A margine di un convegno in Università Cattolica, il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha scambiato qualche battuta con i giornalisti in merito al progetto di costruire una moschea in città. Scola è tornato a ribadire quanto già affermato in precedenza, sottolineando il fatto che «la libertà di culto non è tale se non ci sono luoghi di culto». Il suo sì alla moschea, così come a un minareto («basta che non me lo fanno in piazza Duomo») è però condizionato da alcune domande che l’arcivescovo non si stanca di ripetere: «Bisogna vedere chi comanda la moschea e a quali condizioni. Se è una comunità reale oppure è un intervento dall’esterno, ad opera di altri paesi».
Il cardinale ha anche puntualizzato che la moschea «deve essere fatta, se deve essere fatta, nel rispetto della storia e della tradizione del paese», quindi le istituzioni devono avere la garanzia «sull’uso del luogo, quale lingua deve praticare l’imam, cosa vuol dire fare iniziative culturali. Problemi che le autorità devono affrontare con accuratezza».
PAESI STRANIERI. La posizione del cardinale è dunque chiara, anche se le sue parole oggi (in particolare da Repubblica) vengono usate per dire che il «cardinale ha detto sì alla moschea». Il che è ovviamente vero, ma questa non è una notizia. le sue affermazioni vengono usate per dire che Scola si oppone al progetto di edificazione di un centro di culto sostenuto da Giordania e Marocco, lasciando quindi il campo aperto per l’altro progetto, quello del Caim, sigla che riunisce diverse associazioni islamiche. Come riporta il Corriere, in realtà, il cardinale non ha dato alcun avallo a questa interpretazione perché, scrive il quotidiano di via Solferino, fonti della Curia spiegano che «Scola non entra nel merito delle questioni e non intende promuovere o bocciare».
Ora, però, leggete cosa ha dichiarato Hamza Piccardo, portavoce del Caim: «Apprezziamo il riconoscimento della comunità islamica milanese. La sua [di Scola] contrarietà a progetti “calati dall’alto” e promossi da paesi esteri è da noi pienamente condivisa». Già, però, poi, lo stesso Piccardo al Corriere spiega che anche nel progetto del Caim sono previsti, dopo una colletta fra i fedeli musulmani, interventi di paesi stranieri. Questa volta, però non si tratta dei moderati governi di Marocco e Giordania, ma di «Qatar, Kuwait e Emirati Arabi Uniti».
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