Sessantamila persone che cantano ‘O surdato ‘nnammurato e Mancini che va verso gli spogliatoi a testa bassa. È questa l’immagine del San Paolo che incornicia una serata indimenticabile: il Napoli batte il Manchester City per 2-1 e ipoteca la qualificazione agli ottavi di Champions League. Qualificazione che l’Inter, come prima del girone, ottiene per la prima volta dopo quattro anni. Vedere la classifica ora fa sembrare il risultato semplice e scontato, come doveva essere, ma i nerazzurri non sono partiti bene a inizio anno, con una sconfitta interna contro i turchi del Trabzonspor che ha complicato la strada fin dall’inizio. La vittoria del Lille contro il Cska Mosca, avvenuta nel pomeriggio di ieri, ha regalato agli uomini di Ranieri la qualificazione matematica in testa al girone.
«La vittoria dei francesi ha tolto sicuramente energie e concentrazione ai nerazzurri, gli stimoli sono scemati ancor prima del fischio d’inizio, quando sono scesi in campo sapevano che comunque fosse andata il primo posto era assicurato». Aldo Serena, ex attaccante e oggi commentatore per Mediaset Premium, analizza per Tempi.it le due sfide di Champions League tra Inter e Trabzonspor, Napoli e Manchester City. «Il Napoli è stato strepitoso sotto ogni punto di vista: agonistico, mentale, di coraggio, di forza dei singoli e del gruppo».
Ha giocato al meglio delle sue capacità, insomma.
«Di più, ha fatto una partita che va oltre le sue capacità. Straordinario in ogni fase: in attacco, a centrocampo e in difesa. I calciatori hanno giocato con umiltà, aiutandosi vicendevolmente. E sicuramente il pubblico li ha trascinati in questa impresa. Perché si tratta di impresa, il City di Mancini è una delle squadre più forti e in forma di tutta Europa».
Non a caso Mazzarri dice sempre che il suo Napoli per giocare così deve dare il 120 per cento.
«Esatto, e sicuramente gli stimoli della Champions sono di aiuto per tirare fuori tutte le energie necessarie, anche quelle che non si sa di avere. Nelle partite di campionato precedenti le sfide europee, gli azzurri non hanno mai giocato bene, come se mancassero le motivazioni. Anche contro la Lazio, sabato scorso, il primo tempo lo hanno giocato davvero sotto tono. Il Napoli di ieri era un’altra squadra, se gioca sempre così può passare il turno e togliersi delle soddisfazioni in Champions come in campionato».
Quindi la sfida contro il Villarreal del 7 dicembre può essere vinta?
«Devono preparare la partita come hanno fatto ieri. Con concentrazione, coraggio, umiltà e con la consapevolezza che possono vincere e qualificarsi. Devono farcela, anche se non avranno il pubblico straordinario di ieri sera, che li ha spinti dal primo minuto fino alla fine. È una missione possibile».
Passiamo al nord Italia, ieri l’Inter si è qualificata come prima. Contro il Trabzonspor ha segnato Alvarez, dopo il gol di sabato di Coutinho. Da formidabile attaccante quale era, come considera le giovani punte dell’Inter?
«Coutinho lo vedo molto più forte fisicamente, si vede che ha lavorato molto sulla sua struttura fisica, è più robusto, non cade più a ogni contatto con l’avversario. E sicuramente è in un buon stato di forma. Alvarez non ha avuto un buon impatto con il calcio italiano. Ma credo che bisogna avere pazienza, il campionato argentino ha qualità e velocità diverse. Sicuramente ha una tecnica notevole, però è molto lento».
A proposito di velocità, dicono tutti che deve essere più veloce. Ma un giocatore lento può diventare veloce?
«No. Se ha un passo lento rimarrà lento. Ma può e deve migliorare il suo modo di muoversi e la coordinazione dei movimenti. E la squadra, anzi Ranieri, se vuole puntare su di lui deve costruirgli intorno una condizione tattica adatta. Poi, se le sue qualità tecniche sono davvero straordinarie come dicono, riuscirà a fare la differenza».
E l’Henry olandese, Castaignos?
«Non lo conosco, l’ho visto troppo poco per dare un giudizio. Dovrei essere tutti i giorni alla Pinetina per conoscerlo meglio. I compagni dicono che fa vedere numeri pazzeschi, poi però nei pochi minuti che ha giocato in campionato non l’ho visto benissimo. Zaccheroni diceva sempre di dar poco credito a quello che vede in allenamento, l’aspetto mentale e psicologico sono fondamentali per affrontare l’impatto con i grandi stadi e San Siro, lo sappiamo bene, non ti perdona nulla».