
La restaurazione senza rivoluzione di de Magistris, il narcisindaco di Napoli
«Cosa può esserci di più paradossale di una restaurazione senza rivoluzione?»: se lo chiede il direttore del Corriere del Mezzogiorno di Napoli, Marco Demarco, dopo gli ultimi fatti che hanno visto protagonista il sindaco Luigi De Magistris. Il primo cittadino è travolto dalle polemiche, anche all’interno del centro sinistra, e della sua stessa maggioranza, dopo quello che è stato definito il “blitz di Ferragosto” dell’amministrazione comunali.
I FATTI. L’estate si è aperta con la notizia che il capo di gabinetto del sindaco, e suo più fidato collaboratore, Attilio Auricchio e il fratello di De Magistris, Claudio, sonon indagati per l’ipotesi del reato di turbativa d’asta per la coppa America. A luglio si è appreso che anche il sindaco è indagato per l’America’s Cup, oltre che per attentato alla sicurezza stradale e omissione di atti d’ufficio per le buche nelle strade di Napoli.
Sotto inchiesta sono finiti poi anche due membri della giunta, l’assessore allo Sport Pina Tommasielli (accusata di falso e truffa, perché si sarebbe data da fare per cancellare multe a due familiari che avevano transitato per la Ztl fortemente voluta da De Magistris), e il vicesindaco Tommaso Sodano, accusato di abuso d’ufficio e truffa per una consulenza affidata ad una professoressa dell’Università di Bergamo senza indire una gara pubblica. Una “bella” raccolta per il protagonista di tante inchieste giudiziarie che avrebbero voluto scuotere il sistema di corruttela, e per i suoi uomini.
A Ferragosto è stato un altro assessore a creare nuovi grattacapi, stavolta esclusivamente politici: l’assessore al Personale Franco Moxedano ha firmato un decreto con cui promuove 28 persone, tra i quali anche suo cognato (promosso all’incarico di dirigente). «È una parentopoli» hanno gridato le opposizioni in riferimento al comportamento della giunta: tra le posizioni più critiche, a parte ovviamente Pd e Pdl, si segnalano però anche quelle della maggioranza che sostiene il sindaco, l’Idv.
PERDONO. De Magistris, di fronte a tutto ciò, non ha battuto ciglio. Anzi, proprio nelle stesse ore in cui i giornali hanno etichettato come “blitz di ferragosto” il decreto Moxedano, il primo cittadino ha rilasciato un’intervista al Mattino di Napoli, in cui ha annunciato l’intenzione a ricandidarsi per un secondo mandato, nel 2014.
«La ricandidatura è surreale» ha tuonato il senatore napoletano Peppe De Cristofaro (Sel), accompagnato dal deputato Pd Enzo Amendola: «Le esternazioni del sindaco appaiono ridicole, pensi a governare meglio». Ancora una volta però De Magistris non ha battuto ciglio, al contrario ha dichiarato pubblicamente di aver deciso di «perdonare» gli assessori indagati riconfermandoli al suo fianco, poi ha difeso Moxedano spiegando che aveva solo proceduto alle nomine di dirigenti a tempo solo per lasciare «la macchina comunale pienamente operativa per settembre», indicando «personale qualificato e volenteroso, e tra questi un parente dell’assessore che lavora da 30 anni presso il Comune».
Giggino o’ narcisindaco, come lo chiamano i napoletani ironicamente, ha quindi concluso: «Resto basito perché vedo dominare un garantismo peloso. Non faccio il giudice dunque non assolvo, non faccio il prete quindi non perdono. Semplicemente sono un sindaco che compie valutazioni politiche».
“FAMILISMO AMORALE”. Non così la pensa però un attento osservatore della realtà cittadina, come il direttore del Corriere del mezzogiorno, Demarco, che scrive: «Ciò che altrove sarebbe impossibile, come demolire un palazzo che non c’è, o ingabbiare un tratto di cielo, a Napoli è già realtà. Siamo in piena restaurazione, senza mai esser passati per qualcosa che avesse a che fare con un cambiamento più o meno palingenetico. La rivoluzione arancione non si è vista, se non nella sua versione caricaturale, che poi vuol dire ridicola, ma anche pacchianamente arrogante. In compenso la restaurazione è in pieno corso».
A sostegno delle sue accuse dure, Demarco cita proprio il caso dell’assessore allo sport Tommasielli, rimasta al suo posto malgrado le multe cancellate al cognato, che per altro sarebbe a sua volta ex giudice del Tar e sindaco di un paesino. E conclude: «De Magistris non solo ha introdotto il perdono laico nel canone della buona amministrazione, al posto del più banale rispetto della legalità e del buon senso, ma ha anche “graziato” ex post secoli di familismo amorale. Tutto per un progetto di città che lui si dice sicuro di avere, ma che noi stentiamo a vedere».
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