
Nella teologia portatile di TeleSette, il Cristo di Gibson ha meno pallini del Fantozzi crocifisso
- TeleSette
- Anno XXXIV, numero 14, dall’1 al 7 aprile 2012
- Direttore: Sonia Lamberti
- Titolo: I due VOLTI di un solo AMORE
- Tipologia: Magazine tascabile
- Periodicità: Settimanale
- Prezzo: € 1,00
- Pagine: 146
- Pubblicità: 4%
- Costo di ogni pagina: 0,68 centesimi
La teologia portatile di TeleSette è piuttosto confusa; cerchiamo di rintracciarne le linee guida. In copertina campeggia un inequivocabile santino con Alissa Jung e Paz Vega, ossia “Maria di Nazaret” e Maddalena. “Maria di Nazaret” è scritto proprio così, fra virgolette, probabilmente in riferimento al titolo della miniserie in cui le due attrici recitano o forse nel timore che si possa confondere la copia con l’originale. Fra le due la più ieratica è però Maddalena, che si porta la mano al cuore; e in generale le due hanno la stessa espressione che si rinviene nelle stampe agiografiche che ritraevano (tutti insieme) Giovanni XXIII, Kennedy e Kruscev.
Maria e Maddalena sarebbero i due volti di un solo amore, stando al titolo, ma leggendo l’intervista alla Jung non si capisce bene quale: entrambe amano Gesù Cristo (Andreas Pietschmann)? oppure è la Madonna ad amare sia suo Figlio sia la “grande amica” Maddalena, secondo l’invenzione scenica della fiction? In realtà la faccenda è ben più sfaccettata. Rivela infatti la Jung riguardo alla Madonna: «Come figlia, sa scegliere la sua strada con determinazione; come amica di Maddalena le resta vicina senza condannare i gravi errori di lei; come moglie ama Giuseppe con grande trasporto; infine si comporta come ogni madre che cerca il meglio per il proprio figlio, anche se deve lasciargli fare la sua strada». Come ogni madre? Parrebbe di sì, tanto che per comprendere «il suo rapporto col figlio» alla Jung «è stata utile l’esperienza che ho con i miei (ha un ragazzino di 12 anni e una bambina di 7, ndr)». Il resto dell’intervista è dedicato alla verve latina di Paz Vega, agli esterni girati in Tunisia e a un film on the road che parte da Berlino, tutti elementi poco utili alla delineazione di un catechismo.
Sfogliamo il giornale alla ricerca di ulteriori indizi e, superato lo scoglio non da poco di un’intervista a Osvaldo Bevilacqua che ci presenta i suoi figli («Giorgio è molto english e sensibile… se lo sgridi si offende. Gabriele invece è un piccolo teppista, curioso e ribelle»), appena dietro un ammirevole profilo di Valeria Marini «in forma e dimagrita» ecco che in apertura dei palinsesti appare il Papa impegnato nel rito della Via Crucis, non a torto definito «il momento più commovente della Settimana Santa», «il classico percorso che attira ogni anno migliaia di fedeli».
Nulla da eccepire. Merita invece una sola pallina (il massimo è cinque) il film di Mel Gibson La Passione di Cristo, «esteticamente ignobile e non religioso nel suo efferato dolorismo». Sarà crudo quanto volete, ma un film ben curato merita una sola pallina? Nella stessa giornata ne merita quattro Il senso della vita dei Monty Python, che affronta genialmente «molti argomenti: dalla gastronomia al vomito, dalla morte alle guerre, dal Medioevo all’educazione sessuale, dai cattolici ai protestanti». A parte che hanno confuso il Medioevo con la mezza età – basterebbe guardare il film per scoprirlo – desta qualche sorpresa che Mel Gibson becchi metà delle palline di Fantozzi subisce ancora, in programma al sabato santo forse perché la locandina mostra Paolo Villaggio appeso a una croce. «Villaggio si ripete», scrive la critica; una pagina più in là, nella recensione di Bianco Rosso e Verdone, c’è scritto di nuovo che «Carlo Verdone si ripete».
Appunto, ripetiamoci: la teologia portatile di TeleSette è confusa, pagine e pagine per la fiction sulla Madonna e nemmeno una parola sulla sparizione della Vigilia Pasquale dal palinsesto di Rai1, La Passione di Cristo messo sullo stesso livello di Amore estremo con Jennifer Lopez, Norbit con Eddie Murphy, Una lucertola con la pelle di donna con Florinda Bolkan, I guardiani del tesoro con Raoul Bova, Rambo 2: la vendetta, Leggenda mortale col famoso David Paetkau, Cocco di nonna e La vendetta della maschera nera, Cube zero e Il cielo tra le mani, tutti valutati una mesta e solinga pallina.
Rialza le sorti del proselitismo – dopo le pagine dedicate alle trame delle telenovele e ai concerti di Arisa – il commento di mons. Ceriotti all’ingresso di Gesù in Gerusalemme (Marco 11, 1-10); solo che la rubrica si intitola “La parabola della settimana” per quanto, non trattandosi sempre di parabole, sarebbe stato meglio chiamarla “Il Vangelo della settimana”. Struggente parallelismo fra la pagina de “Le più belle foto dei vostri figli” e quella dei “Cani e gatti da salvare”. Se c’è scritto «sono la gioia di mamma e papà» è un bambino, se c’è scritto «sottomesso coi suoi simili e affettuoso con gli umani» è un cane.
In chiusura di giornale, dopo otto pagine di ricette e sei di bellezza-benessere-salute, campeggia l’oroscopo della Settimana Santa: Sagittari, «se volete perdere peso mangiate sano, non digiunate».
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