
Nigeria. Bruciarono la cristiana Deborah per “blasfemia”: tutti assolti

È passato oltre un anno da quando una folla inferocita di giovani islamici, il 12 maggio 2022, prese Deborah Samuel, la lapidò e la bruciò viva a Sokoto, capitale dell’omonimo stato nella parte nord-occidentale della Nigeria. La giovane studentessa cristiana di 22 anni del college universitario Shehu Shagari di Sokoto fu uccisa in modo orribile per false accuse di blasfemia, innescate da un messaggio vocale inviato su Whatsapp ai compagni di corso. Che fine hanno fatto, un anno dopo, i suoi assassini? Sono stati scagionati.
«Gli assassini di Deborah assolti»
All’orribile omicidio che sconvolse il mondo intero parteciparono circa duecento musulmani, ma solo due furono incriminati con l’accusa di «cospirazione criminale» e «disturbo della quiete pubblica»: Bilyaminu Aliyu and Aminu Hukunci.
I due giovani, difesi da un esercito di 34 avvocati musulmani, si dichiararono non colpevoli all’udienza del 20 ottobre, dopo essere stati rilasciati su cauzione. Pochi giorni fa si è scoperto che il 30 gennaio entrambi gli imputati sono stati assolti per «mancanza di prove».
Il pubblico ministero, infatti, senza addurre giustificazioni non si è presentato al processo per quattro udienze di fila (il 28 novembre, l’8 dicembre, il 29 dicembre e il 30 gennaio) dopo aver chiesto il 3 novembre che il caso venisse aggiornato per l’assenza dei testimoni. La mancanza dell’accusa ha portato al decadimento del processo per «mancanza di prove».
La protesta contro il governatore
Dopo aver scoperto l’incredibile esito del processo, la Human Rights Writers Association of Nigeria (Huriwa) ha presentato una petizione alla Corte criminale internazionale chiedendo l’arresto del governatore di Sokoto, Aminu Tambuwal, ritenendolo responsabile di non aver voluto perseguire gli assassini di Deborah.
Nella petizione la Huriwa scriveva che in questo modo lo Stato «incoraggerà altri miscredenti a condurre crimini simili nella totale impunità».
Un altro linciaggio per blasfemia a Sokoto
È esattamente quanto accaduto a Sokoto. Domenica in città è stato linciato a morte al mattatoio un macellaio musulmano dopo essere stato accusato di blasfemia. Usman Buda sarebbe stato massacrato da una folla di musulmani dopo aver espresso «frasi offensive» nei confronti del profeta Maometto.
Il caso è controverso dal momento che Buda faceva parte della setta sunnita ultraconservatrice Izala, arrivata in Nigeria negli anni ’80 dall’Arabia Saudita. Al momento nessuno è stato indagato per l’omicidio del macellaio.
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