È nata la prima banca di staminali adulte. Senza bisogno di alcuna “salsa”

Di Emanuele Boffi
01 Dicembre 2011
Parla Angelo Vescovi, maggior esperto italiano di biologia cellulare. Tratto da Tempi del 7 settembre 2006

Ha ammesso Giulio Cossu, docente di istologia all’Università di Milano, che «nessuno di noi se cerca fondi si sognerebbe mai di scrivere un articolo al naturale, senza aggiungerci la salsa».Cossu, che durante il dibattito sulla legge 40 aveva invitato a votare quattro “sì”, reagiva all’ennesima falsa notizia diffusa sulle cellule staminali. La stampa mondiale ha dato grande risalto al fatto che sulla rivista Nature sia apparso un articolo dell’americano Robert Lanza nel quale si presenta una tecnica per creare staminali senza distruggere gli embrioni. In realtà, nello studio si dice esplicitamente che gli embrioni «sono smantellati cellula per cellula». Solo che Lanza in un’intervista al sito di Nature ha dichiarato che non sarebbe stato necessario distruggerli per far funzionare la procedura. Insomma, il solito e ormai quasi rituale giochetto di dar grande enfasi a qualsiasi pseudoverità in materia di staminali (e di rettificare poi nelle brevi a fondo pagina).

Di tutta questa grande campagna pubblicitaria, invece, non gode uno come Angelo Vescovi, il maggior esperto italiano di staminali e testimonial per il “non voto” durante il passato referendum. Eppure Vescovi («del tutto gratuitamente, sia chiaro») ha appena dato vita a Terni alla prima “Banca delle cellule staminali cerebrali”. Spiega lo scienziato a Tempi: «Si tratta del sogno di una vita. è la prima al mondo nel suo genere e, tra un anno, speriamo, potremmo essere già pronti per immetterle in pazienti affetti da gravi malattie degenerative». Vescovi se la ride per i continui proclami sulle cellule embrionali: «Dobbiamo ripeterlo ancora una volta? Le embrionali non hanno ancora dato risultati, eppure tutti i fondi finiscono per finanziare quel tipo di ricerca. Noi abbiamo invece già ottenuto risultati importanti con le staminali adulte eppure – se non fosse per la meritoria azione di una fondazione e del vescovo di Terni – fatichiamo a trovare i soldi necessari. Per non parlare poi degli aspetti burocratici che l’Europa ci impone di osservare con controlli rigorosissimi». Servono euro, spiega Vescovi e «per queste cose andrebbe messa veramente una mano sul cuore». L’altra, sembra intendere, andrebbe affondata nel portafoglio.

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