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Palazzo Strozzi presenta Bronzino

Di Mariapia Bruno
17 Gennaio 2011
A Firenze una straordinaria rassegna mette insieme più di settanta opere di Agnolo di Cosimo, artista di corte per eccellenza e straordinario testimone della fioritura artistica a culturale del Cinquecento

«Lunga opera sarebbe voler di tutti [i ritratti] fare menzione. Basta che tutti furono naturalissimi, fatti con incredibile diligenza, e di maniera finiti che più non si può desiderare». Così Giorgio Vasari elogiava le opere perfettamente eseguite da Agnolo di Cosimo, in arte Bronzino, uno dei più grandi pittori protagonisti della fiorente scena artistica fiorentina del Cinquecento. Tipico esempio di artista di corte, fu il pittore preferito di uno dei più potenti mecenati di tutti i tempi, Cosimo I de’ Medici, per il quale eseguì magnifici ritratti come quello ritraente la sua prima moglie Eleonora da Toledo e il figlio Giovanni. Le sue splendide opere, caratterizzate da un aristocratico linguaggio figurativo, hanno fatto, in questi ultimi cinque secoli, il giro del mondo, venendo acquisite dai più grandi musei italiani e internazionali.

Adesso, al Palazzo Strozzi di Firenze è possibile ammirare, per la prima volta in assoluto, la maggior parte dei suoi dipinti visitando (fino al 23 gennaio 2011) la grande retrospettiva intitolata Bronzino. Pittore e poeta alla corte dei Medici. Attraverso un tracciato espositivo cronologicamente e tematicamente definito è possibile comprendere appieno l’evoluzione del percorso artistico del pittore, dalle prime opere giovanili realizzate sotto la guida del Pontormo, ai ritratti eseguiti per i Medici e per i coniugi Bartolomeo e Lucrezia Panciatichi, ai dipinti di carattere religioso come la Sacra Famiglia degli Uffizi e il Cristo Crocifisso, opera per molto tempo ritenuta perduta che incontra ora, per la prima volta dopo il suo ritrovamento al Musée des Beaux Arts di Nizza, lo sguardo del pubblico. Chiudono il percorso alcune opere eseguite dal “secondo Bronzino”, ovvero Alessandro Allori, l’allievo che più di tutti ha accolto l’eredità compositiva del maestro sviluppando la sua stessa ieratica eleganza. Ne è un esempio il bel Ritratto di Ortensia da Montauto degli Uffizi. <<Non muor chi vive come il Bronzin visse:>>, diceva lo stesso Allori, <<l’alma è in ciel, qui son l’ossa, è il nome in terra illustre, ov’ei cantò, dipinse e scrisse>>.

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