

La suddetta saggista, in sostanza, tra espressioni tanto semanticamente forti quanto eticamente e filosoficamente deboli come “coercizione riproduttiva”, “pulizia del ventre” e “aborto come autodifesa”, espone tre idee fondamentali: l’aborto è una scelta esclusiva della donna sul proprio corpo; l’aborto è la prova che la donna non è nata per essere madre come pretende la società maschilista e fallocrate odierna; l’aborto è qualcosa di assolutamente normale e non traumatico.
La Pollit, infatti, in primo luogo si duole del fatto che «la parte più privata del corpo di una donna e la decisione più privata che potrebbe dover prendere nella sua vita non sono mai state così pubbliche».
In secondo luogo, si chiede «cosa c’è di così virtuoso nell’aggiungere un altro bambino a quelli dai quali si è già sopraffatte?» e ribadisce che alle donne l’aborto «ha cambiato il loro modo di vedere se stesse: non più madri per destino, ma per scelta […]. Negare alle donne il diritto di interrompere la gravidanza è l’altro modo di punire le donne per il loro comportamento durante la gravidanza, e se non proprio punire, almeno controllare».
In terzo luogo, prescrive che dell’aborto si parli diversamente: «Dobbiamo parlarne, e dobbiamo farlo in modo diverso. Non come qualcosa che tutti giudichiamo negativamente e che ci fa scuotere tristemente la testa […]. Dobbiamo parlare dell’aborto come di un evento comune, perfino normale nella vita riproduttiva delle donne, e non solo delle moderne donne statunitensi, ma delle donne nella storia e in tutto il mondo».
Delle brevi osservazioni di carattere bio-giuridico devono, dunque, essere avanzate data la delicatezza, l’importanza e la complessità del tema.
Sulla prima questione: nonostante sia largamente condivisa l’idea che l’aborto possa riguardare una parte del corpo, la più privata perfino, della donna così non è, per il semplice motivo che da un punto di vista squisitamente scientifico, rectius biologico, e indipendentemente dalla propria visione morale, religiosa o ideologica di riferimento, sia essa pro choice o pro life, il soggetto abortito non è una semplice parte del corpo di una donna, ma semmai un tutto geneticamente autonomo e come tale già individuo. Così si legge, infatti, non già negli opuscoli di pericolosi e liberticidi fondamentalisti religiosi pro life, ma nei manuali scientifici per la formazione medica; così, come esempio tra i tanti, si legge nell’autorevole manuale di embriologia di Keith Moore – T.V.N. Persaud, Lo sviluppo umano prenatale dell’uomo. Embriologia ad orientamento medico, EdiSes, Napoli, 2009: «Lo sviluppo umano comincia in corrispondenza della fecondazione, quando un gamete maschile o spermatozoo si unisce con un gamete femminile o oocito per formare una singola cellula, lo zigote. Questa cellula totipotente altamente specializzata segna l’inizio di ciascuno di noi come un individuo unico» (pag. 15).
Così anche nel manuale di Pasquale Rosati, Embriologia generale dell’uomo, Edi-Ermes, Milano, 2004, in cui si spiega che la fecondazione, cioè la fusione della cellula maschile, spermatozoo, e di quella femminile, oocita, è indispensabile «per dar vita al nuovo individuo» (pag. 5).
L’aborto, dunque, non riguarda una mera parte del corpo della donna, ma la vita di un altro individuo, tale come la scienza assicura, al di là di ogni ulteriore considerazione etica, filosofica, giuridica e religiosa. Ritenere il contrario, cioè condividere la posizione erronea della Pollit, è quindi assolutamente anti-scientifico, sebbene per questo non legittimo, o almeno non più di quanto lo sia l’idea chi oggi volesse continuare a sostenere il sistema tolemaico invece di quello copernicano.
Sulla seconda questione: l’idea che la donna sia tenuta a diventare madre solo come risultato di una imposizione socio-culturale da parte del maschio dominante è ormai, per quanto pur diffusa, del tutto superata, come dimostra il fatto che proprio le posizioni femministe più estreme sono le massime sostenitrici oltre che dell’aborto anche della procreazione medicalmente assistita.
L’idea che una donna non possa procreare e che invece abbia il diritto di farlo è proprio alla base delle modernissime e recentissime legislazioni in tema di PMA, tanto che proprio negli ambienti dell’intellighenzia più progressista si parla di un vero e proprio diritto al figlio che giustificherebbe la legalizzazione della PMA, perfino di quella eterologa o dell’utero in affitto (quest’ultimo talvolta all’un tempo malvisto da certe femministe, come si evince dal volume di Carmel Shalev dal titolo Nascere per contratto, Giuffrè, Milano, 1992), come espresso dal dibattito pubblicato sul recente numero 7/2014 di Micromega.
Tuttavia, spesso accecati dal furore ideologico, non si riflette opportunamente. La coesistenza di due normative come quella sull’aborto e quella sulla PMA all’interno del medesimo ordinamento giuridico comporta delle difficoltà di non poco conto, proprio a partire dalla concezione della donna.
Se nella prima la vita viene subita, nella seconda viene pretesa. Se nella disciplina sull’aborto la vita viene vista come una prevaricazione della libertà della donna, nella normativa sulla PMA essa – la libertà – si compie e si perfeziona soltanto tramite la maternità. Se nella prima viene difeso il diritto alla libertà decisionale della madre svincolata dalla vita, nella seconda la libertà decisionale della madre orbita soltanto intorno alla vita. Se nella prima la volontà della donna incide sulla vita, nella seconda la vita incide sulla volontà della madre. In sostanza la donna che reclama l’aborto, per essere davvero tale non deve e non vuole essere madre; mentre invece la donna che reclama la PMA non può e non vuole essere tale se non come madre.
Questa divaricazione di fondo, nei fini e nei mezzi, si ricompone, tuttavia, considerando l’antropologia di riferimento e la piattaforma filosofica sottostanti ad entrambe le pretese, abortiva e procreativa, cioè l’idea che gli uomini, anzi le donne in questo caso, altro non siano che soltanto “soggetti di desiderio”, per usare la nota formula della filosofa femminista Judith Butler, e che, conseguentemente, il diritto altro non sia che il momento e la tecnica di formalizzazione solenne dei desideri umani, sempre diversi, che si cristallizzano in diritti, sempre nuovi.
L’idea della Pollit rivela quanto distorta sia, insomma, la visione della donna intesa come incarnazione di una volontà assoluta in grado di decidere della vita e della morte del nascituro, e perfino di quali distorsioni e aberrazioni si introducano, sposando l’idea di essere “libere di abortire”, nel mondo del diritto, a cominciare dalla natura e dal ruolo di quest’ultimo.
Sulla terza questione, forse la più filosoficamente interessante, occorre ricordare, nonostante ciò che in contrario reputino la Pollit ed i suoi sostenitori, che l’aborto non è per nulla un evento normale e non traumatico.
Anche qui la scienza è d’aiuto. Nonostante la rivista Internazionale riporti in calce a pag. 46 uno studio pubblicato su Harvard Review of Psychiatry del 2009 secondo cui non vi sarebbero ripercussioni psichiche sulla donna che ha abortito volontariamente, lasciando intendere che non vi sarebbero evidenze scientifiche sulla cosiddetta PAS, cioè Post-Abortion Syndrome, ovvero Sindrome Post-Aborto, sembra che si ignorino tutti gli altri numerosissimi ed autorevoli studi scientifici che invece dimostrano quanto l’aborto sia traumatico per la dimensione psichica della donna che vi incorre, pur volontariamente.
Tra tutti si può ricordare quello a firma di Carlo Bellieni pubblicato nel 2013 su Psychiatry and clinical neurosciences sulle conseguenze psichiche negative dell’aborto volontario o anche lo studio pubblicato nel 2004 sulla prestigiosa ed autorevole rivista Human Reproduction sull’aumentato fattore di rischio di nascite pretermine per quelle donne che hanno già avuto un aborto volontario.
Al di là del dato scientifico, tuttavia, ciò che colpisce è l’idea che l’aborto debba essere necessariamente considerato come un normale evento nell’esistenza della donna; la Pollit, forse, non si rende conto che un tale evento potrebbe anche essere considerato pur normale in riferimento all’esistenza dell’abortente, ma non di certo in riferimento all’esistenza dell’abortito che per l’appunto viene radicalmente negata.
Sembra opportuno, allora, ricordare proprio le parole di un celebre giurista dello spessore di Giuseppe Capograssi che in ordine al desiderio della cultura contemporanea di normalizzare tutto ciò che non lo è così ebbe a scrivere: «Di qui lo scambio così caratteristico che la nostra epoca ha fatto dell’anormale per il normale; l’abolizione anzi dell’anormale come tale; la canonizzazione di tutti gli impulsi e le ossessioni anche le peggiori come cose normali e lecite».
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Informati bene… igli embrioni sono bambini piccolissimi… ho visto gli aborti …e gli embrioni abortiti hanno manine piedini gambe braccia testa e cuore…fatti un giro su internet e vediti le foto…mi dispiace…devi trovare qualcos altro per giustificare un omicidio
PER LENA
Innanzitutto, grazie per la risposta, grazie per la “lezioncina” e, soprattutto, grazie per avermi definito “prepotente”, “intollerante”, “schiavizzatore”.
Non so tu, ma ci sono persone che considerano e rispettano anche i punti di vista degli altri.
Non so tu, ma non tutte le donne si considerano ” vittima del meccanismo biologico della fecondazione contro il proprio volere “.
Non so tu, ma ogni donna che desidera un figlio non considera di certo l’embrione ” solo l’oggetto in cui si immedesima la prepotenza di certe persone ” .
Non so tu, ma io sono stato un embrione e ringrazio che per qualcuno le mie aspettative di vita non sono state ” una costruzione del tutto artificiosa “.
Ritieni che l’embrione sia solo un ammasso di cellule ?
Allora non capisco perché bisognerebbe asportarlo ?
E’ proprio chi lo vuole asportare che non pensa certamente che si tratti di un ammasso di cellule, ma di una futura persona.
Per non parlare delle battaglie legali sugli impianti degli embrioni conservati, non avrebbero alcun senso se si trattasse solo di ammassi di cellule.
Cosa ci vuoi fare, come vedi, i punti di vista sono più di due.
Non so tu, ma non tutte le donne si considerano ” vittima del meccanismo biologico della fecondazione contro il proprio volere “.
Infatti l’interruzione volontaria di gravidanza non è un obbligo. E’ una scelta per quelle come me che non avendo interesse alla maternità e non facendo nulla volontariamente che possa causare una gravidanza, se si ritrovassero incinte sarebbero sicuramente vittime del meccanismo biologico della fecondazione.
I punti di vista sono più di due
sì ma uno è il punto di vista della persona direttamente interessata dall’evento biologico di cui è vittima e che dovrà subire nel suo corpo
l’altro è quello di un gruppo di opinione che a quell’evento è totalmente estraneo
io direi che abbia titolo per prevalere, nella risoluzione della singola vicenda individuale il primo
Cara Lena,
en passant e con la stima che ha sempre distinto i miei rapporti con te, faccio presente che non è una novità in un ordinamento giuridico la tua volonta ed il tuo corpicino “subisce” la volontà un gruppo di “opinione che a quell’evento è totalmente estraneo” : ti è impedito di fare testamento se intaccchi la quota legittima, (Codice Civile); ti è impedito di associarsi segretamente, (art.18 della Costituzione); ti è impedito di professare riti contrari al buon costume, art. 19 Cost. ; ti devi mettere la cintura mente guidi o il casco sulla moto e tralascio altri .
Quindi alle tue scelte, indipendentemente dalla tua capacità di capire o meno l’essere umano che vuoi uccidere, ti si può imporre limiti nell’interesse di tutti anche se ciò turba il tuo cuoricino.
Questo per ribadirti che il dirti no è legittimo se fai male a tutti.
Il divieto di disporre dei beni riservati ai legittimari non incide sul corpo del testatore, ma solo sulla sua libertà economica.
Il divieto di associazione segreta (a parte la sua facile eludibilità senza alcuna conseguenza), non incide sul corpo e sull’integrità fisica di chi vuole costituire un’ organizzazione.
Così in tutti gli altri casi si tratta di limitazioni della libertà di compiere azioni sul mondo esterno o nel mondo delle relazioni, non di imposizione di una prestazione corporale che tra l’altro danneggia il corpo di chi la subisce e crea profondi malesseri e disagi psichici.
La donna che si libera di una gravidanza indesiderata non nuoce a nessuno.
La donna uccide un bambino…..ti entra in zucca invece dui dire che non “nuoce a nessuno”. Questo è il centro della discussione sull’argomento e me ne frego che tu lo minimizzi o lo ignori o te ne esci che il mio è un ideale (perchpè non lo è ..tu sei cieca). Tutti gli esempi che ti ho fatto sopra sono limitazioni in quanto reputati controproduttuivi a tutti, e questo nonostante i malesseri psichici, piccoli o grandi che possono sentire i destinatari delle limitazioni i quali, in forza del disagio, non possono rivendicare alcunchè. Se un ragazzo non vuole andare a scuola il disaggio psichico te lo scordi se sei genitore e lo devi mandare per forza. Se devi difendere una nazione e devi andare in guerra, il disagio psichico della vista dela sangue non ti consente di stare a casa.
Quindi la rivendicazione di chi se ne infischia del tuo disagio psichico perche vede un bambino ucciso è legittimo.
l’embrione è un bambino solo nella tua immaginazione.
le interruzioni volontarie di gravidanza per salvaguardare il benessere della donna, si fanno quando il feto non è ancora un bambino che attende solo di essere estratto dall’utero. infatti dopo sarebbero inutili, oltre che impossibili, perché se c’è un bambino, non si può più abortire, ma solo partorire prematuramente e poi uccidere o lasciar morire il bambino.
il bambino non lo vedi solo per la tua perversione. io lo vedo benissimo . Tu non lo vedi come non vedi altre cose . la colpa è la tua disumanità. Per te stabilire “un inizio”è solo una razionalizzazione di questo … i tuoi criteri infatti sono arbitrari ma strumentali ai tuoi scopi. Un bambino non nato lo uccideresti pure dopo se ci fossero modalità “utili” e “possibili” per liberarti di un fastidio.
@lena
@lena
cara informati bene. L embrione e’ gia’ un bambino. Ho visto aborti e ti assicuro che gki embrioni abortiti nel periodo che definisci (per salvaguardare la salute della donna) sono bambini a tutti gli effetti …piccolissimi ma bambini con manine gambine piedini testa e CUOREEEEE. Cara fatti un giro su internet e guarda le foto e poi parla. Inventa qualcos’altro per giustificare un omicidio
Li ho visti bene, sono soltanto abbozzi di corpi umani in fase di costituzione. E mi sono informata molto bene anche sul processo di formazione e attivazione del sistema nervoso centrale, senza il quale quelli pur avendo forma ominoide sono soltanto corpi, come i cadaveri con cervello totalmente privo di funzione ma a cuore battente grazie ai macchinari. Il battito cardiaco dell’embrione è un fenomeno periferico, è dovuto alla contrattilità delle fibre.muscolari di cui è costituito il foglietto a u da cui si svilupperà il cuore. Non c-è ancora funzione cardiocircolatoria centralizzata controllata dai nuclei del tronco encefalico.
Se fosse un bambino, lo si potrebbe estrarre dall’utero subito e vivrebbe tranquilamente nell’ambiente esterno, magari dopo un po’ di tempo nell’incubatrice, non credi?
Ho visto bene gli embrioni durante le prime settimane, anche se all’ottava settimana compaiono gli arti e assumono una forma ominoide, resta che non si tratta ancora di organismi umani completamente costituiti, mancano tutti gli elementi di base: la cute, le ossa (ci sono solo cartilagini), i polmoni, e il cuore di cui tu parli è soltanto un foglietto di tessuto contrattile, da cui si formerà il cuore proprio degli organismi umani. E mi sono informata molto bene anche sul processo di formazione e di attivazione del sistema nervoso centrale, senza l’azione coordinatrice del quale, non sono possibili neppure organismi meramente vegetativi. Il battito cardiaco dell’embrione è un fenomeno periferico, dovuto alla contrattilità delle fibre nervose di cui è fatto il tessuto da cui si formerà il cuore organo come è presente in un bambino.
Quando c’è l’embrione, non c’è ancora né un corpo umano costituito, né un cervello umano in grado di provare le più elementari sensazioni che sono poi la base della soggettività che distingue uomini ed animali dai meri fenomeni biologici.
Ti ho risposto, ribadendo che “l’immaginazione” (ma pervertita) è la tua. In quanto misuri opportunisticamente la realtà in base ai tuoi bisogni fisiologici.
Tutto qua Lena….sei solo questo. Esprimi la più misera delle umanità
Ma la moderazione si è scatenata contro di me.
Lo stesso discorso vale per il tuo punto di vista.
L’embrione, di fatto, è una fase che precede il vero e proprio organismo umano, è una fase o un’entità biologica sui generis, intermedia fra l’ovulo fecondato (gruppo di cellule contenente il materiale genetico) e il bambino.
Ma tu (ma il discorso vale per gli antiabortisti in generale) ci vuoi vedere già un bambino perché misuri la realtà opportunisticamente in base al tuo bisogno, alla tua volontà di imporre alle donne (che non lo desiderano) di prestare il proprio corpo affinché l’embrione si trasformi in bambino.
L’embrione è un organismo umano in una fase particolarissima (non “diventa” un organismo umano) . Non è questione di forma peso e colore. Io non attribuisco nessun criterio soggettivo …. è di partenza è nel suo divenire. E questo criterio sicuro non mi fa sbagliare nell’uccidere . Tu con il tuo sì.
Il dolore da parto è considerato uno dei peggiori, secondo forse solo al dolore oncologico che però ha altre caratteristiche. Tant’è che finalmente l’eliminazione del dolore durante il parto con l’epidurale è stato finalmente inserito nei LEA e ogni donna ha il diritto di richiedere l’epidurale gratuitamente. Per cui dire che il dolore da parto è il male minore dimostra tutta la tua insensibilità, complimenti!
L’epidurale riduce, ma non elimina del tutto la sofferenza del parto, basta considerare che non può essere effettuata prima dell’inizio del travaglio e che non agisce su tutti i sintomi neurovegetativi, tanto che in alcuni paesi insieme all’epidurale somministrano anche oppiodi di sintesi o gas anestetico; certo per una donna che ha scelto di affrontare questa esperienza per suo convincimento e desiderio è già un aiuto. In realtà l’unico sistema per un parto senza traumi è il cesareo anticipato programmato prima dell’inizio del travaglio, possibilmente con anestesia totale, ma con tutti i rischi dell’intervento chirurgico, della cattiva cicatrizzazione della ferita, di danneggiamento dei muscoli addominali (per qianto spesso basta la gravidanza stessa a danneggiarli).
Che dire di voi? Marcite pure nella vostra campana di vetro asettica. Gli altri esseri umani continueranno ad amarsi e riprodursi.
Ma nessuno vuole impedire a chi lo desidera di riprodursi. Qui se c’è qualcuno che vuole interferire con la salute e le scelte degli altri sono gli antiabortisti.
Filomena – Lena
la gravidanza è una funzione naturale, tutti siamo nati grazie ad una gravidanza. Il dolore di un parto naturale si supera e si dimentica nel momento stesso in cui si vede il nascituro. Voi due, per una visione arida della vita, priva di autentica solidarietà con il prossimo (mi giocherei tutto che lo siete anche nei confronti di chi vi è vicino tutti i giorni) senza nessuna dimensione di profondità ( e lo si legge in ogni argomento che affrontate) con una idea di liberta limitata all’assecondare ogni impulso, con un sicuro odio verso quelle donne che hanno il talento di farsi amare per una intera vita (perché ci sono persone con una ricchezza per voi sconosciuta) misurate tutto con la vostra cecità. Lena in particolare , la parola “non mi interessa” l’ha utilizzata anche per giustificare il mercimonio di persone. Filomena non ha visto la differenza tra una donna che lavora ed una che si prostituisce. Entrambe che nel contempo che scaccereste ogni embrione al mondo siete generose a svendere ai gay dei bambini perché hanno il “diritto civile” (ovvero hanno il diritto di “avere” delle persone). Leggervi in successione nei post è devastante per guastare una mattinata. Di voi due non mi meraviglierebbe neanche che tinteggiaste le stanze della vostra casa di nero per poter dire che è un vostro diritto.
Tralascio altri errori, ma questa frase la voglio precisare: “Leggervi in successione nei post è devastante, e riuscite a guastare una mattinata”
Il fatto che la gravidanza sia un meccanismo naturale non significa che sia a vantaggio dell’individuo che la subisce, che per lui sia un bene, è un meccanismo che avvantaggia sicuramente la specie, ma non la donna. Anche la morte è un meccanismo naturale che serve per fare posto ai nuovi rampolli della specie, ma ogni individuo cerca di evitarla.
Trovo secondario l’aspetto se è o meno un vantaggio per la donna. Perché quando parlo di meccanismo naturale non lo è come la crescita dei peli o delle unghie: ma è la presenza di un essere umano (elemento che è centro di ogni discussione sull’argomento). Tu questo elemento non lo vedi per un deficit umano.
Prendendo spunto dal fatto che la morte “ognuno vuole evitarla” ci troviamo davanti il paradosso che anche questa elementare verità viene messa, da gente a te simile, in discussione
PER LENA
“L’aspirazione di un embrione che non si vuole far diventare bambino nel proprio corpo sarebbe un trauma”
No so tu, ma io, se fossi stato quell’embrione, non mi sentirei traumatizzato : penserei di essere stato soppresso.
“Subire un travaglio e parto forzoso è una cosa normalissima”
Non so tu, ma io, se fossi il nascituro, mi sentirei come uno scampato dalla condanna a morte.
Non so tu, ma per miliardi di donne nel mondo, il parto non è certo il peggiore dei mali. Non so tu, ma per milioni di feti nel mondo l’aborto è il peggiore dei mali.
Come vedi dipende sempre dai punti di vista. Non so tu, ma io, se guardo al passato non vedo altro che questo : conta solo il punto di vista del più forte. Non so tu, ma io, se guardo al presente, ho la sensazione che non è cambiato nulla.
Quella del “punto di vista dell’embrione ” è una costruzione del tutto artificiosa; il feto nei primi mesi non è naturalmente capace di avere alcun punto di vista, sia pure a livello di mere sensazioni; sei tu che nell’embrione proietti te stesso e la tua volontà retrospettiva di nascere a tutti i costi, una volontà che intanto puoi avere perché non sei un embrione, trasformandola nella pretesa sul corpo di un’altra persona, la pretesa ideale che avresti di schiavizzare la donna che ti ha generato alle tue esigenze viene da te rivolta verso le donne in generale. L’embrione non è un sogetto debole che chiede aiuto e solo l’oggetto in cui si immedesima la prepotenza di certe persone.che non possono tollerare l’idea che la loro madre abbia avuto il potere di escludere la loro venuta all’esistenza. Il vero soggetto debole della situazione è la donna vittima del meccanismo biologico della fecondazione contro il proprio volere che per potersi sottrarre all’insulto della natura ha bisogno della tecnica che la malvagità e la prepotenza di chi vuole la procreazione sempre e comunque le nega. I punti di vista in effetti sono due, quello della donna vittima di gravidanza indesiderata e quello della volontà di potenza dell’antiabortista che vuole servirsi del corpo di quella per attuare il suo desiderio di fare in modo che ad ogni concepimemto segua sempre la formazione di un bambino.
Questa è la versione di shiva al femminile……………poveretta….
Adesso ve la do io una bella idea che sconvolgerà tutti quanti! Ma perché visto che c’è tanta richiesta di coppie che non riescono ad avere figli e la signora Lena qui sopra giustamente dice che non possiamo costringere queste donne a “portare a termine” la gravidanza, perché non trasferiamo l’embrione nell’utero di una donna in cerca di un figlio? Sarebbe di certo eticamente meglio che porre fine alla vita di un essere umano. Così vedremo se per diritto al l’aborto di intende uccidere il proprio figlio come penso io o è solo un discorso di “gravidanza indesiderata”
La butto lì ditemi che ne pensate, sopratutto la commentatrice che si firma “Lena”
Non credo che nel momento sia tecnicamente fattibile; se lo fosse io personalmente non avrei niente contro, per me l’importante è che mi tolgano l’embrione dal corpo prima che produca danni irreparibili e ovviamente senza procurarmi altri danni per togliermelo
Scusami, Lena, il danno è nascere? Ti auguro di essere travolta da una scolaresca delle elementari.
No, il danno a cui mi riferivo è quello che (in questa ipotetica procedura di transfer di un embrione da un utero all’altro) avrebbero potuto procurare al mio corpo.
Io ti dovrei augurare, ma non sono abbastanza cattiva per farlo, di soffrire sulla tua carne le sofferenze che vorresti infliggere alle donne che non hanno interesse a riprodursi in nome del tuo ideale della nascita a tutti i costi.
Alle donne fa schifo quello che pensi tu, ma a tutte anche quelle che hanno una gravidanza indesiderata (ne ho conosciuto). tu sei una perla rara, un puro esempio di riduzionismo genitale. Si diventa così quando non si mai stati amati.
Yoyo mi ha anticipato come augurio: ho pensato che tu identificata dai bambini di un asilo, questi ti circondano e ti sommergono e te gonfiano. Ma sono sicuro che un anima come la tua al solo tentativo di avere in braccio un bambino o li fai piangere o ti fai donare cacca e piscio.
mi pare proprio che tu stia deliberatamente farneticando.
ecco da dove trae le sue ferree convinzioni la ” dolce ” lena.
“la canonizzazione di tutti gli impulsi e le ossessioni anche le peggiori come cose normali e lecite”
circa 800 anni fa, qualcuno scrisse di una vicenda assai più antica:
“A vizio di lussuria fu sì rotta
che libito fè licito in sua legge
per torre il biasmo in che era condotta”
(Inferno, canto V)
Nulla di nuovo sotto il sole.
Peccato che non sempre le donne che devono ricorrere all’aborto siano lussuriose, anche una donna sessualmente inattiva perché non interessata al sesso o una donna omosessuale può essere vittima di uno stupro. Senza considerare che sono comunque gli uomini che hanno la maggiore necessità fisiologica di fare sesso e che sono quindi soprattutto loro ad indurre le donne ad avere rapporti sessuali.
Se proprio ossessionata. Gli aborti per stupro saranno lo 0, rispetto alle decine di altri. E neanche uno stupro lo giustifica.
che gli uomini abbiano più bisogno di fare l’amore è una convinzione molto antiquata e non rispondente alla realtà; realtà fatta comunque e sempre di persone singole, diverse le une dalle altre e indipendentemente dal sesso, realtà non giudicabile attraverso la solita presa in considerazione di intere categorie (gli uomini, le donne, ecc)
Si, ma alla fine , i maggiori consumatori di sesso sono gli uomini. Ma con questo io non volevo esprimere un giudizio morale negativo sugli uomini, si tratta di un fatto biologico (e mi immagino che non tutti gli uomini lo vivano in modo egosintonico). E’ proprio per il modo in cui funziona l’apparato genitale maschile che l’uomo ha il bisogno fisiologico di attività sessuale. Questo non significa che non esistano anche donne appassionate di sesso e con una forte carica libidica. Ma per l’uomo spesso si tratta di un bisogno da soddisfare perfino controvoglia.
Non sono convinta del maggior impulso sessuale degli uomini, in particolare di quel “controvoglia”, non foss’altro per il fatto che un uomo “controvoglia” non “funziona” …
Descrivi bene il profilo di una umanità concentrata sui genitali. In questo tutto si spiega compreso il valore che dai alle cose .
Fredda e mortifera.
Ma si accorgono di quanto sono disumani?
E voi non vi rendete conto di quanto siete disumani, ritenendo che sia una cosa normale forzare una donna che non vuole un figlio e non crede nei vostri valori etico-religiosi a subire gravidanza e parto sul proprio corpo, contro ogni sua volontà ed interesse?
L’aborto (volontario)sarebbe una cosa anormale e traumatica e, invece, la gravidanza vi sembra la condizione normale di un organismo umano in pieno stato di benessere? L’aspirazione di un embrione che non si vuole far diventare bambino nel proprio corpo sarebbe un trauma, mentre subire un travaglio e parto forzoso è una cosa normalissima, è una passeggiata di relax…
Almeno da certe forzature discende la vita, non trionfa la morte in ogni suo lato.
Certo torturare le persone in nome della vita, questa si che è umanità!
Temo davvero sia d’uopo ricordare a tutti i paladini dell’aborto che costoro, pure negandolo di fronte all’evidenza, sono nati.
Ma quale forma di perversione, ti fa scrivere con convinzione le porcate che scrivi. La gravidanza non è una condizione normale dell’organismo umano per te che pensi che l’organismo umano serve solamente per fottere (magari chiamando questa inclinazione come un evoluto orientamento culturale). L’embrione vale quanto te.
poi però, quando il figlio naturale lo si vuole/pretende a tutti i costi, ecco che come per magia quell’embrione ridiventa sacro.
Procedere nell’ottica dell’articolo de L’Internazionale non porta niente di buono, si radicalizzano gli opposti estremismi e fanatismi, oltretutto è una regressione a una metalità infantile.
Ma guarda che ciascuno, quando tratta delle sue decisioni personali, può considerare sacra qualsiasi cosa, anche un batterio, però non può pretendere una legge che vieti agli ALTRI di usare gli antibiotici (e guarda che ci sono uomini tanto folli, ma non meno di voi, i giainisti, che venerando la vita come divina oltre i confini della specie umana – chissà perché voi,invece, molto più utilitaristicamente vi siete posti questo comodo confine – soffrono perfino dell’idea di uccidere germi…).
Forse poi tu vuoi dire che per una donna che cerca un figlio l’embrione è affettivamente importante. Ma non ci vedo nessuna contraddizione con il fatto che, invece, per una donna che non si sarebbe mai fatta ingravidare volontariamenTe e che non desidera un figlio un embrione non abbia alcun valore (non le interessa fargli sviluppare le sue potenzialità biologiche) e lo vede solo come fonte di danni per il suo corpo.
Certe considerazioni riguardano il nostro concetto di umanità, la nostra visione del mondo e non è che possano variare disinvoltamente a seconda di quello che vogliamo o non vogliamo in quel momento, ovvero lo possono, sapendo però che in questi casi si mostra tutta la propria superficialità.
Non può essere che si spinga così tanto su un’idea di individualismo così sfrenato al punto di dire le cose che (confusamente tra l’altro) dici.
Infine anch’io devo (purtroppo) aggiungere che non mi risulta proprio che il ricorso all’aborto per stupro sia una casistica così diffusa.
Io stessa molti anni fa ho abortito, non ero nè in pericolo di vita nè stata violentata, dunque per esperienza personale posso testimoniare che banalizzare con una buona dose di cinismo l’aborto è inconcepibile e disumano.
In ogni caso all’epoca sono andata e ho detto “non lo voglio tenere” e nessuno mi ha chiesto conto di qualcosa.
Dal suo post precedente: “L’aspirazione di un embrione che non si vuole far diventare bambino nel proprio corpo…”.
Alcune piccole considerazioni:
1) “…che non si vuole…”: cioè io non voglio dare alcuna possibilità a quella creatura
2) “… proprio corpo…”: non ci si rende nemmeno conto che quel piccolo è parte di noi
Alcuni consigli:
1) contraccezione: posto che ne esistono di varie e diverse forme, se proprio non desideri la gravidanza in toto, usa un metodo radicale e ti togli il problema
2) se proprio non vuoi assumerti la responsabilità (non della nascita, questo è un falso problema) ma di crescere il bambino, parto anonimo e bimbo immediatamente in adozione
Due considerazioni finali:
l’internazionale viene letto anche dai paolotti cattomaoistiadulti, poi si spiegano certe astrusità che si vedono in parrocchia
se tu puoi dire certe frescacce è perché qualcuno te ne ha dato, mettendoti al mondo, la possibilità
Finale: tutto il dolore del mondo non può nulla di fronte alla bellezza di un bimbo che si stiracchia dopo il primo vagito
ma come ragioni ?? un essere umano che viene alla luce è un valore etico religioso ?? sei con il cervello in pappa
sinceramente: ma lei rilegge i messaggi che scrive prima di premere “invia”?
Di quale parti forzati sta parlando? In quale mondo?
In quale mondo? Nel mondo in cui non esistesse il diritto di abortire.
Nel mondo dove esistono persone brutte e fredde come te. Sei di una tristezza agghiacciante l’unica vitalità la esprimi solo nelle parole “diritto di abortire”.