
Neo-omerismi, la madre Gea, e il cuore di Luciano Zeus Moggi
Nei giorni del Moggigate mi è capitato tra le mani un Inno a Gea. L’autore è Omero, non rivolto alla famigerata società di Moggi jr e soci, bensì alla Madre Terra, divinità vasta e potente dell’antichità. Però, a ben leggere, qualche dubbio viene: «Canterò Gea, madre universale, dalle salde fondamenta», la Gea calcistica, con fondamenta dalle parti della famiglia di Capitalia oltre che in casa Fiat, «che nutre tutte le creature del mondo» e «Tutte si nutrono della tua ricchezza». Avendo la Gea buona parte dei giocatori buoni è chiaro che tutte le società ne godevano. «Beato colui che tu onori / con cuore benigno: ha in abbondanza ogni cosa»: se Moggi ti aveva nel suo cuore benigno, si spostavano campionati, pacchetti azionari, società, cartellini per miliardi… Un passo però è oscuro: parla di «bestiame che si moltiplica». Ammesso che De Santis e soci esigessero da Zeus Moggi pure tori e somarelli per nutrire le fameliche zebre, qui forse la metafora indica il moltiplicarsi di bestie che han popolato schermi tv, giornali e stadi, grazie anche al sistema moggesco. Un bestiario colorito e vario. E ora? Non dovrà mica cercarsi un altro, oddio!, un vero mestiere?
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