Memoria popolare

Origini e ascesa del Movimento Popolare Cattolico a Messina

Di Francesco Inguanti
23 Maggio 2025
L’impulso dagli amici di Catania e l’impegno in politica «nella speranza di una maggiore incidenza della nostra presenza in città». I racconti dei protagonisti dell’avventura Mp
Un evento del Movimento Popolare a Messina. In piedi sul palco, l’allora leader di Mp Roberto Formigoni
Un evento del Movimento Popolare a Messina. In piedi sul palco, l’allora leader di Mp Roberto Formigoni

La proposta del Movimento Popolare giunse a Messina attraverso il rapporto di amicizia con gli aderenti a Comunione e Liberazione di Catania. Vi era già un gruppetto di studenti che avevano partecipato alla vicenda dei Decreti delegati e avevano dato vita in università alla presenza dei Cattolici popolari. Da questa prima esperienza nacque la proposta di invitare a un lavoro comune altri cattolici messinesi e poi di candidare due di loro, in occasione delle amministrative del 1975, alle elezioni dei Consigli di quartiere: Ciccio Calareso e Gianni Bivona. Da quel momento si svilupparono i rapporti con gli amici di Catania, e si cominciò a partecipare ad alcune riunioni che lì si facevano, nelle quali oltre agli amici di Cl conobbero Nino Mirone, Ninni Inserra, Italia Feltri, Saro Condorelli, Littoria Feltri e altri cattolici non appartenenti a Cl interessati alla realtà che stava nascendo.

Il rapporto deludente con la Dc

Evento significativo e decisivo fu la manifestazione di presentazione ufficiosa del Movimento Popolare al Palazzetto dello sport catanese l’11 ottobre del 1975 (due mesi prima di quella ufficiale a Milano!). Nella sigla compariva ancora la “C” di cattolico che da lì a poco sarebbe scomparsa in tutta Italia. I messinesi vi giunsero con un pullman. Da lì a non molto conobbero il preside Francesco Capodanno, con cui si fece l’esaltante esperienza della campagna elettorale per le elezioni politiche del 1976.

«L’amicizia e il rapporto con Capodanno», ricorda il messinese Pippo Famulari, «segnarono tutti quei mesi, faticosi ma esaltanti. Girammo tutta la provincia di Messina e lo facemmo conoscere a tante realtà ecclesiali e non». Malgrado i 33 mila voti complessivi a livello di circoscrizione e i 3 mila raccolti a Messina, non venne eletto. Prosegue il racconto di Famulari: «Avevamo un discreto rapporto con la Dc locale, ma i suoi dirigenti si aspettavano da noi un’affermazione in termini di voti proporzionale alla nostra presenza, perché noi eravamo presenti all’università, in città, nelle scuole, eccetera. Però non riuscivamo a quantificare la nostra presenza con dei numeri certi a livello elettorale, non riuscivamo a esprimere per esempio un consigliere comunale, anche perché il sistema elettorale delle cinque preferenze ci penalizzava molto. La Dc ci teneva in considerazione, ma come supporto: in pratica ci “usava”. L’ingresso, seppur in una posizione defilata, dentro la Dc, non ebbe luogo. Non ebbe luogo fondamentalmente perché ai dirigenti locali non servivano i pochi voti di cui disponevamo: ne avevano in abbondanza e soprattutto li controllavano pienamente. I nostri non erano controllabili, e per questo non gli interessavamo più di tanto».

Roberto Formigoni (secondo da destra) intervistato a margine di un appuntamento del Movimento Popolare a Messina nel 1985
Roberto Formigoni (secondo da destra) intervistato a margine di un appuntamento del Movimento Popolare a Messina nel 1985

Le elezioni amministrative del 1985

Il percorso messinese dopo quelle elezioni fu molto simile a quello catanese. L’interesse di Cl si rivolse sempre più alla tutela delle opere, lasciando ai singoli la libertà di proseguire un impegno politico ed elettorale più diretto. Fu così anche per Pippo Famulari, che si candidò alle Amministrative di Messina nel 1985 senza essere eletto, continuando tuttavia a utilizzare la sigla Movimento Popolare. Di quegli anni Famulari conserva ancora un ricordo particolare: «A Giardini Naxos avevamo un ottimo rapporto con un sacerdote che cercava di favorire la nostra presenza in molti modi, al punto da sostenerci nella apertura di una sede locale del Movimento Popolare. Per la sua inaugurazione venne addirittura Roberto Formigoni e da Catania giunsero anche Nino Mirone e Ninni Inserra».

Risulta significativo il ricordo e il giudizio di Antonio Federico, che con Famulari e altri condivise quella esperienza del 1985: «Fu la prima campagna elettorale in vita mia che vissi da protagonista, perché la ritenevo una svolta importante per la nostra presenza in città. Il mio e nostro impegno fu totale. La speranza che Pippo ce la facesse era forte e la delusione, quando risultò il primo dei non eletti, fu cocente. Speravamo che conquistare un posto nell’establishment politico ci avrebbe portato dei vantaggi e avrebbe dato più visibilità e autorevolezza alla nostra esperienza. In breve, speravamo dal successo politico una maggiore incidenza della nostra presenza in città».

L’esperienza negli anni successivi, a Messina come in altre città della Sicilia (Alcamo, Castellammare, Palermo) si affievolì molto. L’interesse per l’impegno politico diretto venne meno. La sigla Movimento Popolare sopravvisse in iniziative locali di taglio prevalentemente culturale o per esprimere giudizi su avvenimenti nazionali e internazionali, sempre su suggerimento del Centro di Milano. La graduale trasformazione del Movimento Popolare in Compagnia delle opere suggellò questo cambiamento.

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