Natale in Ucraina. «Attendiamo la nascita di Dio pieni di speranza»

Di Benedetta Frigerio
21 Dicembre 2015
«L'anima delle nuove generazioni sta rinnovando il paese: da anni regnava la rassegnazione, mentre ora i giovani si sentono responsabili del futuro», spiega don Oleksandr Khalayim
epa04548929 A woman lights a candle during the Orthodox Christmas Eve mass in St. Volodymir cathedral, Kiev, Ukraine, 06 January 2015. Christian Orthodox believers celebrate Christmas according to the Julian calendar on 06 January. EPA/ROMAN PILIPEY

Non sarà un Natale come quelli degli ultimi novant’anni. Peggiore? Migliore? Di sicuro, nonostante la crisi e la guerra, «sarà un Natale di maggior speranza». Come è possibile? «Siamo stati quasi un secolo sotto un regime e il nostro paese era stanco, rassegnato e demotivato, ma da due anni a questa parte è tutto radicalmente diverso», spiega a tempi.it don Oleksandr Khalayim, sacerdote ucraino collaboratore di Aiuto alla Chiesa che soffre.
Padre Khalaym è convinto che, dopo la rivolta del febbraio 2014, «l’anima delle nuove generazioni sta rinnovando il paese: da anni regnava la rassegnazione, mentre ora i giovani si sentono responsabili del futuro dell’Ucraina». Come può un paese che ha perso padri, figli, fratelli negli scontri, e dove continuano a morire militari e civili, attendere con fiducia il Natale? I motivi sono molteplici. Il primo «è che i morti sono vivi nella nostra memoria, il loro sangue dà il coraggio di sopportare e lavorare per un futuro migliore». C’è poi una «nuova solidarietà fra le persone» e una nuova alleanza fra «le due chiese, quella cattolica e ortodossa». Infine, «dopo gli eventi in piazza Maidan, dove i sacerdoti sono rimasti per giorni con il popolo supportandolo con i sacramenti, la Chiesa ha assunto un’autorità che non aveva da anni».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]NUOVA UNITA’. Il sacerdote spiega che le zone più difficili, anche dopo gli accordi di settembre fra Russia e Ucraina, sono quelle di Donetsk e Lugansk, «dove il conflitto continua e ogni giorno muoiono sia soldati sia civili. Qui alcuni sacerdoti cattolici sono stati rapiti e rilasciati dai separatisti». Motivo per cui la comunità cattolica dovrà vivere il Natale senza preti e quindi senza sacramenti. Al contrario in Crimea «non esiste più la Chiesa ortodossa, mentre la popolazione è priva di aiuti, date le sanzioni contro la Russia e gli attentati che hanno tolto l’elettricità alla popolazione».
Nonostante questa situazione, le due Chiese si sono riavvicinate: «Proprio nei giorni scorsi si sono tenuti i primi esercizi spirituali cui hanno partecipato insieme vescovi cattolici e ortodossi, parlando persino della possibilità futura di celebrare insieme il Natale e la Pasqua». Il cammino ecumenico è lungo, ma «dopo Maidan procede seriamente».

LA RINASCITA. La solidarietà è cresciuta insieme alla comune sofferenza causata dalla guerra: «I bambini nelle parrocchie stanno preparando i regali da inviare a chi non è potuto scappare dalle zone di conflitto e costruiscono rosari da spedire ai soldati». Normalmente poi tutti i credenti vivono quattro giorni di esercizi spirituali in un periodo di preparazione alla nascita di Cristo «accompagnato dalla confessione e il digiuno». Il giorno di Natale e per i due mesi successivi «si canta e si festeggia continuamente salutandosi così: “Cristo è nato!”. Perché qui il Natale è davvero un fatto sentito nel cuore delle persone».
Padre Khalayim è certo che è in atto «una grande riscossa spirituale, un’attesa in cui i giovani stanno preparando una rinascita». Per questo, «ancor di più a Natale, chiedo la pace per l’Ucraina e per tutto il mondo nel bel mezzo della “terza guerra mondiale”. E prego che Cristo venga sopratutto nei cuori dei più sofferenti, i bambini e gli anziani nelle zone di guerra».

@frigeriobenedet

Foto Ansa

[pubblicita_articolo_piede]

Articoli correlati

1 commento

  1. SUSANNA ROLLI

    Che bello! Il Natale porta sempre qualcosa di buono; Gesù Bambino, il Buono.

I commenti sono chiusi.