
La rappresentazione di un governo Meloni isolato sullo scenario mondiale, “sotto tutela” del presidente della Repubblica, pasticcione e inaffidabile è fortemente esagerata. Beninteso, i problemi ci sono, e non sono pochi. Sono i soliti (debito pubblico, gestione Pnrr, questione energetica, guerra ucraina…) e solo uno sprovveduto potrebbe pensare di poterli risolvere senza Stati Uniti e senza Europa.
Ma su questo punto, il governo si sta comportando bene: ha confermato la linea atlantica, s’è presentato in Europa e al mondo (G20 di Bali) rassicurando sugli impegni presi, senza parole di rottura e scarti fuori linea. Sembrano passati i tempi in cui i grillini incensavano la via della Seta cinese.
Sulla vicenda migranti, come abbiamo già avuto modo di osservare, l’attacco francese ha già perso la sua forza propulsiva (e pure l’umanitario Macron ha espulso 123 migranti della Ocean Viking, segno che la vicenda è un po’ più complicata della rappresentazione manichea di Stati buoni e Stati cattivi).
Le parole di Weber
Anzi, per chi abbia voglia di osservare il nostro Paese dall’esterno, qualcosa di interessante si sta muovendo. Perché è certamente vero che l’Italia ha bisogno dell’Europa, ma è senz’altro vero anche il contrario. Così il governo Meloni potrebbe trovarsi a essere assai “desiderato” soprattutto dai popolari europei, in cerca di una sponda a destra dopo il lungo periodo merkeliano in cui si è guardato soprattutto a sinistra.
Prova lampante di tutto questo è stata l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal presidente del Ppe Manfred Weber che, nel momento di massima agitazione per la vicenda sbarchi, s’è espresso a favore di Meloni con parole chiare e di totale appoggio.
Il prossimo presidente della Commissione Europea
Come ha ben spiegato su Domani Lorenzo Castellani, il Ppe sta mutando pelle anche a fronte di un calcolo ben preciso: «Nel 2024 ci saranno le elezioni europee, il Ppe compete con il Pse per essere il primo gruppo del parlamento, ma allo stato attuale i partiti popolari in Europa sono deboli e c’è il rischio che il centrodestra arrivi dietro al centrosinistra».
La strategia sarebbe quella di “allargare il perimetro” e creare una sempre più salda convergenza tra i centristi e i conservatori. In cambio «si offre a Meloni un ricco e lauto pasto politico, cioè quello di diventare l’artefice della vittoria del centrodestra alle prossime elezioni europee. Che, in altri termini, significa essere in prima fila per scegliere il prossimo presidente della Commissione Europea».
Conservatori-popolari
Un passaggio non da poco, ma necessario. Come ha scritto anche il nostro Vichi Festa, «l’America ha bisogno di superare Trump. Esattamente come noi».
È finita l’epoca della Merkel, ma anche quella dei The Donald e dei Bolsonaro. Si tratta di capire se una via conservatrice-popolare può essere percorsa sia in Europa sia in Italia. Come sempre, le idee hanno bisogno delle gambe degli uomini (e delle donne) per poter camminare.