Napolitano parla di amnistia. Che è l’unica vera soluzione (per tutti)

Di Emanuele Boffi
28 Settembre 2013
Il capo dello Stato torna a invocare un atto di clemenza. Serve a tutti: ai detenuti e alla politica per ricominciare a scrivere su un foglio bianco

Giorgio Napolitano ha indicato l’unica vera strada percorribile oggi per una pacificazione nazionale: «Pongo al parlamento l’interrogativo se non ritenga di dover prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e amnistia», ha detto oggi durante la visita al carcere di Poggioreale.
«È un provvedimento che non può prendere d’autorità il presidente della Repubblica, che non ne ha i poteri, e che non può prendere il governo da solo – ha aggiunto -, ma che ha bisogno di un consenso molto ampio del parlamento» Per questo serve «una maggioranza di due-terzi, ma questo – ha ricordato – non è un freno a esaminare fino in fondo necessità e la possibilità di questo provvedimento se si è convinti».

Il suggerimento del capo dello Stato non deve rimanere lettera morta, per due motivi. Un atto di clemenza è necessario per la situazione indecente in cui si trovano i nostri detenuti, spesso in condizioni peggiori di quelli dei maiali. Esiste già una sentenza di condanna per l’Italia, e lo ha ricordato lo stesso Capo dello Stato. Tutto coloro che si occupano di penitenziari – come Tempi documenta da anni – sono concordi nell’indicare nell’amnistia l’unica vera soluzione alla situazione.
Ma non è solo questo. Come ha ricordato sempre Napolitano, si tratta di un «imperativo umano e morale». Da come trattiamo i nostri detenuti, si misura il nostro grado di civiltà. Dal fatto che riconosciamo un’imperfezione ultima nei nostri giudizi umani, si misura il nostro senso più alto di giustizia (che, appunto, non è “vendetta”, ma misericordia per il nostro e altrui errore).

C’è poi una seconda ragione, che non può essere elusa, anche a costo di creare un’inevitabile spaccatura, come è facile intendere, con quella parte del paese ossessionata dal ruolo politico di Silvio Berlusconi. Napolitano non ha parlato nella giornata odierna del leader di centrodestra. Né è chiaro in che modalità un eventuale atto di clemenza potrebbe interessare il Cavaliere. Resta il fatto che solo un gesto concreto e altamente simbolico come questo potrebbe mettere fine a quella “guerra dei vent’anni” che, da Mani Pulite, ha lasciato sempre il paese in bilico, fino a portarlo sul burrone di una crisi sociale ed economica.
Gli uomini del Pd, dei media, della società civile che pure non si dice simpatetica con l’uomo di Arcore, ma che tuttavia avvertono l’urgenza di ricominciare a scrivere su un foglio bianco, dovrebbero considerare con attenzione l’indicazione del Quirinale. E’ la mano tesa a un paese sul ciglio del burrone. La stringano, non la facciano diventare la mano che ci spinge giù.

Si può decidere di ricominciare o dopo l’annientamento dell’avversario o dopo un atto di pacificazione. Perdonare è sempre un nuovo inizio.

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