
Non serve essere “buoni” per essere santi
Se credete di conoscere San Francesco, con ogni probabilità vi sbagliate. È accaduto anche a noi, vittime di leggende e soprattutto di favole di ogni tipo. Il Francesco edulcorato, caramelloso, vagamente utopistico che ha alimentato tanto spiritualismo da supermarket, in realtà non è mai esistito. Per conoscere il Francesco vero si deve leggere la bellissima biografia che Jacques Le Goff ha pubblicato qualche mese fa per Laterza (L. 28mila; in realtà è la raccolta degli studi che il grande storico francese ha dedicato al santo, ma che nell’insieme compongono una vera biografia). Se una lettura simile è troppo impegnativa, potete limitarvi allo stupendo articolo che ne ha tratto Massimo Borghesi, docente di filosofia, sull’ultimo numero di 30giorni. Cosa se ne deduce? Che Francesco era un uomo definito da un solo fatto: la certezza della presenza di Cristo, dentro il tempo, dentro la precarietà del reale. È una certezza sperimentata giorno per giorno, gesto per gesto e da cui si origina la sua ilarità, la sua magnanimità nei confronti del mondo, il suo realismo che lo portava a trattare con tutti. Non aveva nessun problema di egemonie né di propaganda. Gli bastava quel che aveva incontrato e il piccolo gregge che gli andava dietro. Non perdetevi queste due occasioni di impattare con il vero Francesco. Non sapete quale stupore riserva la storia di un uomo che nella tranquilla certezza di essere un niente ha appoggiato ogni istante della sua vita al braccio di Dio.
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