Minacce a Silli, pidiellino colpevole di un improvvido tweet sulle manifestazioni di ieri

Di Pietro Salvatori
15 Novembre 2012
Ha ricevuto minacce e insulti l'assessore di Prato che ieri aveva scritto sul social network: «Vedo il Tg1 e penso che la Polizia, ai manifestanti, in certi casi, gliene dà sempre troppo poche».

Non ha chiuso occhio. Dopo aver improvvidamente espresso via Twitter quel che di solito si confida ad un amico al bar, Giorgio Silli ha passato una nottata a ricevere insulti e minacce, sia via mail sia telefonicamente. L’assessore di Prato, braccio destro del leader dei Formattatori Alessandro Cattaneo, aveva infatti scritto sul social network a proposito delle manifestazioni di ieri: «Vedo il Tg1 e penso che la Polizia, ai manifestanti, in certi casi, gliene dà sempre troppo poche».
«Ma per come è girata sulla rete, la notizia non corrisponde a quel che ho realmente detto. È stato omesso, per esempio, che scrivendo “in certi casi” ho circoscritto ampiamente il senso dell’affermazione». Non è bastato. Tanto che sulla sua fanpage di Facebook sono apparsi commenti come «ma vada a pulire i cessi ed impari che cos’è la vita vera», «sei una merda fascista», «la tua faccia da stupido l’ho memorizzata… se ti incontro ti massacro di mazzate» e via discorrendo.
Anzi, è nato un gruppo (per ora ha raccolto appena una manciata di like) che chiede provocatoriamente “Chi ha votato Giorgio Silli”?

Tra le aggressioni verbali, alcune si sono spinte a minacciarne la morte. Al punto che l’assessore ha dato mandato ai propri legali di intraprendere le misure del caso, interessandone l’autorità giudiziaria. La buriana si sgonfierà, ma qualche pericolo potrebbe realmente esserci se il questore di Prato ha ordinato alla Polizia di tenere costantemente sotto controllo l’abitazione di Silli.
«Ma ci sono dei valori che non sono negoziabili – si difende l’interessato – che non si possono tacere solamente per convenienza politica. Uno di questi è la libertà di manifestare, che viene soffocata dalla violenza di pochi». Se gli si fa notare l’inopportunità di una tale dichiarazione espressa da chi ricopre un incarico istituzionale, risponde deciso: «Ci sono fior di ministri che hanno fatto dichiarazioni più dure. In certi casi la lettura di quel che succede richiede di schierarsi: o sei bianco o sei nero». Secondo l’assessore, poi, sia i manifestanti sia gli agenti della Polizia che sono stati protagonisti in piazza sono entrambi vittime della crisi, e «hanno gli stessi problemi economici».
Detto questo, «quando la Polizia si rende protagonista di errori, paga, così come è successo per i responsabili della Diaz». E così come dovrebbe verificarsi per l’autore della manganellata sulla testa di un ragazzo a terra e bloccato da un collega, come mostra un video circolato in queste ore. «Un gesto da condannare assolutamente», spiega Silli. Che tuttavia aggiunge: «Non credo che il poliziotto l’abbia fatto casualmente. Sarà stato attaccato in precedenza. Se ha colpe, deve essere punito».
Il formattatore confessa un suo passato da protagonista di tafferugli: «Ero una testa calda. Ma se qualche anno fa ho ricevuto qualche manganellata, è stato giusto. Una volta, allo stadio, chiamai un’agente “sceriffo”. Mi bastonò. Ma quando tornai a casa mia madre mi diede uno schiaffo, non mi giustificò consolandomi come fanno i genitori oggi».
E se le minacce le respinge con fermezza, alle critiche civili promette di dare risposta: «Interloquirò con tutte le mail che mi attaccano civilmente e con tutte le telefonate ragionevoli».

@pietrosalvatori

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1 commento

  1. Enrico

    Improvvido perchè? Gli sbarbati hanno programmato e praticato violenze e adesso fanno le vittime?
    Protestare e manifestare è un diritto sacrosanto ma la violenza no, altrimenti è più che lecito reagire con forza, ma senza eccessi come è già purtroppo successo.
    Cosa raccontiamo alle mogli e figli dei poliziotti quando la sera non tornano a casa? Chi paga i danni ingentissimi?
    Sarà il caso di smetterla di fare i vigliacchi, impuniti per giunta.

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