Francesco: «Ringraziamo Dio per il dono di Benedetto XVI, un grande Papa»
«Ringraziamo Dio per il dono che ha fatto alla Chiesa e al mondo con l’esistenza e il pontificato di papa Benedetto». Lo ha detto oggi papa Francesco all’inaugurazione di un busto in onore di Joseph Ratzinger. In occasione della plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, papa Bergoglio ha pronunciato un discorso che può essere diviso in due parti: la prima, in cui ha parlato del Pontefice emerito e una seconda, in cui si è soffermato sul concetto di natura e la responsabilità umana. Eccone alcune stralci.
BENEDETTO XVI. «Questo busto di Benedetto XVI rievoca agli occhi di tutti la persona e il volto del caro papa Ratzinger. Rievoca anche il suo spirito: quello dei suoi insegnamenti, dei suoi esempi, delle sue opere, della sua devozione alla Chiesa, della sua attuale vita “monastica”. Questo spirito, lungi dallo sgretolarsi con l’andare del tempo, apparirà di generazione in generazione sempre più grande e potente. Benedetto XVI: un grande Papa. Grande per la forza e penetrazione della sua intelligenza, grande per il suo rilevante contributo alla teologia, grande per il suo amore nei confronti della Chiesa e degli esseri umani, grande per la sua virtù e la sua religiosità. Come voi ben sapete, il suo amore per la verità non si limita alla teologia e alla filosofia, ma si apre alle scienze. Il suo amore per la scienza si riversa nella sollecitudine per gli scienziati, senza distinzione di razza, nazionalità, civiltà, religione; sollecitudine per l’Accademia, da quando san Giovanni Paolo II lo nominò membro. (…) Certo di lui non si potrà mai dire che lo studio e la scienza abbiano inaridito la sua persona e il suo amore nei confronti di Dio e del prossimo, ma al contrario, che la scienza, la saggezza e la preghiera hanno dilatato il suo cuore e il suo spirito. Ringraziamo Dio per il dono che ha fatto alla Chiesa e al mondo con l’esistenza e il pontificato di Papa Benedetto».
LA NATURA, DIO E IL BIG BANG. «State affrontando il tema altamente complesso dell’evoluzione del concetto di natura. (…) Voglio solo sottolineare che Dio e Cristo camminano con noi e sono presenti anche nella natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: “In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. Quando leggiamo nella Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago, con tanto di bacchetta magica in grado di fare tutte le cose. Ma non è così. Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza. Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti. L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore. Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono».
L’UOMO, LA LIBERTA’ E LA RESPONSABILITA’. «Per quanto riguarda l’uomo, invece, vi è un cambiamento e una novità. Quando, al sesto giorno del racconto della Genesi, arriva la creazione dell’uomo, Dio dà all’essere umano un’altra autonomia, un’autonomia diversa da quella della natura, che è la libertà. E dice all’uomo di dare il nome a tutte le cose e di andare avanti nel corso della storia. Lo rende responsabile della creazione, anche perché domini il Creato, perché lo sviluppi e così fino alla fine dei tempi. Quindi allo scienziato, e soprattutto allo scienziato cristiano, corrisponde l’atteggiamento di interrogarsi sull’avvenire dell’umanità e della terra, e, da essere libero e responsabile, di concorrere a prepararlo, a preservarlo, a eliminarne i rischi dell’ambiente sia naturale che umano. Ma, allo stesso tempo, lo scienziato dev’essere mosso dalla fiducia che la natura nasconda, nei suoi meccanismi evolutivi, delle potenzialità che spetta all’intelligenza e alla libertà scoprire e attuare per arrivare allo sviluppo che è nel disegno del Creatore. Allora, per quanto limitata, l’azione dell’uomo partecipa della potenza di Dio ed è in grado di costruire un mondo adatto alla sua duplice vita corporea e spirituale; costruire un mondo umano per tutti gli esseri umani e non per un gruppo o una classe di privilegiati. Questa speranza e fiducia in Dio, Autore della natura, e nella capacità dello spirito umano sono in grado di dare al ricercatore un’energia nuova e una serenità profonda. Ma è anche vero che l’azione dell’uomo, quando la sua libertà diventa autonomia – che non è libertà, ma autonomia – distrugge il creato e l’uomo prende il posto del Creatore. E questo è il grave peccato contro Dio Creatore»
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7 commenti
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Anche Bergoglio sarà uscito dal BIG BANG…..
la cultura dei gesuiti…cultura è una parola che poco si addice a Bergoglio! sono molto contenta se tornano i figli che si sono allontanati tutti i giorni prego per questo ci mancherebbe. il figliol prodigo è tornato hai detto bene tornare significa ripensare cambiare convertirsi nella predicazione ambigua e buonista di Bergoglio queste parole non esistono parla di misericordia a buon mercato verso persone che neanche si sognano di ri-tornare ri-pensare convertirsi vogliono rimanere nei propri peccati con tanto di benedizione papale magari con qualche aggiustamento dei comandamneti in funzione delle proprie voglie .
Per questo questo papa non mi convince debole è l’appello alla conversione l’appello al credere alla parola di Cristo come parola di vita dove si incontra la vita quella del peccato è morte
Sono prooenso a pensare che il rispetto dei comandamenti sia una conseguenza dell’amore per Cristo e non una regola per amarLo.
Per molto tempo e in molti ambiti parti della Chiesa (non certo Benedetto né Giovanni Paolo II o i vertici della Chiesa ma piuttosto a livello “popolare”) é passato il messaggio del “non peccare” come pregiudiziale per arrivare a Cristo creando spesso un clima un po’ moralistico e divisivo. In realtá sono proprio i peccatori quelli che incontra Cristo, certo dicendogli alla fine “va e non peccare piú” ma alla fine, non come pregiuziale all’inizio. Nessuno ci dice se la samaritana, Zaccheo o la adultera poi hanno smesso di peccare, ma a Cristo all’inizio è bastata la loro fede e il loro amore per la veritá.
É vero che ci sono molti che pretendono addirittura di imporre la loro visione alla Chiesa ma non sono questi in primis i “feriti” che Papa Bergoglio vuole recuperare, sono soprattutto quelli che soffrono perchè la loro debolezza li fa sentire lontani da Cristo e noi noi gli parliamo abbastanza di misericordia e forse, per debolezza anche nostra, non riusciamo a rendergli abbastanza presente Cristo.
E quante volte li dovremo “perdonare e rimettere loro i peccati”? La domanda è stata posta con precisione e la risposta é stata chiara…per fortuna nostra.
Invece a me questo Papa piace sempre di più nella sua paterna capacità di tenere attaccati a sé sia il “figliol prodigo” che il “primogenito”.
Questo discorso su Benedetto (così come quello di domenica sugli attacchi alla famiglia) ci mostrano come nel suo ospedale da campo mentre cerca di accogliere i feriti dalla società moderna non si è dimenticato di chi lavora e ha lavorato al suo fianco a mantenere in piedi l’ospedale.
Certo, noi, a volte, sicuri del nostro ruolo nella casa del Padre guardiamo con sospetto (se non con invidia…) il ritorno del figliol prodigo e sicuramente non capiamo perché i lavoratori dell’ultima ora devono essere pagati come noi…ma lui che è il Papa sta vicino anche a questa nostra “periferia interiore” mostrandoci con il Suo esempio la strada.
La seconda parte sulla creazione è semplicemente stupenda, mai sottovalutare la cultura dei gesuiti…
Glielo avrà scritto qualcuno questo discorso non è farina del suo sacco! Ratzinger un grande Papa Bergoglio un piccolo Papa
Neanche io amo i gesuiti. Ma davanti a Francesco, Vicario di Cristo (non lo si dimentichi), mi inginocchio perché credo.