Premio Pulitzer. Storia di due fratelli e di una salvezza impossibile eppure sempre ricercata. Recensione
Cormac McCarthy, Premio Pulitzer 2007 per il romanza La Strada
Cormac McCarthy, Premio Pulitzer 2007 per il romanza La Strada

Era dalla pubblicazione di The Road, nel 2006, che i suoi estimatori di ogni parte del mondo attendevano un nuovo romanzo di Cormac McCarthy e in autunno lo scrittore ne ha pubblicati due a distanza di un mese. Il primo, The Passenger, è uscito il 25 ottobre 2022 negli Stati Uniti e nel Regno Unito e ora è finalmente nelle librerie italiane per Einaudi, nella traduzione di Maurizia Balmelli. Il secondo, Stella Maris, strettamente legato al primo, è stato pubblicato all’inizio di dicembre e uscirà in Italia il prossimo settembre.

Nell’era dell’incompetenza egotista e del capolavoro triste, gli ideologi dell’investigazione compulsiva e della verbigerazione globale, che si specchiano sempre a gratis in quello che già sapevano, si sono eccitati nel condividere stroncature e malumori per queste nuove opere dello scrittore, che, dicono, non è più quello di Meridiano di sangue, Cavalli selvaggi, La strada, etc.etc. Il lungo periodo ad oggi trascorso dalle due pubblicazioni in lingua inglese è stato, e purtroppo ancora sarà per Stella Maris, da troppi sprecato a scorrere le recensioni di coloro che le hanno ha già lette con in mano la matita blu, perché McCarthy, a quasi 90 anni, non è più quello di una volta e non può che imitare se stesso e ripetersi etc. etc..

Per noi, se in questo romanzo McCarthy insiste sulla tenebra, la solitudine e il dolore è perché, per la letteratura e la storia, la verità delle «profonde radici del mondo» persevera a trovare «il suo essere nel dolore delle sue creature». Nel tempo di privazione, dell’antiromanzo e della morte delle grandi narrazioni, vale a dire della significazione di una strada, che letteralmente impedisce di essere se non personaggi irreali, emerge qui una scrittura che trattiene le ultime cose e in questa labile memoria si fa quasi metafisica.

La scomparsa del passeggero

Il Passeggero racconta in modo parallelo la disperata vita di Alice (Alicia) Western, la cui vita viene descritta e rievocata in retrospettiva attraverso l’uso del corsivo, e di suo fratello Robert (Bobby) Western, che troviamo nel 1980 a New Orleans, dove lavora come subacqueo. Appaiono – o dovremmo dire si manifestano – in modo ricorrente a Alicia alcune impertinenti, volgari e incivili creature, guidate da un ragazzo deforme per la Talidomide, di bassa statura e calvo, con delle pinne al posto delle braccia.

Lungo tutto il romanzo, la corte dei miracoli organizzata da questo ragazzo Talidomide riporta alla luce, in forma rozza e a tratti tragica, molte delle profonde inquietudini e dei pensieri nascosti nella psiche della protagonista, e talvolta anche nella nostra. Mentre la storia di Alicia appare sin dall’inizio abissale, eppure sempre rinchiusa tra le mura di una stanza, salvo che nella dies illa, la narrazione che accompagna Robert Western risulta temporalmente e geograficamente più dilatata. Lo s’incontra mentre è inviato a cercare il relitto e i corpi di dieci persone su di un aereo inabissatosi al largo della costa del Mississippi; qui, egli constata la presenza di nove morti e dunque la scomparsa di un passeggero.

Bobby conduce quindi la sua ricerca in territori pieni di fascino, ma la sospende dopo la visita di ispettori governativi, che pare lo indaghino per qualche oscuro motivo, che fanno pensare a un complotto, e poi sfacciatamente per evasione fiscale, la qual cosa lo induce a eclissarsi altrove. Eccolo, allora, dialogare con alcuni personaggi tanto grotteschi quanto felicemente riusciti, ma poi allontanarsi, spesso in una magnifica e incontaminata solitudine, verso i luoghi che sono quelli dove è vissuto lo scrittore McCarthy, Tennessee, New Mexico, Wisconsin, Idaho, Florida, e così via, fino a raggiungere, nella parte finale del romanzo, la spagnola Ibiza (dove lo scrittore visse, concludendo il biblico e o’connoriano Other Dark).

Rappresentazioni numeriche del mondo

Con Il passeggero, McCarthy decide di intersecare le esperienze dei protagonisti con alcune vicende della storia americana, il Vietnam, l’assassinio di Kennedy, ma soprattutto la costruzione e l’uso della bomba atomica, perché i genitori dei due fratelli Western si sono incontrati all’Oak Ridge Laboratory e hanno vissuto anche a Los Alamos, quando il padre, fisico nucleare, partecipava al Manhattan project.

Deriva da questa storia particolare anche l’attenzione straordinaria che McCarthy ripone su un altro tema della storia occidentale e americana, quello delle conoscenze scientifiche, che in molte parti del romanzo sono approfondite in modo specifico, tra formalizzazioni, teorie, comprensioni profonde dei fondamenti della realtà, rappresentazioni numeriche del mondo, attraverso il dialogo a distanza con i personaggi da leggenda della fisica e della matematica del ‘900. Anche perché Alicia è una matematica di primissimo ordine, mentre Bobby si è dedicato, sulle tracce del padre, alla fisica.

“Non aveva mia visto Gesù”

Il passeggero ricerca e trova la sua unità, il suo centro profondo, nell’intersecarsi della storia dei due fratelli, negli oggetti che ricordano Alicia a Bobby, nell’impossibilità della loro salvezza, nel fatto che non abbiano mai avuto una casa e nell’indagine reale di che cosa abbia rappresentato l’amore da sposa di Alicia per il fratello, quasi da scrittura mitica, come nell’accenno all’interpretazione di Alicia della Medea, folle e innamorata di Giasone.

La loro vicenda è una sopravvivenza nella memoria, che forza l’impossibile, intessuta di amore e di dolore assoluti, di passione per l’altro e rimorso per l’abbandono, e accompagnata dalla pena e dal pianto per la condizione del mondo, come quello irrefrenabile dei bambini al cap. VIII, che a noi ricorda la splendida poesia di Les Murray, “An Absolutely Ordinary Rainbow”.

Lo stile mischia diverse influenze, che è ben comprensibile in uno scrittore così esperto come McCarthy, del quale permane la perseveranza a far parlare gli avvenimenti e le cose, perché solo caricandoli di forza reale si può vincere la tentazione del frammento o anche dell’archetipo e del simbolo astratto, e parlare di Dio, come diceva Eliot, con la stessa sensibile percezione del profumo di una rosa. Qualcuno aveva chiesto a Alicia perché credesse in questi piccoli amici che l’andavano a trovare nella sua stanza, mentre non credeva in Gesù. «She said that she’d never seen Jesus», Lei rispose che non aveva mai visto Gesù. Bisogna vedere e esperire, come dirà Alicia di Dante in Stella Maris, quel Dante che «doesn’t think about it until he himself steps into the boat [Charon’s boat] and feel it settle», Non ci pensa fino a quando lui stesso non entra nella barca di Caronte e la sente assestarsi.

La grazia della bellezza

Cormac McCarthy riesce a aprire in numerosi punti la fenditura di un capolavoro tragico.

Il passeggero sembra in qualche modo iniziare dietro la porta della stanza dove s’era concluso The Sunset Limited, altra opera pubblicata da McCarthy nel 2006. La prima pagina, come quelle su cui ci si deve soffermare e ritornare, è di una lucentezza assoluta. Nel freddo giorno di Natale, nell’ampia distesa di neve caduta la sera prima, un cacciatore vede davanti a sé qualcosa di sconvolgente, che lo costringe a posare il fucile, togliersi i guanti, giungere le mani, cadere in ginocchio per lungo tempo, chiudere gli occhi e cercare inutilmente in sé una preghiera, e perciò abbassare il capo e affidarsi ad alta voce a due litanie del rosario.

Il bianco che domina, il grigio, il giallo, dapprima, il blu e poi il rosso che permette di essere visti nella luce d’inverno, la lunga descrizione iniziale esposta in un linguaggio paratattico e biblico, che richiama paradossalmente un momento dello spirito di creazione, i sensi all’erta, il vento della notte, i mattoni della casa, la catena d’oro con una chiave d’acciaio e un anello d’oro bianco, sono tutti elementi di un avvenimento definitivo.

È il discorso delle cose, così caro a McCarthy, come l’irragionevole – e qui dolente e tenebrosa – grazia della bellezza, davanti alla quale un’intera nazione si deve inginocchiare, come per Elena e Marilyn, pur se «la bellezza promette qualcosa che la bellezza non può mantenere». Anche Bobby alla fine s’inginocchierà, dopo aver parlato di Alicia con il ragazzo Talidomide che ugualmente a lui appare.

Stella Maris

Stella Maris, un titolo che è un’altra indicazione mariana, è il nome della casa di cura nel Wisconsin, dove Alicia Western decide di ricoverarsi e dove parla delle sue allucinazioni, che lei crede fermamente essere realtà, durante la terapia con lo psichiatra. McCarthy sviluppa quest’opera in forma dialogata e vi affronta le più varie questioni. Ci sarà tempo di parlarne, ma anticipiamo come assolutamente imperdibili le due parti dedicate al violino, che superano forse, nella visione d’amore intellettuale che s’appaga dell’oggetto, l’abbeveratoio di Non è un paese per vecchi.

In conclusione, due brevi note filologico-investigative. Nell’occhiello dei due romanzi, l’editore inglese inserisce le opere dello stesso autore: Stella Maris (o The Passenger), The Road, No Country for Old Men, Cities of the Plain, The Crossing, All the Pretty Horses, The Stonemason (a play), The Gardener’s Son (a screenplay), Blood Meridian, Suttree, Child of God, Outer Dark, The Orchard Keeper. È evidente che ne manca una, alla quale siamo molto affezionati. Perché?

E infine. L’unica opera di McCarthy non tradotta in Italia è The Stonemason, lo scalpellino, un testo teatrale di assoluto rilievo, secondo molti, tra i quali il regista Carabelli che ce lo ha raccomandato. «Dio ti chiederà, mentre sarai lì in piedi da solo con il tuo libro, magari anche con una certa gentilezza, questa sola cosa: dove sono gli altri? Dove sono gli altri». Pensiamo sia l’ora di pubblicarlo anche da noi.

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