
tratto dall’Osservatore Romano – Papa Francesco ha rivolto parole chiare all’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit: «Che la cattedrale di Notre-Dame possa ridiventare, grazie al lavoro di ricostruzione e alla mobilitazione di tutti, questo bellissimo gioiello nel cuore della città, segno della fede di chi lo ha costruito, chiesa madre della vostra diocesi, patrimonio architettonico e spirituale di Parigi, della Francia e dell’umanità». A ricordarlo è stato l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, monsignor Francesco Follo, nel corso del suo intervento tenuto a Baku, in Azerbaigian, il 4 luglio scorso, in occasione della 43ª Sessione del Comitato del Patrimonio culturale e naturale mondiale.
Lo stato attuale della cattedrale e le opere di restauro e di ricostruzione pianificate «ci spingono — ha detto monsignor Follo — a mettere in evidenza il carattere centrale della sua dimensione cultuale, come risulta anche dalle parole e dalle immagini utilizzate dall’arcivescovo di Parigi Aupetit pochi giorni dopo l’incendio: “L’altra cosa che unisce la cattedrale e la persona umana è l’unzione che esse possono ricevere in modo da manifestare una trascendenza, una presenza divina che conferisce loro un carattere sacro». «Il restauro e la ricostruzione della cattedrale — così come tutti gli oggetti di interesse religioso protetti dall’Unesco — implicano “ricostruire l’origine di un’opera”, trovando “l’evento generativo che ha creato il suo significato” (Romano Guardini)», ha continuato. E dunque è «una priorità prendere in considerazione i bisogni dell’adorazione e le pratiche correlate che devono continuare a essere praticate».
Per monsignor Follo «è fondamentale salvaguardare questi significato. Alla Cattedrale sono collegati e interdipendenti, da un lato, la vita religiosa e le forme in cui si esprime, e dall’altro, il culto e le strutture che lo mantengono: gli elementi che saranno ricostruiti devono soddisfare lo scopo per il quale è stato costruito l’edificio. In effetti, la forma conserva e trasmette la sua bellezza solo se aderisce al suo scopo, in modo da preservare la leggibilità della sua identità».
«L’uomo — ha ricordato ancora l’Osservatore permanente presso l’Unesco — non si limita a vivere sulla terra, vive poeticamente (Hölderlin): non tanto perché è un sognatore, ma perché attraverso la poiesis, vale a dire la costruzione creativa, trasforma uno spazio in un luogo. Per la comunità di cristiani che vogliono tornare a vivere nella cattedrale, è necessario restituire non solo un bene culturale, ma anche un luogo in cui è possibile fare un’esperienza del suo significato e della stessa fede di quella di coloro che hanno costruito». Il desiderio della Santa Sede, dunque, «è che la Cattedrale di Notre-Dame de Paris sia restituita ai credenti, ai non credenti e alle generazioni future, secondo il principio che la salvaguardia del patrimonio culturale, inclusa la sua fondamentale dimensione religiosa, è una condizione essenziale della sua valorizzazione».
Foto Ansa