
Riforma della giustizia. «Centrodestra, se non ora quando?»

Avreste mai immaginato di sentir pronunciare dal direttore del Giornale il motto “Se non ora quando?”, condensatore di anni di feroce, livorosa, puritana ossessione anti-berlusconiana? Certo che no, a meno che non si tratti di affrontare la questione delle questioni italiane: la riforma della giustizia. E, infatti, Augusto Minzolini, conversando con Tempi, proprio questa espressione ha usato osservando l’abbrivio del nuovo governo sul tema. Parliamo del caso Carlo Nordio cosiddetto, il Guardasigilli che avrebbe osato metter mano allo status quo. «Se non ora che ci sono le migliori condizioni politiche, rafforzate dall’elezione alla vicepresidenza del Csm di un membro della maggioranza, quand’è che si potrà? Ecco, uso un concetto che, in un certo senso, era molto in voga “dall’altra parte”: se non ora quando?». Se lo chiede anche Tempi.
Direttore, il “caso Nordio” è stato creato in laboratorio come appare evidente a ogni osservatore disincantato: il rischio che si arrivi, invece, ad un nuovo “caso Filippo Mancuso” (ex Guardasigilli del governo Dini, giudice galantuomo garantista, sfiduciato ad personam dal Parlamento dell’epoca e, in un certo senso, dalla stessa Corte costituzionale, nda) è concreto oppure si tratta solo di una suggestione estrema tenuto conto della imprevedibilità su questo terreno degli eventi in Italia?
C’è un dato diverso rispetto al passato. Per la prima volta nella storia della cosiddetta Seconda Repubblica, noi abbiamo un vicepresidente del Csm che è espressione della maggioranza di centrodestra (Pinelli, laico in quota Lega eletto ieri, nda). Neanche durante i governi di Berlusconi s’è creata una situazione di questo tipo. Diciamoci la verità: se il centrodestra in una condizione come questa, con larga maggioranza, con un ministro della Giustizia molto deciso e un vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, non riesce a fare riforme vere, sarebbe davvero il colmo.
Se l’aver solo accennato a una modifica del regime che regola le intercettazioni ha determinato tali e tante reazioni, sebbene prevedibili, viene da pensare che quando e se si metterà mano a questioni ancora più pesanti – separazione carriere, riforma o abolizione di alcune fattispecie di reato, legge Severino, etc – il fuoco di sbarramento aumenterà. È così?
Molto è dipeso da qualche errore iniziale del ministro.
Cioè?
Io prima di aprire un dibattito su tutto lo scibile della giustizia avrei presentato direttamente dei provvedimenti scritti, e solo dopo avrei parlato. Il rischio, in questi casi, è che la cosa appaia più grande di quello che è: offri cioè la possibilità a chi ti vuole criticare di farlo con disinvoltura.
Un peccato veniale, effetto del noviziato potremmo dire….
Ma certo, è la prima volta per Nordio, non è un politico, ha fatto il magistrato per tutta la sua vita, è un intellettuale della giustizia, diciamo. Ma questo fu in parte l’errore anche di Mancuso, pure lui parlò tanto ma, poi, a stringere non era tutto quello che chi lo avversò voleva far credere. Su questo terreno hai contro un partito organizzato, in toga o non in toga, che ha perfino un organo ufficiale, Il Fatto quotidiano, e qualunque spazio tu offri alla polemica loro si infilano e sono bravissimi nel farlo. Pensa un po’ quando metteranno mano al resto.
Si riferisce alla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici e alle altre proposte di riforma?
Sì, quel fronte giustizialista cui mi riferivo è contrario su tutti questi aspetti programmatici. La separazione delle carriere interviene direttamente nella organizzazione del nostro sistema giudiziario, è una cosa sacrosanta, tu non puoi avere questo scambio di ruolo tra pm e giudicanti, sono mestieri diversi. Ci sarà una resistenza fortissima ma, torno a dire, o tu ci metti mano con una riforma organica generale o altrimenti se si va avanti a spizzichi e bocconi non ne caviamo niente.
La sua è una lunga esperienza di osservatore, da dentro e fuori dal Palazzo: c’è da aspettarsi qualcosa di clamoroso dalle armate anti Guardasigilli (o anti Governo) oppure oggi vede le condizioni per portare a casa risultati attesi da anni?
Io sono uno che guarda le cose per quello che sono e so che ogni volta che metti mano alle riforme escono fuori delle inchieste che tendono a bloccarle. Si era subito detto che per terrorismo e mafia sarebbe stato tutto come prima: cosa c’entra mettere insieme le due cose dicendo che è ciò che il governo vuole modificare? Confondere il dibattito, avvelenare il clima, sono purtroppo tecniche utilizzate per non muovere nulla. La seconda cosa – e per questo Nordio deve muoversi con cautela – è che in questa maggioranza, dal punto di vista della cultura passata, c’è qualche elemento giustizialista: se si crea un movimento d’opinione generalizzato, di allarmi democratici vari, dove trovi sempre quello che ha paura di sembrare poco “puro”, è chiaro che poi si scateni il putiferio. In questa maggioranza c’è qualcuno che su questi temi è più avanti e chi no, ma se presenti dei testi definitivi di riforma senza troppe premesse teoriche, vedrai che tutti li difenderanno
Quali affinità e quali divergenze vede sul tema tra l’era berlusconiana e oggi?
Credo che la differenza di fondo sia che la sinistra oggi è molto più debole, poi c’è il Terzo polo che sulla giustizia è molto più sulle posizioni del centrodestra, mentre dall’altra parte c’è una radicalizzazione da parte dei 5S e di una parte del Pd. Ma per esperienza so che quando attraversi una crisi economica ci inserisci un bell’elemento di giustizialismo così crei meccanismi che colpiscono l’assetto politico. Per ora sono ancora aree minoritarie che non esprimono alternative di governo, diciamo che la situazione è più favorevole. Non so quanto riusciranno a portarla avanti. Soddisferà tutti? Chi lo sa, ma è chiaro che se su questo argomento centrale un partito come Forza Italia, da sempre portatore di tale interesse, venisse messa un po’ da parte, non tanto per questioni di numeri ma direi per esagerata realpolitik, sarebbe un errore gravissimo. Se non riesci ad evitare che la giustizia intervenga direttamente negli equilibri politici, perché così è stato in questo Paese, è chiaro che ogni governo rischia di essere debole.
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