Oriana Fallaci, la grande scrittrice che diceva: «Il mio romanzo è la ricerca disperata della famiglia»

Di Lucetta Scaraffia
08 Gennaio 2014
L'ultima biografia sulla figura della giornalista ci presenta la sua personalità "scomoda" e malinconica, mai quieta. «Non si può vivere senza amore. Io ci ho provato ma non ci sono riuscita».

Articolo tratto dall’Osservatore romano – Quando ha incontrato Benedetto XVI a Castel Gandolfo, in forma strettamente privata, era già gravemente ammalata e non più in grado di fargli una delle sue famose interviste che richiedevano mesi di studio prima e molto lavoro dopo. Era una perfezionista, Oriana Fallaci, e aveva per il suo lavoro una devozione quasi maniacale.

Ha incontrato il Papa in un momento drammatico della sua vita, non solo per la devastazione della malattia che dopo poco l’avrebbe portata alla tomba, ma anche per le violente polemiche che avevano investito i suoi brevi saggi di commento all’attentato dell’11 settembre 2001. Ancora una volta in Italia il suo pensiero non era stato ben compreso, la sua posizione era stata appiattita su quella dei partiti di destra ai quali lei — che aveva fatto da giovanissima la partigiana delle brigate di Giustizia e Libertà — non si era mai sentita di appartenere.

Oriana-Una- donnaEra un momento di grande solitudine e dolore, durante il quale l’amicizia con monsignor Fisichella era servita a riavvicinarla con interesse e empatia a quel cattolicesimo a cui aveva guardato fino a quel momento solo come patrimonio culturale.

Sono questi i momenti salienti degli ultimi mesi di una vita vissuta all’insegna dell’ambizione e del coraggio, una vita che le ha dato fama internazionale ma anche molte ferite affettive e molte polemiche e invidie. La biografia bella e intensa (Oriana. Una donna, Milano, Rizzoli, 2013, pagine 318, euro 19) che le dedica Cristina De Stefano — grande scrittrice di biografie femminili — ne ricompone un ritratto affettuoso che non nega gli aspetti ostici di un carattere difficile che si fa sempre più ispido con il passare degli anni.

Oriana comincia giovanissima la sua carriera di giornalista, partendo proprio dalla gavetta in un mondo ancora fortemente maschilista: per anni le vengono affidati solo articoli di costume o cinema. Lei però comincia subito a volare più alto: non solo i divi italiani, ma Hollywood e i grandi dello schermo, che daranno materia per il suo primo libro di interviste. Ma la sua passione, che riesce a realizzare grazie alla leggendaria tenacia, è la politica internazionale a cui darà contributi fondamentali prima come inviata di guerra poi come intervistatrice dei grandi della terra. I suoi reportage dal Vietnam la portano a rischiare di persona, e a vedere spettacoli terribili che racconterà senza filtro. Per lei il suo impegno deve essere quello di dire la verità, di far conoscere la verità.

Più che giornalista si sente scrittrice, e lavora con cura meticolosa ai suoi libri, ormai tradotti in tutto il mondo sempre sotto il suo attento controllo. Ai libri legati alla sua professione si aggiungono testi più personali, romanzi che narrano episodi importanti della sua vita, come il celebre Lettera per un bambino mai nato, in cui racconta la sua gravidanza — esperienza contraddittoria e drammatica — finita con un aborto spontaneo. Il libro, che vende milioni di copie, viene criticato dalle femministe perché non si dichiara favorevole all’aborto, ma al tempo stesso Oriana fa sapere che voterà a favore della legge 194 al referendum.

La sua posizione è sempre scomoda, non si fa assimilare a nessun partito, a nessun gruppo di opinione, ma stupisce tutti con la sua libera originalità. È proprio questo, però, che la rende poco apprezzata in Italia, insieme con la sua attenzione verso la politica mondiale che qui non interessa mai molto. Oriana Fallaci non è mai riconosciuta dal suo Paese come la più importante giornalista italiana del mondo, e questo certo la amareggia perché, nonostante si sia trasferita molto presto a New York, mantiene legami molto stretti con la sua famiglia e con la sua terra, dove viene spesso per soggiornare nel podere che si è comprata nella campagna toscana.

È una delle tante ferite affettive che hanno segnato la sua vita e che, negli ultimi anni, cerca di ricucire ricostruendo in un grande affresco la storia della sua famiglia: «il libro — scrive De Stefano — è una ricostruzione del suo passato, una invenzione di tutto quanto l’ha preceduta e giustificata, quasi una compensazione per una vita di grandi successi professionali, ma altrettanto grande infelicità privata». Oriana ne era ben consapevole: già in passato, riflettendo sulla sua vita, aveva detto che «non si può vivere senza amore. Io ci ho provato ma non ci sono riuscita».

Di se stessa e della sua ultima opera, che uscirà postuma e incompleta, diceva: «Infelice, sì. Priva di amore, di tenerezza, di affetto. E, in sostanza, di famiglia. Infatti il mio romanzo è la ricerca disperata della famiglia».

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1 commento

  1. beppe

    immagino che se scalfari incontrasse , in qualsiasi modo papa bergoglio, la cosa verrebbe letta in modo opposto a come è stato trattato il rapporto fallaci-ratzinger. mi auguro che questo personaggio egocentrico, cinico, apprendista stregone di filosofia e altre discipline che non è degno neppure di nominare, lasci libero questo papa dai suoi fumi ideologici. scalfari, togliti dalle palle.

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