Nozze gay. Referendum in Croazia per definire in Costituzione il matrimonio «unione tra uomo e donna»

Di Redazione
09 Novembre 2013
Nel paese ex jugoslavo i cattolici costituiscono il 90 per cento della popolazione. Per il referendum sono state raccolte in due settimane 700 mila firme

Il primo dicembre in Croazia si terrà un referendum per la messa al bando dei matrimoni gay, attraverso una modifica della Costituzione: lo ha stabilito il Parlamento di Zagabria con 104 voti a favore e 13 soli contrari. Attualmente il Paese ex jugoslavo in cui i cattolici sono il 90% non permette le nozze tra omosessuali, ma il governo di centrosinistra aveva annunciato di voler permettere alle coppie gay e lesbiche di registrarsi come «partner a vita».

UOMO E DONNA. La consultazione è stata convocata dopo che l’organizzazione “Nel nome della famiglia” aveva raccolto in due settimane 700.000 firme. Il quesito propone una definizione del matrimonio, attualmente del tutto assente nella Costituzione, come «un’unione tra un uomo e una donna». Gli attivisti dei diritti per i gay hanno contestato il referendum mettendo in dubbio la sua costituzionalità, visto che si tratterebbe di legiferare sui diritti di una minoranza.

GAY PRIDE. Nel 2003 in Croazia sono stati estesi alle coppie gay e lesbiche che abbiano vissuto insieme per almeno tre anni gli stessi diritti riconosciuti alle coppie di fatto eterosessuali. L’omosessualità resta comunque un tema delicato e gli annuali Gay pride che si susseguono dal 2002 sono spesso accompagnati da polemiche.

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11 commenti

  1. Bernardo Dotti

    Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo.

    1. omac

      Mi perdoni ma citare lo spett (ex?) gran rabbino Gilles Bernheim non mi sembra una prova di nulla,
      I pensieri teocentrici, ampollosi,di certi personaggi,non aggiungono niente,continuano nel considerare
      l’uomo oggetto di meccaniche divine prestabilite in modo immutabile,mentre in concreto…..chi può dirlo?
      Personalmente non Rabbi Gilles Bernhein. Shalom

      1. omac

        Pardon ,Gilles Bernheim

        1. Bernardo Dotti

          Mi fa piacere che condivida quanto ho riportato Vorrei aggiungere anche che la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.
          Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace.

  2. Bifocale

    Diciamo uniti NO all’ideologia del gender, che ci rovina e ci umilia.

    1. Paolo

      l’unica cosa che la umilia sono i suoi commenti….

      1. Anna

        No, Paolo, sono i tuoi commenti che fanno piangere…

  3. beppe

    questo è un buon e un pessimo segno. buono perchè si cerca di dare la parola al popolo ( cosa che da noi diventa quasi una bestemmia). pessimo perchè è come se si facesse un referendum per mettere in costituzione la dichiarazione : ”l’erba fresca è verde”.

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