In un tempo di migrazioni epocali, l’Europa si sta dimostrando in grado di dare risposte adeguate? Siamo ancora capaci di unire civiltà tanto diverse tra loro per far tornare il Mediterraneo ai fasti antichi?
Ne abbiamo parlato con Jason Azzopardi, che abbiamo incontrato a Pantelleria, dove ha partecipato a una tre giorni di dibattito – organizzata dal Movimento Cristiano Lavoratori in collaborazione con Efal, Fondazione Italiana Europa Popolare, ed Eza – nel corso della quale sono stati affrontati i temi “caldi” che investono non solo le scelte di Malta in tema di flussi migratori e di accoglienza, ma anche il futuro stesso dell’UE, con tutti i limiti di una politica unitaria europea che ancora non esiste.
Azzopardi è l’interlocutore giusto per affrontare questi temi. Nonostante la giovane età è una vera personalità della vita politica maltese, con un bagaglio di esperienza di tutto rispetto. Classe 1971, avvocato penalista con un Master in Finanza, esponente di spicco del Partito nazionalista maltese (che aderisce al Ppe), in Parlamento dal 1998, è stato Presidente della Commissione Affari Esteri, parlamentare europeo e capo della delegazione parlamentare per l’Assemblea parlamentare dell’OSCE. Nel 2008 è stato nominato Sottosegretario di Stato alle entrate e al demanio del Ministero delle finanze e, nel gennaio 2012, Ministro per la concorrenza leale, le piccole imprese e i consumatori. Insignito nel 2010 del Premio Mondiale “Junior Chamber International Young Persons”, e inviato di Malta per la PMI alla Commissione europea.
In Europa e nel Mediterraneo in particolare si sta giocando una partita fondamentale per il futuro stesso della costruzione europea e per la tenuta del suo sistema democratico: ci riferiamo all’emergenza immigrazione, tema dai risvolti epocali, davanti al quale l’UE si sta dimostrando incapace di offrire risposte unitarie e concordi. Qual è la sua opinione in merito?
Il mondo, e non solo il Mediterraneo, sta attraversando momenti turbolenti, e ciò è ancor più evidente se guardiamo al Medio Oriente.
Direi con umiltà e con prudenza, ma anche con fermezza, che la decisione del Presidente degli Stati Uniti di trasferire la sede dell’ambasciata a Gerusalemme, nonostante le decine di morti civili sia fra gli israeliani che fra i palestinesi, avrà il risultato di inasprire ulteriormente l’odio, di aumentare la rabbia e di allontanare la possibilità di un accordo duraturo.
Ovviamente il Medio Oriente fa parte del Mediterraneo. E Malta ha sempre sostenuto che non ci può essere pace in Europa se non c’è pace nel Mediterraneo e viceversa.
In secondo luogo – e qui tocco una questione che riguarda l’Italia, pur con tutto il rispetto per le decisioni sovrane del popolo italiano – gli avvenimenti cui stiamo assistendo nella formazione del nuovo governo in Italia avranno sicuramente effetti non marginali: con un governo che desse piena attuazione alle politiche annunciate in tema di immigrazione, di certo le situazioni cambierebbero di conseguenza e l’impatto sui paesi vicini all’Italia non sarebbe da poco.
In terzo luogo l’euro: l’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea e davvero non sarebbe possibile pensare un’Europa senza l’Italia. Ma, da quel che leggiamo sui giornali, le dichiarazioni che stanno facendo i due esponenti di M5s e Lega in tema di euro mi pare che destino non poche preoccupazioni: l’Italia non è un Paese piccolo, ha anzi un’economia molto sviluppata, e l’impatto di qualsiasi decisione andrà comunque al di là del confine italiano.
Ecco, in sintesi credo che questi tre elementi siano fattori essenziali per interpretare ciò che sta succedendo. Personalmente non ho molta fiducia nel futuro che ci attende nei prossimi mesi, ma spero tanto di sbagliarmi.
E sulla tenuta democratica dell’Europa…?
Mi preoccupa la tenuta democratica dell’UE, che recentemente ha già subito la Brexit… È questo il risultato di una politica demagogica e populista, peraltro non limitata alla sola Inghilterra. In realtà l’euro, pur con tutti i suoi difetti, è un progetto che ha protetto l’Europa, anche nel corso della crisi finanziaria che ci ha investiti dal 2009 in poi. Una crisi che certamente alcuni Paesi hanno subito più di altri, ma quel che non si dice è ciò che sarebbe invece potuto succedere se non avessimo avuto l’euro.
Il punto è che l’Europa ha perso molti dei suoi statisti, e ha fatto invece posto a politici che non sono in grado di avere una visione lungimirante, incapaci di pensare alle generazioni future anziché al proprio tornaconto personale: è l’affermazione del dio denaro, dell’avidità che domina il nostro tempo.
Sotto questo profilo saranno determinanti le elezioni europee del prossimo anno, che ci daranno modo di verificare se certe scelte politiche sono state condivise o meno dagli elettori europei.
Gli esiti del vertice de La Valletta del febbraio 2017, con la dichiarazione dei 28 leader UE uniti nel cercare di arginare i flussi illegali in entrata, prediligendo le rotte turche e quelle dei Balcani occidentali, sembrano quasi aver fornito al Governo maltese il là per svincolare l’isola dagli sbarchi, come poi in effetti è avvenuto. E’ d’accordo con questa analisi? Cosa ne pensa?
Diciamo innanzi tutto che la situazione è molto cambiata dopo il 2013, quando è stato concluso un accordo fra il governo laburista maltese e il governo Renzi. È un fatto non opinabile che da allora gli sbarchi a Malta siano praticamente del tutto cessati, vicini al numero zero.
Certo, sicuramente l’Italia ha fatto molto, il sud in particolare si è speso con generosità prendendosi carico della prima accoglienza di quanti sono stati salvati in mare, e di questo non possiamo non tener conto. Sta di fatto che da allora a Malta abbiamo smesso di preoccuparci per i flussi migratori che non sono più percepiti come un’emergenza. Rimangono certo i problemi legati all’integrazione dei migranti sbarcati a Malta prima del 2013, ma la questione vera per noi, ora, è cercare di capire cosa succederà se in Italia si dovesse definitivamente affermare un governo Lega-M5S.
La domanda da porsi è come mai ancora non si sia formata una coscienza europea: siamo davanti a culture profondamente diverse sotto ogni punto di vista e la questione ancora aperta è come lavorare uniti per l’integrazione.
Di fatto ultimamente Malta non è stata più soffocata dagli sbarchi, come invece ancora avviene in Sicilia e in alcune isole greche: e ciò nonostante la collocazione geografica dell’isola, che si trova proprio sulla tratta che le navi delle ONG percorrono regolarmente per salvare i migranti in mare, addirittura più vicina all’Italia di quanto non lo sia la stessa Lampedusa. A fronte di questa nuova situazione, le cronache riportano che Malta nell’ultimo anno ha vissuto un boom economico, con il turismo in crescita del 6%. Come legge questi dati?
Diciamo anzitutto che non è una coincidenza. La risposta sta nel fatto che il governo laburista maltese si è mosso molto attivamente sul piano della vendita dei passaporti: questo ha portato a Malta moltissimi soldi, soprattutto da milionari russi, ucraini, arabi. Si tratta tuttavia di una scelta politica che, se ha portato molto denaro a Malta, ha però fortemente impoverito il ceto medio maltese che oggi non è più in grado neanche di permettersi il costo di un affitto, con molta gente costretta ad abitare in garage senza luce né acqua. La conseguenza di questo impoverimento è stata l’aumento esponenziale dei conflitti sociali per l’allargarsi della forbice fra ricchi e poveri… Sono realtà nuove, queste, di cui non possiamo non tener conto: Malta attraversa un periodo in cui si è alzato il tenore di vita, ma non la qualità della vita delle persone.
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