
Cortocircuito non binario ai Brit Awards

Pochi giorni fa sono state rivelate le nomination ai Brit Awards 2023, i premi per i migliori artisti musicali britannici, e – come spesso succede quando ci sono esclusioni importanti – sono scoppiate le polemiche. Già, perché a contendersi il titolo per miglior artista britannico del 2022 ci sono solo maschi. Il fatto è che dallo scorso anno – su pressione in particolare di Sam Smith, artista nato maschio e che oggi si identifica come non binario e usa il pronome “loro” per parlare di se stesso – i Brit Awards hanno eliminato le categorie di genere: niente più premio al miglior artista maschile e alla miglior artista femminile, per fare sentire a proprio agio chi non si sente né carne né pesce.
L’inclusione che discrimina
Chi si occupa di selezionare i premiabili guarda dunque solo al merito degli artisti in lizza, e a quanto pare quest’anno nessuna cantante donna merita tale riconoscimento. Ma la cosa più curiosa di questa vicenda sono proprio le proteste. «Perché non c’è nessuna donna nominata come best artist?», si chiede indignata la BBC. Ma come, non si fa che ripetere che il genere è un’imposizione culturale assegnata alla nascita, che non c’è differenza tra maschi e femmine, si cancellano le categorie e poi ci si stupisce se nessuna donna viene nominata? Che differenza fa?
Tranquilli, rassicurano gli organizzatori del premio, le star femminili sono ben rappresentate in altre categorie, e poi lo scorso anno il premio senza genere lo ha vinto Adele. La quale, tra l’altro, ritirandolo aveva confessato di capire «perché il nome di questo premio è cambiato, ma amo davvero essere una donna ed essere un’artista donna», provocando qualche critica e non pochi mugugni.
Non soltanto i Brit Awards, altri premi gender neutral
La meritoria battaglia di Sam Smith (e di Will Young) parte – come sempre in questi casi – dal suo disagio nel ricevere un eventuale statuetta con sopra scritto “maschio”, lui (loro) che si sente non binario. Poiché viviamo nell’èra in cui tutto è sopportabile tranne il fatto che qualcuno possa sentirsi offeso, dall’anno scorso i Brit Awards sono diventati senza genere, in modo da «riflettere la società in cui viviamo». Risultato: in lizza per il premio di migliore dell’anno ci sono solo maschi, o meglio, “persone con il pene”. Da inclusivi nelle intenzioni a discriminatori nei fatti, i Brit Awards potrebbero essere soltanto l’inizio: l’attrice Emma Corrin, Lady Diana in The Crown, ha chiesto premi gender neutral anche nel cinema dopo essersi sentita fortemente a disagio per la nomination come miglior attrice ai Golden Globes.
Ma è giusto, si chiede Brendan O’Neill su Spiked, che le categorie dei premi cambino «per accogliere le convinzioni bizzarre di una cricca non binaria?». In fondo sono Smith, Corrin e «le altre celebrità alla moda post-gender che hanno rinunciato al sesso e, per estensione, ai premi sessuati. È una loro scelta perché i premi dovrebbero cambiare?».
Il narcisismo pericoloso dei non binari
Si tratta di casi esemplari di narcisismo patologico: «Queste persone credono davvero che il mondo intero dovrebbe modellarsi attorno alla loro ideologia. I premi maschili e femminili devono essere eliminati. I bagni femminili, gli spogliatoi e altri spazi privati devono essere aperti agli uomini che si sentono donne. Anche il linguaggio stesso deve essere distorto e piegato ai sentimenti di identità di queste persone […]. “Per il narcisista, il mondo è uno specchio”, ha detto Christopher Lasch. Il narcisista deve sempre vedere “il proprio ‘sé grandioso’ riflesso nelle attenzioni degli altri”, ha detto. Così è con il movimento trans. Si aspetta che ogni ambito della società – ogni cerimonia di premiazione, ogni spazio femminile, ogni tradizione linguistica – si inchini davanti alla sua convinzione astorica e di post-verità secondo cui le persone sono qualunque sia il sesso che dicono di essere».
Il caso della “transfobica” JK Rowling
È un narcisismo che non accetta obiezioni, ma anzi le addita come offensive e le cancella: è il caso di JK Rowling, la scrittrice di Harry Potter che da anni è attaccata e insultata per avere detto che esiste la parola “donne” per definire le “persone con le mestruazioni” e che «non si può cancellare il concetto di sesso». “Transfobica”, “terf”, la grande scrittrice britannica è stata insultata, minacciata di morte e assurdamente esclusa persino dalle celebrazioni per i vent’anni dall’uscita del primo film del suo Harry Potter. Ultima novità, nella folle battaglia per i diritti dei trans e contro la Rowling, un canadese si è messo a rilegare i libri di Harry Potter togliendo il nome dell’autrice da copertina, dorso e pagine interne.
Un’operazione in perfetto stile cancel culture, con i “nuovi” libri venduti a prezzi folli (certe battaglie progressiste sono il passatempo preferito per le élite ricche, si sa). «C’è una seria questione filosofica in tutto questo», scrive ancora O’Neill. «Le persone dovrebbero avere il diritto di liberarsi dalla realtà ? dico di no. Sam Smith ed Emma Corrin e gli altri possono indossare ciò che vogliono, chiamarsi come vogliono e usare i pronomi che vogliono. Ma perché il resto di noi dovrebbe stare al loro gioco e abbandonare tutto ciò che sappiamo essere vero e giusto? Sam Smith è un uomo, Emma Corrin è una donna, e non è fanatismo dirlo. La verità non è mai fanatismo».
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